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Libera

L'intervista a Lunetta Savino sul RadiocorriereTv

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«Il tema è molto attuale, quello della giustizia, della legalità, e la squadra è stata davvero all’altezza, a partire dal regista che ha condotto la nave in porto e ha messo insieme un gruppo ben affiatato, fatto di colleghi di primissimo livello» racconta l’attrice protagonista di “Libera”, dal 19 novembre in prima serata Rai 1.

Lunetta ci presenta Libera?
È una giudice penalista originaria di Palermo, trapiantata a Trieste da circa trent’anni. È nata nel 1963, un anno importantissimo in cui, per la prima volta, anche alle donne fu permesso di accedere ai concorsi in magistratura. Se ci riflettiamo bene, non è poi così lontano e la generazione di donne come Libera ha vissuto sulla propria pelle la difficoltà, non solo di diventare magistrato, ma di trovare lo spazio per brillare in questa carriera. È riconosciuta da tutti come una giudice bravissima, stimata, temuta, ma soprattutto invidiata da alcuni colleghi, come il Presidente del Tribunale che, alla fine, sarà costretto a riconoscere la sua superiorità.  

A che punto della sua vita incontriamo Libera?
La storia vera e propria, che speriamo possa catturare l’interesse del pubblico a casa, inizia quando nella sua vita entrerà Pietro Zanon (Matteo Martari), un delinquente incontrato tempo prima in tribunale durante un processo per direttissima. Lei è convinta che quest’uomo abbia a che fare con la morte della figlia per overdose, avvenuta quindici anni prima, e per la quale non riesce a darsi pace. Poco prima della tragedia, infatti, lo aveva visto mentre passava alla giovane una bustina. In qualche modo i due diventano una coppia destinata a collaborare in un’indagine non proprio legale, ma ricca di colpi di scena, di colori e sfumature diverse. 

Una doppia vita…
ricca di inciampi, di cadute e di incidenti. Un percorso non facile, fatto di bugie alla famiglia e ai colleghi, una ricerca complicata di prove e di testimoni che la spingeranno a compiere azioni impensabili. Oltre al giallo, nella serie c’è anche molta azione, complice la presenza di Pietro, non proprio il compagno di strada prevedibile per una donna come Libera che, per lavoro, la malavita ha sempre cercato di combatterla, non di esserne complice. Ecco perché, alla fine, è presente anche il tono della comicità, sorridiamo della goffaggine in Libera, eccellente nel suo lavoro, ma non proprio una donna di casa, delle sue difficoltà di gestire tutto, compresa una sorella completamente diversa da lei e una nipote adolescente che deve educare. Per quanto provi a non mettere in agitazione i suoi cari, c’è anche un ex marito commissario di polizia a cui nasconde tutto, non sempre le cose vanno per il verso giusto. È una storia che appassiona, coinvolge, ci fa stare in tensione, perché, puntata dopo puntata, lo spettatore avrà voglia di vedere come andrà a finire.

Libera, un nome bellissimo. In cosa questa donna manifesta la sua libertà?
Penso prima di tutto nella sua voglia di trasmettere alla nipote dei valori che lei ritiene fondamentali, dalla correttezza della legge, all’importanza dello studio come forma di emancipazione. Libera ha studiato molto per raggiungere la sua posizione e, per fortuna, la nipote è una studentessa modello, non le ha mai dato pensieri, a differenza della figlia. Ha lasciato Palermo, una città che l’avrebbe in qualche modo condizionata, si è perfettamente inserita nella realtà nordica di Trieste, vive secondo i suoi pensieri, le sue leggi morali che, alla fine, l’hanno portata a separarsi da suo marito. Visioni divergenti rispetto alla tragedia che li ha colpiti e, come a volte accade quando il dramma colpisce una coppia, non sempre si riesce a resistere al dolore o alla soluzione di questo dolore.  

A proposito di Trieste, qual è il ruolo di questo luogo nella storia?
Una cornice meravigliosa, teatrale, dove il mare è un protagonista assoluto, dove i cambi repentini del tempo, in inverno in particolare, hanno facilitato a creare le atmosfere del nostro racconto. Per quanto riguarda Libera, è una donna del sud che riesce a confrontarsi senza alcun problema con i colleghi del nord, fatta eccezione con il personaggio interpretato da Roberto Citran (Presidente del Tribunale), si destreggia bene, riuscendo anche a masticare qualche parola dialettale. Lei ama Trieste, ma vive nei confronti di questa città così affascinante, che le ha permesso di crescere e diventare quello che è, un amore contrastato. I luoghi hanno a che fare con ciò che ci accade nella vita, e questa città le ha portato via una figlia. 

Imparziale, retta, integerrima in aula, anticonformista in Tribunale, nel privato fuori dagli schemi. Come convivono queste caratteristiche?
Libera non aveva previsto di imbarcarsi in un’indagine clandestina, l’incontro con Pietro accenderà il motore, poiché è convinto che esistano dei responsabili per la morte della ragazza. Scavando più a fondo, la giudice, intelligente e coraggiosa, maturerà un certo disincanto rispetto alla giustizia e al luogo dove lei esercita il suo lavoro, dal quale, un po’ alla volta emergeranno certe magagne. Di fronte a tutto questo anche lei sarà costretta a infrangere la legge perché è l’indagine che la porta in quella direzione. 

Quali azioni possono commettersi in nome della verità?
Sinceramente non mi sono mai posta questa domanda, ogni caso, ogni situazione è diversa dall’altra, difficile dire cosa sarei disposta a infrangere per amore della verità… quello che vedo da spettatrice e da cittadina è che nel nostro Paese ci sono ancora troppi misteri soluzione, senza giustizia, e sappiamo, drammaticamente, che a certe verità non si arriverà mai, perché non si ha la determinazione a farlo.

Cosa le è piaciuto di questa donna?
Mi ha colpito prima di tutto la sua professione, mi attraeva cimentarmi in questo ruolo, una giudice che si muove in una città che amo molto, e poi la possibilità di esplorare un genere così diverso da quelli praticati fino adesso. Non lo definirei un legal drama, perché se è vero che lei è una donna di legge, c’è anche molta azione, ma mi piaceva molto questa fatica incredibile che fa questa donna per tenere tutto insieme, ricorrendo però alla bugia. Per un artista è una bella occasione attraversare più generi così diversi fra loro in una sola storia. Non accade spesso in un copione, normalmente si affronta un genere o un altro, anche se io amo molto quando le cose si mischiano, perché, per esempio, penso che il dramma sia più forte quando viene alleggerito da momenti di commedia. Un po’ come nella vita.

Cosa si aspetta dal pubblico?
Il tema è molto attuale, quello della giustizia, della legalità, e la squadra è stata davvero all’altezza, a partire dal regista che ha condotto la nave in porto e ha messo insieme un gruppo ben affiatato, fatto di colleghi di primissimo livello e di grande qualità, anche nei ruoli minori.