
“Ho letto “Gli indifferenti” quando avevo 16 anni e mi colpì subito l’atteggiamento di questi personaggi, in particolare il personaggio di Michele che già nella prima scena manifesta il suo conflitto, la sua insofferenza nei confronti di questa figura che è entrata in casa, una sorta di padre sostitutivo che insidia anche sua sorella, l’amante della madre che insidia la proprietà della casa e però, invece di reagire sorride in modo amaro e dichiara proprio l’indifferenza piuttosto che il suo conflitto”. Lo dice il filosofo Paolo Pecere nel proporre la lettura del capolavoro di Alberto Moravia e la visione del documentario “Gli Indifferenti” di Alessandra Urbani, con la regia di Enzo Sferra, prodotto da Rai Cultura nell’ambito di “Pagine”, in onda lunedì 7 aprile alle 23.10 su Rai 5.
Girato all’interno della casa museo di Lungotevere della Vittoria a Roma, sede del Fondo Alberto Moravia, e impreziosito dalla voce di Toni Servillo che legge alcuni celebri passi, il documentario racconta, attraverso una coralità di voci, la genesi, l’avventura e la fortuna di questo capolavoro scritto tra il 1925 e il 1929 da un giovane segnato dalla tubercolosi ossea che vive nei sanatori ma che, attraverso letture di autori come Joyce, Proust e soprattutto Dostoevskij e grazie a una rete di relazioni con grandi intellettuali del tempo, riesce a scrivere un’opera che riscuote subito un successo straordinario.
“Gli indifferenti sono un romanzo indocile” dice Alessandra Grandelis, responsabile scientifico del Fondo Alberto Moravia, “lo sono stati nel 1929, negli anni a seguire, ma sono un romanzo indocile anche oggi perché decostruiscono le ipocrisie della famiglia e della società e ci restituiscono una lettura prismatica dell'indifferenza”.
“Gli indifferenti è molto teatrale e io ho sempre pensato all'Amleto.” Dice Dacia Maraini, scrittrice e presidente del fondo Alberto Moravia, “C’è proprio qualcosa di molto simile nell'Amleto, cioè il concetto della difficoltà di agire per qualcuno che agisce con la mente, che agisce col pensiero, con l'immaginazione. È un tema profondo, arcaico, che lui ha reso attuale. Perché effettivamente anche oggi, anzi più che mai in questo momento, c'è questo senso di impotenza.”
La Roma borghese è una delle innovazioni del romanzo, descritta in maniera del tutto inusuale “è una Roma cupa, piovosa, fredda, vuota, sere e notti che sono descritte come se fosse Milano e non Roma”, dice lo scrittore due volte premio Strega Sandro Veronesi, “non c'è nessuna specificità, eppure Moravia è considerato lo scrittore romano per eccellenza.”
È lo scrittore Lorenzo Pavolini ad addentrarsi in quella Roma, nel quartiere Sebastiani, oggi Pinciano, dove Alberto Moravia vive i primi anni della sua vita in un villino costruito dal padre, l’architetto Carlo Pincherle. A pochi passi dalla casa di Via Sgambati che lambisce Villa Borghese, c’è Villa Giorgina, oggi sede della Nunziatura apostolica: Alberto Moravia, lo confessa ad Enzo Siciliano, prende questa villa come modello e vi immagina le vicende della famiglia Ardengo.
Gli indifferenti costituisce una radiografia dell’indifferenza borghese sotto il fascismo anche se gli eventi drammatici di quel periodo rimangono fuori dal romanzo. “Moravia – dice lo storico Lucio Villari in uno dei suoi ultimi interventi - diventò progressivamente antifascista. Il suo rapporto con la realtà fascista non fu tanto di scontro personale e quindi di sacrificio personale, tipico di tanti antifascisti del suo tempo, ma fu di osservazione di un'Italia fascista che piano piano aveva addormentato, come diceva lui, la coscienza degli Italiani”.
Dal punto di vista stilistico “Gli indifferenti” è un romanzo dalla prosa asciutta, che inaugura uno stile inconfondibile: “è un romanzo in cui, dal punto di vista formale, la semplicità non diventa mai minimalismo, e questo crea la tensione proprio stilistica del libro” dice lo scrittore premio Strega Nicola Lagioia. “Un “romanzo fortissimamente anticipatore” lo definisce Carola Susani, scrittrice e direttrice del Fondo Alberto Moravia, e Carmen Llera Moravia aggiunge “Alberto riesce a essere sempre attuale perché aveva uno sguardo sul mondo, sulle cose, su tutto, ha anticipato quasi tutto”.
"Pagine" è un programma di Silvia De Felice e di Emanuela Avallone e Alessandra Urbani, con la regia di Laura Vitali.
Girato all’interno della casa museo di Lungotevere della Vittoria a Roma, sede del Fondo Alberto Moravia, e impreziosito dalla voce di Toni Servillo che legge alcuni celebri passi, il documentario racconta, attraverso una coralità di voci, la genesi, l’avventura e la fortuna di questo capolavoro scritto tra il 1925 e il 1929 da un giovane segnato dalla tubercolosi ossea che vive nei sanatori ma che, attraverso letture di autori come Joyce, Proust e soprattutto Dostoevskij e grazie a una rete di relazioni con grandi intellettuali del tempo, riesce a scrivere un’opera che riscuote subito un successo straordinario.
“Gli indifferenti sono un romanzo indocile” dice Alessandra Grandelis, responsabile scientifico del Fondo Alberto Moravia, “lo sono stati nel 1929, negli anni a seguire, ma sono un romanzo indocile anche oggi perché decostruiscono le ipocrisie della famiglia e della società e ci restituiscono una lettura prismatica dell'indifferenza”.
“Gli indifferenti è molto teatrale e io ho sempre pensato all'Amleto.” Dice Dacia Maraini, scrittrice e presidente del fondo Alberto Moravia, “C’è proprio qualcosa di molto simile nell'Amleto, cioè il concetto della difficoltà di agire per qualcuno che agisce con la mente, che agisce col pensiero, con l'immaginazione. È un tema profondo, arcaico, che lui ha reso attuale. Perché effettivamente anche oggi, anzi più che mai in questo momento, c'è questo senso di impotenza.”
La Roma borghese è una delle innovazioni del romanzo, descritta in maniera del tutto inusuale “è una Roma cupa, piovosa, fredda, vuota, sere e notti che sono descritte come se fosse Milano e non Roma”, dice lo scrittore due volte premio Strega Sandro Veronesi, “non c'è nessuna specificità, eppure Moravia è considerato lo scrittore romano per eccellenza.”
È lo scrittore Lorenzo Pavolini ad addentrarsi in quella Roma, nel quartiere Sebastiani, oggi Pinciano, dove Alberto Moravia vive i primi anni della sua vita in un villino costruito dal padre, l’architetto Carlo Pincherle. A pochi passi dalla casa di Via Sgambati che lambisce Villa Borghese, c’è Villa Giorgina, oggi sede della Nunziatura apostolica: Alberto Moravia, lo confessa ad Enzo Siciliano, prende questa villa come modello e vi immagina le vicende della famiglia Ardengo.
Gli indifferenti costituisce una radiografia dell’indifferenza borghese sotto il fascismo anche se gli eventi drammatici di quel periodo rimangono fuori dal romanzo. “Moravia – dice lo storico Lucio Villari in uno dei suoi ultimi interventi - diventò progressivamente antifascista. Il suo rapporto con la realtà fascista non fu tanto di scontro personale e quindi di sacrificio personale, tipico di tanti antifascisti del suo tempo, ma fu di osservazione di un'Italia fascista che piano piano aveva addormentato, come diceva lui, la coscienza degli Italiani”.
Dal punto di vista stilistico “Gli indifferenti” è un romanzo dalla prosa asciutta, che inaugura uno stile inconfondibile: “è un romanzo in cui, dal punto di vista formale, la semplicità non diventa mai minimalismo, e questo crea la tensione proprio stilistica del libro” dice lo scrittore premio Strega Nicola Lagioia. “Un “romanzo fortissimamente anticipatore” lo definisce Carola Susani, scrittrice e direttrice del Fondo Alberto Moravia, e Carmen Llera Moravia aggiunge “Alberto riesce a essere sempre attuale perché aveva uno sguardo sul mondo, sulle cose, su tutto, ha anticipato quasi tutto”.
"Pagine" è un programma di Silvia De Felice e di Emanuela Avallone e Alessandra Urbani, con la regia di Laura Vitali.