Dalla tv pedagogica a nuove forme di divulgazione in televisione. I grandi successi che hanno portato la televisione a diventare veicolo culturale per generazioni di spettatori. È la cultura in tv la protagonista dell’appuntamento con “Storie della TV”, in onda mercoledì 31 marzo alle 22.10 su Rai Storia. La tv italiana nasce con una vocazione di unificare il Paese, allineandosi alla radio, nell’ambito di un servizio pubblico che ospita il dibattito culturale, inteso sia in senso umanistico che scientifico. Il punto di partenza è il lavoro di Alessandro Cutolo, conduttore di “Una risposta per voi”, primo esperimento di divulgazione culturale in televisione. Cutolo divenne personaggio grazie ad alcune incursioni cinematografiche, senza mai perdere l’aura di credibilità e rigore che accompagnavano i suoi programmi, facendone un simbolo di una certa televisione pedagogica. Nel ’63 la ventennale rubrica radiofonica dedicata al mondo culturale "L’Approdo" (titolo di una rivista culturale) arriva in televisione: il fautore è Leone Piccioni, già direttore del TG e assistente di Giuseppe Ungaretti. E’ un’evoluzione di "Arti e scienze", rubrica nata nel ’58, che abbraccia tutti (o quasi tutti) i campi del sapere. La cultura in tv ha trovato il suo spazio. Dal ‘58 è “Telescuola” che assolve al compito di Servizio Pubblico proteso alla cancellazione dell’analfabetismo con “Non è mai troppo tardi” e il maestro Manzi (dal 60), mentre “Orizzonti della scienza e della tecnica” di Giulio Macchi (che ha un passato in Bbc) è forse il titolo più popolare tra gli anni '60 e '70. Ma siamo ormai negli anni dove si afferma Piero Angela come divulgatore scientifico del piccolo schermo: per i Servizi Speciali del Telegiornale, firmerà “Il futuro nello spazio”, “Destinazione uomo”, “Da zero a tre anni”, “Dove va il mondo” “Nel buio degli anni luce”, “Indagine sulla parapsicologia”, “Nel cosmo alla ricerca della vita”, che si aprono tutti con la “sua” sigla, l’”Aria della quarta corda” di Bach, eseguita dagli Swingle Sisters del 1963. Fino al successo di "Quark", a partire dal 1981. Nel frattempo, Beniamino Placido porta in tv grandi personaggi della storia, affiancando la conduzione al suo lavoro di critico. Parallelamente, negli anni '80 continua ad affermarsi un modello di “divulgazione umanistica”, che parte dallo studio e dall’analisi dei libri, come già con Luigi Silori e Mauro Nascimbeni ("Libri per tutti", "Segnalibro") e poi "Tuttilibri", che avrà venti edizioni dal ’67, o con Mario Soldati che dialogava con Cesare Zavattini in “Chi legge?”. Tra i programmi in questione, c’è "Babele", di Corrado Augias, che porta in tv i libri non soltanto per ragioni di promozione. Fino al giorno d’oggi, dove dopo la pedagogia e la divulgazione è l’ora della “connessione” in cui la cultura si interseca ad altri generi e ad altre discipline e la tv può fare cultura anche attraverso il Giro d’Italia, come ha fatto in questi anni Edoardo Camurri.