A partire dagli anni Cinquanta, l’Italia diventa luogo di approdo per flussi di rifugiati politici di varia provenienza, legati soprattutto alle dinamiche della guerra fredda. I primi profughi arrivano dall’Europa orientale, in particolare dall’Ungheria dopo il 1956. La fallita rivoluzione antisovietica e la repressione dell’Armata Rossa spingono circa 180 mila ungheresi a fuggire dal Paese: 4.000 troveranno accoglienza in diversi campi di raccolta organizzati e gestiti dalla Croce Rossa. A “Passato e Presente”, in onda martedì 18 gennaio alle 13.15 su Rai3 e alle 20.30 su Rai Storia, la professoressa Silvia Salvatici ripercorre, insieme a Paolo Mieli, le tappe di questa prima significativa ondata migratoria interna all’Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale, e l’impatto che essa ha avuto. In un clima politico incandescente, segnato anche dalle spaccature nate in seno al Pci, l’Italia si confronta con la sfida dell’accoglienza ai profughi, in assenza di una legislazione in materia che tarderà oltre 30 anni ad arrivare: solo la legge Martelli del 1990 aprirà, infatti, la strada verso l’adozione di una normativa organica in materia di asilo.