Eletto il 21 giugno 1963 e beatificato il 19 ottobre 2014, Paolo VI è il primo Papa moderno e “appassionato" dell’umanità. In occasione del 125° anniversario della sua nascita, Rai Storia propone il doc di Antonia Pillosio a lui dedicato, in onda mercoledì 28 settembre alle 21.10 su Rai Storia, per il ciclo “Italiani” .
Da Arcivescovo di Milano è stato sempre molto vicino al mondo del lavoro, andando nelle fabbriche e stando vicino a quelli che lottavano per la tutela del posto del lavoro.
Ma nella storia della Chiesa Paolo VI rimarrà come il Papa del Concilio Vaticano II perché se Giovanni XXIII è stato il pontefice che lo ha iniziato, Papa Montini è stato quello che lo ha guidato e portato a termine, modificando tanti aspetti della vita della Chiesa. Paolo VI, da una parte è stato uomo del dialogo, maestro di pace e promotore di quello sviluppo per i Paesi poveri (per il quale volle un concreto impegno da parte della Chiesa) e dall’altra è stato maestro e guida riconosciuta della classe dirigente democristiana che governerà l’Italia dalla metà degli anni Cinquanta.
Indimenticabili, poi, i suoi appelli per la liberazione di Aldo Moro con la lettera agli “uomini delle Brigate Rosse”, scritta di notte, superando le diffidenze della Segreteria di Stato.
Rispettoso e riservato, ma non certo distaccato e lontano, è stato il Papa più attento alla complessità della vita moderna. Famose queste sue parole: “Se il mondo si sente straniero al cristianesimo, il cristianesimo non si sente straniero al mondo”.
Grazie a testimoni come il vaticanista Andrea Tornielli de La Stampa, il direttore emerito de L’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian e i Cardinali Roberto Tucci, Paul Poupard e Gianfranco Ravasi “Italiani” rivive i momenti cruciali della sua vita e del suo pontificato.
Al documentario ha collaborato il Centro studi dell’Istituto Paolo VI mettendo a disposizione diverso materiale dei propri archivi.
Da Arcivescovo di Milano è stato sempre molto vicino al mondo del lavoro, andando nelle fabbriche e stando vicino a quelli che lottavano per la tutela del posto del lavoro.
Ma nella storia della Chiesa Paolo VI rimarrà come il Papa del Concilio Vaticano II perché se Giovanni XXIII è stato il pontefice che lo ha iniziato, Papa Montini è stato quello che lo ha guidato e portato a termine, modificando tanti aspetti della vita della Chiesa. Paolo VI, da una parte è stato uomo del dialogo, maestro di pace e promotore di quello sviluppo per i Paesi poveri (per il quale volle un concreto impegno da parte della Chiesa) e dall’altra è stato maestro e guida riconosciuta della classe dirigente democristiana che governerà l’Italia dalla metà degli anni Cinquanta.
Indimenticabili, poi, i suoi appelli per la liberazione di Aldo Moro con la lettera agli “uomini delle Brigate Rosse”, scritta di notte, superando le diffidenze della Segreteria di Stato.
Rispettoso e riservato, ma non certo distaccato e lontano, è stato il Papa più attento alla complessità della vita moderna. Famose queste sue parole: “Se il mondo si sente straniero al cristianesimo, il cristianesimo non si sente straniero al mondo”.
Grazie a testimoni come il vaticanista Andrea Tornielli de La Stampa, il direttore emerito de L’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian e i Cardinali Roberto Tucci, Paul Poupard e Gianfranco Ravasi “Italiani” rivive i momenti cruciali della sua vita e del suo pontificato.
Al documentario ha collaborato il Centro studi dell’Istituto Paolo VI mettendo a disposizione diverso materiale dei propri archivi.