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Rai Documentari presenta "Il Profumo delle zagare"

Dedicato a Danilo Dolci, il "Gandhi italiano" che lottava contro l'illegalità 

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Il “Gandhi italiano”: lo chiamavano così Danilo Dolci, poeta, scrittore ed educatore triestino, istigatore alla rivoluzione non violenta che negli anni ’50 lo rese famoso in tutto il mondo. A lui è dedicato “Il Profumo delle zagare”, in onda venerdì 4 novembre alle 15.35 in prima visione su Rai 3 per la collana “Ritratti” di Rai Documentari. Prodotto da Alveare Cinema in collaborazione con Rai Documentari e Rai Teche, il racconto, diretto da Paolo Bianchini, montato da Valeria Tomasuolo, con la fotografia di Giovanni Cavallini e le musiche originali di Lorenzo Sidoti, si svolge tra filmati dell’epoca e il resoconto dei testimoni oculari o indiretti dell'operato di Danilo Dolci, che nel 1952 arriva in Sicilia, a Trappeto, e assiste alla morte per inedia di un bambino del paese. Dolci denuncia un “delitto di enorme gravità”, con cui “si lascia spegnere un’intera popolazione”, composta da contadini e pescatori, costretti allo stremo da una politica clientelare e da una diffusa pratica mafiosa. L’intellettuale triestino si sdraia quindi nel letto del bimbo e inizia uno sciopero della fame per sensibilizzare attraverso i media l’opinione pubblica sulla condizione di quelli che presto diventano suoi concittadini. Danilo Dolci lottava per la liberazione dalla mafia, contro l’illegalità, contro lo sfruttamento delle terre, per la condivisione del pensiero libero e l’educazione all’ascolto e alla gioia della conoscenza. A Partinico (PA), Dolci incoraggia gli abitanti disoccupati ad adottare azioni di protesta non violente, convincendoli a lavorare alla ricostruzione di una strada comunale abbandonata: si tratta dello “sciopero al contrario”, che costerà a lui e ad altri nel 1956 una denuncia per incitamento alla disobbedienza alle leggi e per resistenza a pubblico ufficiale. Verrà condannato a 50 giorni di carcere, nonostante la difesa del giurista e padre costituente Piero Calamandrei. Dolci combatte con i siciliani la battaglia per la realizzazione della diga sul fiume Jato; denuncia i ritardi nella ricostruzione dopo il terremoto del Belice attraverso Radio Sicilia Libera, una delle primissime radio libere italiane chiusa dalle forze dell’ordine dopo sole 26 ore di trasmissione, e fonda il Centro Educativo di Mirto dando vita ad una esperienza scolastica sperimentale che ha costituito un esempio per altre realtà educative similari. A raccontare Danilo, l’uomo oltre il personaggio, è oggi chi lo ha conosciuto allora e lo ricorda, come tra gli altri il giudice Raffaele Guariniello, che fu tra i giovani che collaborarono con lui, e il magistrato Bruno Giordano, da anni impegnato con il suo lavoro nell’ambito del sociale. Candidato nove volte al Nobel per la pace, Dolci ha ottenuto riconoscimenti internazionali e l’appoggio di personalità della cultura italiane e straniere come Bruno Zevi, Alberto Moravia, Norberto Bobbio, Cesare Zavattini, Ignazio Silone, Bertrand Russell, Jean Piaget.Nel giugno 2022 il Garante per l’infanzia e l’adolescenza ha pubblicato un’analisi multifattoriale sull’abbandono scolastico in Italia, rivelando che la Sicilia è la regione con il tasso di dispersione scolastica più alto del Paese, relativamente agli alunni delle scuole secondarie di I grado. Le statistiche di Eurostat sul mercato del lavoro del 2021 mostrano che i tassi di disoccupazione tra chi ha tra i 15 e i 29 anni in Sicilia, Campania e Calabria sono tra i più alti del 2021 (rispettivamente 40, 38 e 37%), sebbene in leggero calo rispetto al 2020. Questi dati rendono la figura e l’operato di Danilo Dolci, strenuo combattente della mafia e sostenitore della maieutica socratica come metodo educativo, un precursore dell’intento di coinvolgere i cittadini in un rinnovamento dello spirito per migliorare le loro condizioni materiali.