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"Wonderland", speciale Fernando Di Leo

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"Io non permetto che si confrontino Milano Calibro 9, La mala ordina e Il boss con i poliziotteschi all’italiana, che erano un altro genere di film. La sola comparazione che accetto, e la subisco come inferiore, è con i film di Melville, io a quelli mi sono rifatto come costruzione psicologica". 
Il cinema di Fernando Di Leo ha sempre fatto genere a sé, il regista di origini pugliesi lo sapeva e la sua celebre trilogia noir ne è la palese dimostrazione. 
Nella nuova puntata "Wonderland", in onda martedì 17 gennaio alle 23.25 su Rai4 (canale 21 del digitale terrestre), il magazine di Rai Cultura omaggerà Di Leo a vent’anni dalla sua morte con uno speciale che illustra la sua filosofia cinematografica attraverso una rara intervista realizzata nel 2001 per il programma Strane Storie di Raisat Cinema e mai più trasmessa da allora. Inoltre, proprio il trittico Milano Calibro 9, La mala ordina, Il boss è protagonista di un mini-ciclo che Cineteca Wonderland dedica a Fernando Di Leo per tre martedì consecutivi, cominciando proprio con Milano Calibro 9, in onda al termine dello speciale nell’edizione integrale e restaurata dalla Cineteca Nazionale con Minerva Pictures.
Prima di esordire come regista a fine anni Sessanta con il bellico Rose rosse per il führer, Di Leo aveva lavorato come sceneggiatore a oltre venti film, soprattutto western, contribuendo a veri capisaldi del genere come "Per un pugno di dollari", "Per qualche dollaro in più e Django". Il successo che renderà quello di Di Leo un nome fondamentale per l’evoluzione del genere in Italia arriva grazie alle opere dello scrittore Giorgio Scerbanenco del quale traspone nel 1969 l’omonimo romanzo I ragazzi del massacro. Dopo la parentesi exploitation con il giallo tardo gotico "La bestia uccide a sangue freddo", Fernando Di Leo torna nel 1972 ad attingere da Scerbanenco utilizzando il titolo dell’antologia Milano Calibro 9 per dar vita al suo capolavoro che prendeva diversi elementi dai vari racconti contenuti nella raccolta dello scrittore di origini ucraine, cuciti assieme fino a formare una storia originale. Al grande successo di Milano Calibro 9 seguirà a pochi mesi di distanza La mala ordina, che chiude il ciclo di film ispirati da Scerbanenco; l’anno successivo arriva invece Il boss, la perfetta quadratura del cerchio sul genere noir nonché l’ideale conclusione di una trilogia che Di Leo ha incentrato sul mondo della malavita italiana. 
Oltre alle incursioni nel cinema erotico con La seduzione e soprattutto Avere vent’anni, Di Leo continuerà proprio ad esplorare i meandri del crime con uno sguardo molto attento alla psicologia dei suoi personaggi, quasi sempre fuorilegge invece che poliziotti, in controtendenza a quello che il genere in voga in quegli anni preferiva. 
Per concludere, Wonderland ha esplorato anche l’eredità lasciata da Di Leo chiedendo pareri e considerazioni sull’opera del regista all’attore Marco Bocci, che ha interpretato il protagonista nel recente sequel Calibro 9, e alla regista Deborah M. Farina che ha analizzato con piglio autoriale il capolavoro di Fernando Di Leo nel documentario Milano calibro 9: le ore del destino, presentato all’ultimo Torino Film Festival.