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I "Grandi della Tv" con Edoardo Camurri

Renzo Arbore

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“Fatti più in là”, forse, è il suo imperativo categorico. Allontanarsi nel senso di guardare e andare oltre, di spostare l’asticella del verosimile e del possibile sempre più in alto, dove nessuno è mai stato. Alla vigilia dei suoi 87 anni, nell’ultimo appuntamento con Edoardo Camurri e con “Grandi della TV”, domenica 23 giugno alle 17.30 e lunedì 24 giugno alle 22 su Rai Storia, un omaggio al dottore della goliardia, a lui, “altro” sempre, rispetto a sé e al resto del mondo, Renzo Arbore.   
“Stai sempre appresso alla musica” lo rimprovera il padre che lo vuole dentista. Ma lui, alla musica, è sempre andato dietro, da quando, sfollato sotto le bombe, si calma solo con le canzoni della tata, a quando rimane folgorato dal dixieland, dal jazz, dai nuovi ritmi americani per festeggiare la Liberazione. Note jazz in contrappunto alla campagna pugliese lo accompagnano da Foggia a Roma, per fare il disc jockey e sfondare in Rai. Ci arriva su una 500 acquamarina di Gabriele D’Annunzio, omonimo nipote del vate che gliel’ha ceduta perché in partenza per l’America. Incredibile ma vero, quanto le sue camicie sgargianti che illuminano una Capitale che lo accoglie e lo traghetta subito in Rai, dove diventa programmatore di musica leggera. La svolta arriva un Venerdì Santo, giorno in cui avrebbe dovuto diffondere solo musica sacra. Lo fa, ma dagli altoparlanti si sentirà spirituals, gospel, Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald. Un deputato della Dc chiama al telefono Ettore Bernabei: è entusiasta, finalmente un po’ di novità. A quel punto Renzo inizia a lavorare con un ragazzo di nome Gianni Boncompagni. Che la rivoluzione abbia inizio. Prima con Bandiera Gialla, e poi dal 1970 con Alto Gradimento, diventano i primi disc jockey italiani, mandando per primi in onda i Beatles e suggerendo a un tipo di nome Lucio Battisti di cantare le sue canzoni. Dalla radio si fa “più in là” in TV, dove inventa ben 21 format. Da Speciale per voi del ’69, il primo talk show a L’altra domenica, programma “altro” per l’appunto, pura avanguardia e sperimentazione. C’è il primo cruciverbone, le prime donne “parlanti” - Milly Carlucci, Fiorella Gentile, Irene Bignardi, Stella Pende, Silvia Annicchiarico, nonché Isabella Rossellini – le Sorelle Bandiera, il primo trio en travesti, e una fucina di talenti e artisti da lui scoperti. Onnivoro in materia di show, decide di lanciarsi nel 1980 alla regia dell’avventura vaticana de “Il Pap’occhio”, con Roberto Benigni, Isabella Rossellini, Mariangela Melato e Martin Scorsese, pellicola di cui “Grandi della TV” mostrerà il backstage. Un film inizialmente sequestrato per vilipendio, e ritenuto 30 anni dopo persino “film apostolico” dall’Opus Dei. Nulla di miracoloso se non la lucida lungimiranza di Arbore e la sua ferma convinzione che non ci sia nulla di intoccabile, nemmeno i santi. D’altronde un anno dopo terrà finte sedute spiritiche a Telepatria international con personaggi della risma di San Giuseppe, Dante e Cristoforo Colombo. E ancora: un’agenzia turistica russa lo contatta per intrattenere gli ospiti a bordo in una cosiddetta “Crociera d’autore”. Accetta, anzi accettano: si presentano in quaranta. Da lì – come l’ha definita lui “a metà tra una festicciola e una riunione di condominio a Foggia” – nascerà nel 1985 Quelli della notte. Per la prima volta in seconda serata, il programma diventerà una mania collettiva, toccando spesse volte il 51% di share. E se più avanti non si può andare, tanto vale andare indietro con Indietro tutta, programma che chiude l’11 marzo 1988 cantando commosso I’ faccio ‘o show, lo show per cui avrebbe tutto il diritto di sentirsi chiamare “maestro”, appellativo che rifiuta perché c’è sempre modo di imparare, di andare oltre. Mai fermarsi. Infatti, a quasi 87 anni, Renzo è sempre lì, appresso al suo pubblico, e appresso alla musica. Lunedì 24 giugno alle 22 la puntata n. 100 de L’altra domenica, intitolata “Una tantum”, andata in onda la sera del 4 marzo 1979, con un giovane Roberto Benigni che esegue l’”Inno del corpo sciolto”.