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Un momento magico

L'intervista a Luca Barbareschi sul Radiocorriere Tv

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LINK: https://www.rai.it/dl/doc/1729502763708_N43.pdf
Un autunno nel segno delle sfide, come sta Luca? In forma, centrato, come si direbbe per un atleta che deve fare le Olimpiadi. Ho due programmi, un film, sto scrivendo un film nuovo, una nuova fiction, stiamo lavorando come dei pazzi e io sono molto contento perché, malgrado l’età, riesco a usare meglio le mie energie (sorride). “Se mi lasci non vale”, partiamo dal titolo per raccontare l’idea che sta dietro al programma… L’idea è quella di fare un reality normale, chi ha voluto fare polemica è andato contro un muro da solo. “Se mi lasci non vale” non c’entra nulla con altri programmi, protagoniste sono coppie normali che mettiamo al centro di un esperimento sociale, molto garbato, leggero, molto analitico nei problemi reali. La gente è abituata a essere ripresa, a stare davanti allo schermo, a fare selfie, siamo nella generazione del post reality, non c’è voyerismo, paradossalmente cerchiamo di mettere a confronto i componenti delle coppie sui problemi più semplici e più banali. Per lei è un po’ un ritorno al passato… Ho fatto 1.400 puntate di “C’eravamo tanto amati” tra Italia e America, e potrei farne altre 1.400, è un lavoro potenzialmente infinito, considerando quanto è frastagliata l’intermittenza dei cuori, dei sentimenti. La gente è talmente sorda all’amore, all’ascolto: sente ma non ascolta, guarda ma non vede, parla ma non pensa a quello che dice. Rimettere ordine a queste cose all’interno di una coppia è una scommessa divertente, io agisco dalla sala di regia come fossimo in una specie di “Truman Show”, a volte esco e piombo in mezzo alle situazioni come una sorta di grillo parlante, ma sempre in maniera molto garbata, non ci sono pruderie. È gente normale che qualche problema ce l’ha, e tu cerchi di affrontarlo, ti accorgi che tutto può diventare tragedia ma anche commedia. Lei è un grande osservatore, quali sono le cause che fanno entrare in crisi una coppia? Prendi una macchina Balilla e mettile il motore di una Ferrari, quando inserisci la seconda si stacca la portiera. La struttura matrimoniale ottocentesca, fatta di balle, di mariti che andavano al casino prima di tornare a casa, di coppie che facevano l’amore tre volte giusto per fare i figli, di mogli che dovevano solo cucinare e stirare, non esiste più, la società oggi non è quella ottocentesca. Per questo è necessario che i componenti di una coppia si conoscano bene. Si sposa gente improbabile, dico, ma vi siete parlati? Vi siete conosciuti? Li hai visti i genitori del tuo futuro marito o di colei che sarà tua moglie? Perché nel novanta per cento dei casi, si diventa uguali al proprio padre o alla propria madre, lo scarto è veramente minimo. Il matrimonio dovrebbe essere impostato in una maniera totalmente diversa. Quando decidi di sposarti inizia un’avventura complicatissima fatta da due perfetti sconosciuti che hanno un DNA e un’educazione che sono molto diversi. Non è possibile fare un figlio sull’onda dell’entusiasmo di una notte, o semplicemente perché una ragazza ti attrae. I social, questo mondo finto, orribile, hanno fatto sì che i riferimenti siano gli influencer, che danno consigli da un pulpito inesistente. Non c’è mai stata tanta facilità di comunicazione e al tempo stesso una così grande assenza di reali notizie come in questo periodo. Una coppia dovrebbe riflettere su cosa succederà dopo il primo figlio, dopo il secondo, su cosa significhino il rispetto dell’altro nelle fatiche, nelle malattie, nei dolori, partendo dal fatto che, come esseri umani, cambiamo ogni 5-6 anni, in noi convivono tante persone diverse. Più difficile lasciare, essere lasciati o provare a salvare la relazione? Salvare una relazione, ed è la scommessa più bella. Nel rapporto di coppia devi solo scavare e riportare alla luce i diamanti che sono le persone, che in realtà sono nascosti sotto tante sovrastrutture. Tutto il resto è inutile, vedo donne e uomini che si rifanno totalmente sperando di avere la giovinezza eterna, forse anche pensando di continuare a mantenere l’interesse erotico del marito o della moglie. In palestra vedo gente pompata sopra, sotto, invece, una gambina con lo stemma maori. Tutto questo mi fa molto ridere, penso risponda a forme di fragilità, a una mancanza di personalità, al desiderio di appartenenza tribale a qualcosa che non ti appartiene. In realtà alcuni sono tatuati perché sono fragili, più tatuaggi hanno, meno hanno personalità, se la sono dipinta, ma non ce l’hanno. Pensiamo anche ai bambini, io li manderei a scuola col grembiule o con la divisa fino a 14 anni, mentre oggi i genitori li travestono già da modelli, con abiti firmati sin dall’asilo. Io andavo a scuola col grembiule e la mia personalità era quello che c’era sotto. Tutto questo si riflette anche nella coppia, nel rispetto dell’altro, anche in relazione alle malattie. Oggi ti sposo, ma se mi viene l’Alzheimer sarai con me? Come cantavano i Beatles, “Will you still love me when I will be 64?”. Il tema è questo qua. Lei crede nella coppia? Credo nella coppia e, malgrado abbia sbagliato, ci riprovo ogni volta. La condivisione a due di momenti di bellezza, di un tramonto, di un film, di un libro, o il sorriso di un bambino, è molto più bello della solitudine. E poi le società che smettono di vivere in comunità muoiono. Passiamo al sabato sera, al suo “Ballando”. Come è stato ritrovare Luca showman? Per me molto emozionante, è stato come ritrovare la parte più bella di me, che è quella per cui sono nato. Sono nato showman a scuola, dove facevo ridere, a casa, dove cercavo di intrattenere mia madre che vedevo poco: cercavo di riconquistarla dopo che mi aveva abbandonato. Facevo ridere mio padre, che vedevo piangere perché viveva solo, e gli suonavo la batteria e il pianoforte. Ho dentro questa roba qua che trasmetto al pubblico. Quando salgo su un palco mi accendo e di colpo sono a mio agio. Accade in Tv come in teatro, ed è anche una maniera per sconfiggere la morte perché penso che, se faccio molto bene un personaggio, che sia Riccardo III, Amleto o qualsiasi altro, magari quella sera arriva la morte non mi riconosce e se ne va. Come è cambiato nel tempo il suo rapporto con il pubblico? La gente ti dà energia, lo senti quando entri in sala. Se hai la capacità di prenderla e di restituirgliela, il pubblico ti adora. Che tu sia musicista, pittore, scultore, attore, la vita artistica è fatta di periodi, legata alla tua età, al tuo cuore, al tuo dolore, alla tua fatica, alla malattia, alla vicinanza della morte, che è un passaggio inevitabile per tutti noi. Io vado ancora in moto come fossi un ragazzino (sorride). Ogni tanto poi freno e penso di avere un angelo custode: a 70 anni, con una moto che fa i 260 km all’ora, potrei andare anche più piano. Ogni tanto mi dimentico, ho una testa complicata. Il complimento più bello che ha ricevuto in queste settimane… Che sono una persona sincera. Il suo augurio a Luca… Di tener duro.