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Una vetrina per i giovani talenti dagli studi romani di Via Asiago: dal lunedì al venerdì alle 22 su Rai Radio 2 le esibizioni live, i sogni, le storie, le ambizioni, il talento. E dal 12 novembre l’incontro con “Sanremo Giovani”, la selezione per il Festival di Sanremo.
Che cos'è il talento?
JULIAN: Un dono che va curato e mantenuto vivo nel tempo, proprio come il fuoco che hai dentro e che ti spinge a perseguire un obiettivo. Quella dello studio è la strada più importante per sostenerlo.
GIULIA: È dare voce alla propria unicità, è quella cosa che hai, per la quale devi ringraziare Dio, se ci credi, o il cosmo. Del talento fanno parte anche le imperfezioni che ti fanno distinguere dagli altri.
Come lo si riconosce?
JULIAN: Guardando negli occhi la persona che hai davanti, nel nostro caso gli ospiti che ci vengono a trovare. Sono occhi che hanno un certo tipo di luce. Il fatto di diventare più o meno famosi, più o meno noti, è una conseguenza. Mai fare un percorso solo per diventare famosi.
GIULIA: Difficile dirlo a parole, ma quando lo incontri in una voce, in uno sguardo, attrae inevitabilmente la tua attenzione.
Quanto ce n’è in giro?
JULIAN: Tantissimo, viviamo in un Paese di artisti. I giovani al tempo stesso vanno ben direzionati, perché la costruzione di un percorso artistico non si fa esclusivamente attraverso i social.
In quali mondi ci porta “Sogni di gloria”?
GIULIA: Nel mondo dei ragazzi e dei loro sogni. Delle loro paure, delle loro ansie, delle loro difficoltà nel farsi strada nell’industria musicale. Il sogno per molti di loro è quello di riuscire a vivere con la loro passione che è la musica. Il programma è uno spaccato di vita reale, sono tanti e bravi. La quantità di ragazzi che vuole fare questa mestiere è davvero vasta.
JULIAN: Il mondo della musica in questi anni è cambiato. Esiste sempre meno una discografia attenta ai giovani. Oggi, per certi aspetti, si guardano più i like che il talento. Noi guardiamo all’unicità: il talento diventa una grande realtà quando è unico. Pensiamo a Marco Mengoni, a Ultimo. Sono artisti che non assomigliano a nessun altro, hanno una loro unicità.
Andrete a braccetto con “Sanremo Giovani”…
GIULIA: Proveremo anche un po’ del mondo che abbiamo conosciuto in questi anni a “Sogni di gloria”. In primis c’è la competizione, seguiremo Alessandro Cattelan e racconteremo cosa accadrà. Prima dell’inizio parleremo di artisti che passati da Sanremo nella categoria giovani hanno trovato la loro strada: dai Negramaro a Laura Pausini a Francesco Gabbani.
JULIAN: Ci piace molto l’idea di accompagnare i nostri ascoltatori a “Sanremo Giovani”. Troveremo un mondo variopinto e diversificato, pieno di sorprese.
La radio ha compiuto 100 anni, quanta contemporaneità c’è in questo media?
GIULIA: Il cento per cento. La radio è lo specchio della contemporaneità, delle tendenze, delle mode, dell’offerta musicale del momento. Provocatoriamente dico di non capire la grande reticenza nei confronti di Taylor Swift, un mio grande cruccio (sorride). Non capisco perché non la si consideri.
JULIAN: Ancora oggi, nella quotidianità, la radio è un media molto forte. Da un punto di vista musicale la contemporaneità non è mai venuta meno, anche se rispetto gli anni Novanta e Duemila la radio non è più il luogo in cui vengono lanciati nuovi artisti, nuove canzoni, nuovi successi. Oggi si tende più a trasmettere quello che già va. “Sogni di gloria” ha la velleità di dare un piccolo contributo ai giovani che un giorno potrebbero diventare i nuovi grandi della musica.
Una vetrina per i giovani talenti dagli studi romani di Via Asiago: dal lunedì al venerdì alle 22 su Rai Radio 2 le esibizioni live, i sogni, le storie, le ambizioni, il talento. E dal 12 novembre l’incontro con “Sanremo Giovani”, la selezione per il Festival di Sanremo.
Che cos'è il talento?
JULIAN: Un dono che va curato e mantenuto vivo nel tempo, proprio come il fuoco che hai dentro e che ti spinge a perseguire un obiettivo. Quella dello studio è la strada più importante per sostenerlo.
GIULIA: È dare voce alla propria unicità, è quella cosa che hai, per la quale devi ringraziare Dio, se ci credi, o il cosmo. Del talento fanno parte anche le imperfezioni che ti fanno distinguere dagli altri.
Come lo si riconosce?
JULIAN: Guardando negli occhi la persona che hai davanti, nel nostro caso gli ospiti che ci vengono a trovare. Sono occhi che hanno un certo tipo di luce. Il fatto di diventare più o meno famosi, più o meno noti, è una conseguenza. Mai fare un percorso solo per diventare famosi.
GIULIA: Difficile dirlo a parole, ma quando lo incontri in una voce, in uno sguardo, attrae inevitabilmente la tua attenzione.
Quanto ce n’è in giro?
JULIAN: Tantissimo, viviamo in un Paese di artisti. I giovani al tempo stesso vanno ben direzionati, perché la costruzione di un percorso artistico non si fa esclusivamente attraverso i social.
In quali mondi ci porta “Sogni di gloria”?
GIULIA: Nel mondo dei ragazzi e dei loro sogni. Delle loro paure, delle loro ansie, delle loro difficoltà nel farsi strada nell’industria musicale. Il sogno per molti di loro è quello di riuscire a vivere con la loro passione che è la musica. Il programma è uno spaccato di vita reale, sono tanti e bravi. La quantità di ragazzi che vuole fare questa mestiere è davvero vasta.
JULIAN: Il mondo della musica in questi anni è cambiato. Esiste sempre meno una discografia attenta ai giovani. Oggi, per certi aspetti, si guardano più i like che il talento. Noi guardiamo all’unicità: il talento diventa una grande realtà quando è unico. Pensiamo a Marco Mengoni, a Ultimo. Sono artisti che non assomigliano a nessun altro, hanno una loro unicità.
Andrete a braccetto con “Sanremo Giovani”…
GIULIA: Proveremo anche un po’ del mondo che abbiamo conosciuto in questi anni a “Sogni di gloria”. In primis c’è la competizione, seguiremo Alessandro Cattelan e racconteremo cosa accadrà. Prima dell’inizio parleremo di artisti che passati da Sanremo nella categoria giovani hanno trovato la loro strada: dai Negramaro a Laura Pausini a Francesco Gabbani.
JULIAN: Ci piace molto l’idea di accompagnare i nostri ascoltatori a “Sanremo Giovani”. Troveremo un mondo variopinto e diversificato, pieno di sorprese.
La radio ha compiuto 100 anni, quanta contemporaneità c’è in questo media?
GIULIA: Il cento per cento. La radio è lo specchio della contemporaneità, delle tendenze, delle mode, dell’offerta musicale del momento. Provocatoriamente dico di non capire la grande reticenza nei confronti di Taylor Swift, un mio grande cruccio (sorride). Non capisco perché non la si consideri.
JULIAN: Ancora oggi, nella quotidianità, la radio è un media molto forte. Da un punto di vista musicale la contemporaneità non è mai venuta meno, anche se rispetto gli anni Novanta e Duemila la radio non è più il luogo in cui vengono lanciati nuovi artisti, nuove canzoni, nuovi successi. Oggi si tende più a trasmettere quello che già va. “Sogni di gloria” ha la velleità di dare un piccolo contributo ai giovani che un giorno potrebbero diventare i nuovi grandi della musica.