
Un “telefilm” ispirato a una storia vera del 1961: un bambino che sta per cadere da un terrazzo al nono piano di un palazzo mentre gioca da solo e viene salvato dalla madre, con l’aiuto decisivo di un coraggioso operaio. È “La madre di Torino”, un prodotto televisivo d’autore, firmato dal regista Gianni Bongioanni e girato in 35mm con una cinepresa a braccio. Vincitore del Premio Ravenna e del Prix Italia, e trasmesso con un certo successo nel 1968, il film viene riproposto mercoledì 26 febbraio alle 21.10 su Rai Storia - e poi sul sito delle Teche Rai e su RaiPlay - da “Mai più trasmessi”, la serie di Rai Cultura, con il commento della giornalista Simona Vanni, che attraverso un accurato lavoro di selezione e digitalizzazione, ha recuperato programmi mai più andati in onda.
Nella puntata interviene anche Roberto Trevisio, che nel film aveva interpretato il ruolo del bambino salvato: “Io – ricorda – avevo otto o nove anni, il bambino nella realtà ne aveva sei, ma ero mingherlino e andavo bene. E mi sono molto divertito”.
Tra gli altri interpreti, Lucia Catullo era nei panni della madre e Gualtiero Boninsegni in quelli dell’operaio salvatore del piccolo. Il regista – Gianni Bongioanni – è stato autore di film inchiesta, tutti realizzati per la televisione, come “Filo d’erba”, “Svolta pericolosa”. L’intento narrativo di “La madre di Torino” è quello di ricostruire una piccola storia familiare e cittadina su due linee che si incrociano continuamente. L’indagine sui sentimenti dei protagonisti si estende fino a includere le implicazioni sociologiche del vivere in città, in un organismo urbano vincolato alla condizione industriale, dove la prima solitudine, la più dolorosa, è quella dei bambini la cui vitalità non trova spazi per esprimere la propria energia e li isola e li confina in aree esigue e marginali.
La puntata è firmata da Enrico Salvatori e Serena Valeri, e scritta con Arnaldo Donnini per la regia di Leonardo Sicurello. Produttrice esecutiva Germana Mudanò.
Nella puntata interviene anche Roberto Trevisio, che nel film aveva interpretato il ruolo del bambino salvato: “Io – ricorda – avevo otto o nove anni, il bambino nella realtà ne aveva sei, ma ero mingherlino e andavo bene. E mi sono molto divertito”.
Tra gli altri interpreti, Lucia Catullo era nei panni della madre e Gualtiero Boninsegni in quelli dell’operaio salvatore del piccolo. Il regista – Gianni Bongioanni – è stato autore di film inchiesta, tutti realizzati per la televisione, come “Filo d’erba”, “Svolta pericolosa”. L’intento narrativo di “La madre di Torino” è quello di ricostruire una piccola storia familiare e cittadina su due linee che si incrociano continuamente. L’indagine sui sentimenti dei protagonisti si estende fino a includere le implicazioni sociologiche del vivere in città, in un organismo urbano vincolato alla condizione industriale, dove la prima solitudine, la più dolorosa, è quella dei bambini la cui vitalità non trova spazi per esprimere la propria energia e li isola e li confina in aree esigue e marginali.
La puntata è firmata da Enrico Salvatori e Serena Valeri, e scritta con Arnaldo Donnini per la regia di Leonardo Sicurello. Produttrice esecutiva Germana Mudanò.