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Dal monastero all'abbazia
in onda domenica 26 agosto 2012 alle 13.25
In questo appuntamento “Passepartout”, il programma d’arte e cultura di Rai Tre, affronta l’affascinante e per certi versi misterioso tema dei monasteri e delle abbazie.
Un argomento che si presenta subito molto interessante per via delle varie connessioni che si correlano al suo interno, che vanno ben al di là del contesto artistico o spirituale, e che si rivelano di grande importanza anche sotto i punti di vista storici, politici, economici e persino militari. Si viene a scoprire per esempio che questi complessi religiosi potevano diventare delle vere e proprie potenze economiche. Come per l’Abbazia di Chiaravalle nei pressi di Milano che tra il XII e il XIII secolo era in grado di approvvigionare le truppe dei Visconti anche nei mesi invernali, grazie alla produzione della marcita, un’erba in grado di crescere anche a febbraio. Nel medioevo infatti il fieno, l’alimentazione degli animali, svolgeva la stessa funzione che hanno oggi i carburanti. Poter disporre quindi per tutto l’anno di questo bene era premessa essenziale per ogni velleità bellica degli eserciti dell’epoca. Questo è comunque solo un esempio del vasto raggio d’azione che i monasteri e le abbazie ricoprivano in epoca medievale. La loro storia ed evoluzione è poi anche un modo per comprendere alcuni cambiamenti essenziali verificatisi in quei secoli, con il passaggio dal sistema feudale all’espansione dei comuni, all’emergere delle nazioni.
Un percorso iniziato da lontano, da San Benedetto nel VI secolo, e proseguito negli anni successivi, attraverso le importanti protezioni imperiali, che hanno fatto dei monasteri luoghi ricchissimi, con vaste elargizioni di terre e privilegi. Fino a quando comincia intorno all’XI secolo a serpeggiare negli ambienti monastici un desiderio di riforma, di ritorno alla regola della povertà originaria. La più importante di queste fu quella dei cistercensi, con San Bernardo artefice principale. Altro ritorno al rigore fu quello promosso da San Brunone, che inventò la certosa, un luogo dove i monaci vivevano in clausura totale, isolati dal mondo, dove quindi non si produceva e non ci si arricchiva.
La vera riforma, quella che avrebbe alterato definitivamente la funzione dei monasteri nella società fino a farne diminuire l’importanza numerica, fu quella che sostituì il convento al monastero, all’inizio del secolo successivo, con San Francesco e San Domenico, che chiedevano ai frati di predicare, di essere parte comunicativa e non produttiva del loro mondo. L’illustrazione di questo interessante itinerario storico tra monasteri, abbazie, certose e conventi, è svolta da Philippe Daverio con la visita diretta ad alcuni di questi complessi religiosi, mostrandone le bellezze artistiche e architettoniche e le testimonianze storiche. Si comincia dal Lazio: l’Abbazia di Montecassino, quasi interamente ricostruita nel dopoguerra con il recupero miracoloso dello spirito originario del manufatto distrutto; il Monastero di San Benedetto a Subiaco, luogo evocativo come pochi, con una serie di affreschi di ogni genere. Il passo successivo è una rapida sortita in Svizzera al Monastero di San Gallo, che comprende una delle più preziose biblioteche del mondo.
Il racconto prosegue con una significativa e spettacolare carrellata di sedi monastiche nella Pianura Padana: l’Abbazia di Bobbio, testimonianza di una storia stratificata, dall’evidente sovrapposizione degli stili, tra il longobardo, il gotico, il rinascimentale, il Settecento; l’Abbazia di Nonantola, dove la chiesa è un fulgido esempio di architettura castellana dell’XI secolo con l’abside che quasi somiglia a delle torri militari, ed inoltre conserva un bellissimo portale della scuola di Wiligelmo, un interno dominato da una commovente sobrietà mistica, una cripta che conserva alcuni capitelli di rarissima origine longobarda; l’Abbazia di Chiaravalle, che sebbene abbia avuto il destino di ricchezza prima descritto era sorta con ben altri intenti più portati al rigore mistico, essendo stata promossa da San Bernardo. Infine uno sguardo al Sud, in Campania: la Certosa di Padula, mistica e misteriosa, chiusa al mondo esterno ma non alla ricchezza decorativa. Un luogo forse lontano dall’attuale visione cristiana, diventato oggi un centro di sperimentazione dell’arte contemporanea, dai percorsi poetici inaspettati, grazie al vivace intervento critico di Achille Bonito Oliva e al sostegno delle istituzioni locali.