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Palermo o l'Europa di una volta
in onda domenica 29 settembre 2013 alle 13:25
Passepartout inizia ad affrontare la “questione normanna” puntando il suo obiettivo su Palermo. Quel che colpisce subito è la mescolanza di elementi stilistici bizantini, islamici e cristiano-romani che caratterizza il gusto di quell’epoca nella città. Il forte radicamento dell’Islam in Sicilia, l’atteggiamento tollerante dei normanni sia verso gli arabi che verso Bisanzio e il cristianesimo romano, portarono infatti alla presenza di forme islamiche e bizantine nelle chiese di rito latino. Inoltre i normanni, che erano presenti anche in Africa, introdussero lungo l’intero arco del romanico ulteriori elementi delle tradizione islamica e africana.
Giunti in Sicilia dalla Francia nel 1061, i normanni affermarono il loro potere sull’isola nel corso degli anni successivi. Come in Normandia, in Inghilterra e in Puglia, questi “uomini del nord” si trasformarono da irrequieti predoni in cittadini stabilmente stanziati in un regno politicamente ben organizzato. “Un modello di integrazione culturale, stilistica e linguistica - dice Philippe Daverio - per certi versi addirittura più avanzato di quello che si riesce ad attuare oggi in Europa”. Daverio osserva tutti i principali documenti della presenza normanna nella città: gli edifici de La Cuba e de La Zisa, perfettamente inquadrati nelle loro geometrie architettoniche, la Cattedrale (di cui parlerà in maniera più diffusa la prossima volta), il ponte gotico, la chiesa di San Giovanni dei Lebbrosi e più in periferia il Castello di Ruggero. Daverio visita poi le chiese della Martorana e di San Cataldo, costruite in uno dei luoghi più densi della città l’una nel 1143 sotto il regno di Ruggero II e l’altra vent’anni dopo nel periodo di Guglielmo I. Significativa per capire quello che era il mondo di allora la biografia del committente della chiesa della Martorana, Giorgio d’Antiochia, un siriano cristiano di cultura araba al servizio di Ruggero II, quindi in grado di intendere l’arco siriano, l’ogiva araba (che sarebbe diventata poi gotica in Europa) e la cultura visiva ieratica dei bizantini. Diversa, meno eclettica in apparenza, la chiesa di San Cataldo, perché qui già prevale quello stile “romanico romanzo” austero e militare che i normanni e il papato alleato stavano diffondendo nel continente. Infine Daverio entra nel Palazzo dei Normanni, edificio più volte rimaneggiato nei tempi successivi, che contiene comunque ancora dei documenti fondamentali. Come la Stanza di Ruggero, esempio eccellente di architettura civile, con decorazioni marmoree e mosaici splendenti, scene di caccia, magie orientali. Un incredibile paradiso sincretico dove i pavoni bizantini convivono con gli uccelli del Corano. Qui si è contemporaneamente e in modo armonico a Bisanzio e nel mondo arabo. Con punte di eccellenza nella Cappella Palatina dove la cripta, la parte più antica rimasta nel palazzo, rappresenta una fortissima testimonianza araba, mentre la parte superiore si propone in tutto il suo splendore regale con una ricca e densa commistione di elementi visivi e figurativi arabi e bizantini.