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Giotto di Bondone e Francesco d’Assisi

in onda domenica 23 dicembre 2012 alle 13.20

Questa puntata di Passepartout si occupa di un argomento di grande importanza storica: la pittura di Giotto in relazione all’azione religiosa di San Francesco.

Nel corso della puntata Daverio afferma che  è proprio San Francesco l’inventore dell’arte moderna, perché l’arte evolve quando evolve il pensiero. Giotto diventa quindi geniale esecutore materiale ed estetico di una rivoluzione concettuale i cui moventi e mandanti vanno ricercati forse altrove. Un intreccio di storie, personaggi, luoghi di estremo interesse per una puntata corredata da immagini riprese in luoghi bellissimi. Sulle tracce dell’attività di Giotto, le telecamere di Passepartout hanno infatti questa settimana visitato alcuni tra i luoghi più belli dell’Italia centrale e nord-orientale: le Basilica di San Francesco ad Assisi, il paese di Montefalco, la Chiesa di Santa Maria Novella,  la Galleria degli Uffizi e la Galleria dell’Accademia di Firenze, la Basilica del Santo e la Cappella degli Scrovegni di Padova, la Chiesa di Santa Maria Assunta di Torcello.

Ospiti della puntata sono il direttore dei restauri degli affreschi della Cappella Scrovegni, Giuseppe Basile, e il soprintendente del Patrimonio Artistico di Firenze e Toscana, già Ministro dei Beni Culturali, Antonio Paolucci. Daverio precisa subito che il suo racconto su Giotto non si concentra su quei luoghi comuni culturali come l’abilità del pittore nel tracciare cerchi a mano libera o nel raffigurare pecorelle ma cerca di aprire nuovi indirizzi alla comprensione dell’arte del grande pittore attraverso un’indagine storica, politica, antropologica sulla sua epoca, tra il Duecento e il Trecento, periodo storico che ha generato tre grandi figure di intellettuali italiani: Giotto, Dante e Petrarca, coloro i quali hanno tradotto in latino e quindi in italiano, le eredità greco-bizantine del mondo precedente. Grandi traduttori e grandi innovatori, figure diventate subito “mitiche” e resistite anche al passaggio del tempo come è dimostrato dalla loro presenza, unici laici tra schiere numerose di illustri francescani, negli affreschi del 1452 di Benozzo Gozzoli conservati nel Museo di San Francesco di Montefalco in Umbria. In tale ambito, gli affreschi di Montefalco risultano quindi importanti non solo perché rieditano la lezione giottesca di Assisi ma anche per la documentazione dell’imponente peso storico che già si attribuiva a queste tre figure di intellettuali. Daverio aggiunge però altra carne al fuoco: Giotto, Dante, Petrarca sono il prodotto di una “rivoluzione” culturale iniziata anche per l’azione di tre predicatori divenuti subito santi: San Domenico, Sant’Antonio e soprattutto San Francesco. Ed alle chiese, ai luoghi di questi tre santi è profondamente connessa l’opera di Giotto. Nella Basilica di San Francesco ad Assisi con i notissimi affreschi con storie della vita di San Francesco, nella chiesa domenicana di Santa Maria Novella con il Crocifisso anch’esso restaurato di recente, nella Basilica del Santo a Padova ed anche e soprattutto nella Cappella degli ScrovegniRinnovamento teologico e spirituale con i tre santi, rinnovamento culturale con Dante, Petrarca e Giotto, rinnovamento artistico con lo stesso Giotto, Cimabue e Duccio di Boninsegna. In un suo intervento Paolucci chiama 3 tavole dei tre artisti conservate in una sala della Galleria degli Uffizi di Firenze “le tavole della pittura” che stanno alla storia della pittura come le tavole di Mosè stanno a quella della religione. Il viaggio sulle tracce di Giotto si risolve quindi in un’analisi di un grande periodo della storia italiana ed europea, un’autentica introspezione alle ricerca delle nostre radici storiche, culturali, estetiche.

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