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Napoli angioina
in onda domenica 17 luglio 2011 alle 13.25
Dopo essersi dedicato ai Savoia, Passepartout affronta un nuovo argomento,: gli Angioini. Un tema appassionante che riguarda una parte significativa della storia d’Italia, circoscritta a un’epoca precisa, tra il XIII e XV secolo, e a un contesto ambientale ben delineato, l’Italia meridionale.
Il racconto inizia con Bianca di Castiglia e Luigi VIII di Francia, dalla cui unione nascono due figli: Luigi IX, che diventa re di Francia e anche santo, e Carlo che viene fatto conte dell’Anjou, fuori Parigi, sposa poi l’erede di Provenza e corre verso il sud per far la festa agli ultimi svevi. Il momento era favorevole per via di due papi francesi successivi, Urbano IV, Jacques Pantaléon, nato a Troyes nel cuore della Francia nascente, e Clemente IV, Guy Foulques, provenzale morto nel 1268. Carlo d’Angiò arriva in Italia in soccorso del partito guelfo, vicino al papato, e batte Manfredi nel 1266 a Benevento, prendendo tutto, Sicilia compresa, che poi perderà coi famosi Vespri. Carlo d’Angiò diventa il re di Napoli, e finalmente in Italia emerge una vera dinastia, anche se francese.
Questa storia diventa il pretesto per assistere a uno spettacolo di una Napoli per certi versi inedita, attraverso il suo periodo medievale. Philippe Daverio visita la Chiesa di San Domenico, che conserva degli anni d’origine una straordinaria cappella affrescata attribuita a “singhiozzo” al Cavallini, e la Chiesa di Santa Maria Donna Regina dalla facciata assolutamente gotica e severa, scovata tra i vicoli rumorosi della città. Il nome di questa chiesa potrebbe corrispondere a un curioso equivoco perché non si capisce se la Donna Regina sia la Vergine Maria Immacolata o se sia veramente la regina, Maria d’Ungheria, cui è dedicata una tomba realizzata tra il 1324 e il 1325 da Tino di Camaino, senese che parlava francese con l’accento toscano. La chiesa conserva anche un ciclo di affreschi geniale, risultato del passaggio di Giotto in città che ha lasciato tracce significative tra gli artisti locali. Si tratta di pitture che combinano scenari post-giotteschi ed elementi antipatori del Carpaccio, con dettagli domestici declinati alla perfezione. C’è poi il Duomo che una certa idea comune di “napoletaneità” ci porterebbe a dichiarare barocco, ma che esprime apertamente la propria origine gotica, nel caratterizzante segno angioino, che preannuncia un’assoluta meraviglia: la Cappella Minutolo, un caso fenomenale e rarissimo, dove i marmi bianchi conservano ancora intatta tutta la loro policromia, con un’espressione coloristica che sembra rappresentare ancora oggi la specialità dei napoletani. La teoria gotica angioina nell’estetica napoletana si esplica anche in alcuni significativi brani architettonici e decorativi della Chiesa di Sant’Eligio o in chiese formidabili come San Lorenzo Maggiore. Napoli complicata, groviglio di stili e di storia, ma che presenta documenti esteticamente così perfetti da poter passare indenni attraverso i danni di guerre e distruzioni. Il convento di Santa Chiara è uno di questi esempi, ancora oggi praticamente perfetto, sebbene parzialmente ricostruito. All’interno della chiesa si mescolano tutti i sedimenti che formano la cultura napoletana. Qui il tratto medievale angioino si rivela nella tomba di Roberto d’Angiò, dalla corona che più francese di così non si può, e le ultime tracce del grande ciclo di affreschi di Giotto. Solo angeli che piangono e quasi più nulla.
In una puntata tutta napoletana, un’unica visita fuori porta, svolta un po’ più a nord, si dirige a Sulmona, in Abruzzo. Nel centro cittadino spiccano un acquedotto medievale e i resti del monumentale complesso di San Francesco della Scarpa, distrutto da un terremoto. Sulla piazza, tra le più grandi d’Italia, la facciata e il magnifico portale della chiesa di San Filippo Neri (in origine era della scomparsa Chiesa di Sant’Agostino), forse il più bell’esempio di gotico in Abruzzo, databile intorno al 1315, proprio negli anni in cui gli angioini cominciavano a disseminare il loro gusto e il loro stile, preciso, attento, tagliatissimo. Sempre sulla stessa piazza si affaccia il complesso monastico di Santa Chiara, di cui Daverio visita le sorprendenti collezioni diocesane che contengono alcuni oggetti straordinari, di altissimo interesse, tra cui un pastorale del XIV secolo che racconta con molta precisione quel gusto francofono che si espande per tutta l’Italia angioina.