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La Villa Borghese e il collezionismo

in onda domenica 4 novembre 2012 alle 13.25

Il passepartout di questa settimana è il cubetto di travertino del Getty Center di Los Angeles, offerto ai visitatori come souvenir del museo a ricordo della pavimentazione esterna dell’edificio realizzata integralmente con questo marmo che sembra richiamare alla mente in modo molto diretto l’Italia. La scelta di questo oggetto vuole  quindi ricordare che gran parte dei musei di tutto il mondo sembrano ispirarsi direttamente a quelli italiani. Sarà forse perché la concezione del museo moderno nasce proprio in Italia?

La Galleria Borghese di Roma, la nascita e lo sviluppo della sua inestimabile raccolta di opere d’arte può offrire una valida risposta a questa domanda ed è dunque palcoscenico ideale per questo appuntamento di Passepartout, il programma di arte e cultura di Raitre, scritto e condotto da Philippe Daverio, dedicato questa volta ai temi del collezionismo. Ospite della puntata è il Direttore del Museo Borghese, Anna Coliva.

Il primo nucleo della collezione fu messo insieme nel corso della prima metà del Seicento dal cardinale Scipione Borghese, grande appassionato d’arte, che poteva dirsi a tutti gli effetti un “malato” di collezionismo, al punto di far trafugare furtivamente da una chiesa di Perugia una Deposizione di Raffaello, motivando tale impresa con sue irrinunciabili esigenze di devozione religiosa legate a questo dipinto. Come un collezionista dei nostri giorni il cardinale si interessava dell’antico, che per lui erano le sculture, i mosaici, gli oggetti dell’epoca romana, del moderno (l’arte rinascimentale) e trattava con molta cognizione il contemporaneo, Barocci, Lanfranco, Domenichino, Caravaggio, Bernini. Su quest’ultimo si sofferma particolarmente Daverio, testimoniandone la scoperta dell’assoluta tridimensionalità della scultura, in una sorta di superamento del rigore morale della controriforma, dimostrato anche dalla fisicità precisa della rappresentazione delle carni.

E ad un’arte per così dire “sexy” il cardinale sembrava avere una certa predisposizione come si può evincere da alcune opere presenti in galleria come un soffitto affrescato dal Lanfranco o un Amore e Psiche di Jacopo Zucchi, il cui inquadramento voyeuristico è appena stemperato da un artificio tipico della controriforma che consisteva nel ricoprire con un fiore le parti del corpo considerate più scabrose. Nei periodi successivi la collezione continua a raccontare la storia della famiglia. Il Settecento coincide con il momento dell’ordinamento della collezione con l’attuazione di una precisa catalogazione delle opere d’arte.

Dopo la ristrutturazione della Galleria e dei Giardini da parte dell’Asprucci (1770-80), un altro momento significativo della storia della famiglia Borghese e della collezione è al tempo di Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte e quindi cognato di Napoleone, che si fece convincere dall’influente parente a cedere gran parte della collezione di antichità al Louvre di Parigi. Siamo con Camillo in presenza dell’anello terminale della tradizione collezionistica dei Borghese. Non molto tempo dopo, infatti, nel 1902 lo Stato italiano diventò proprietario della Galleria e del Parco di Villa Borghese facendo propria la volontà dello stesso artefice originario della collezione, Scipione Borghese, che l’aveva pensata come un bene da mettere a disposizione della collettività.

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