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La drammatica storia di thunnus thynnus, da Eschilo al sushi
in onda domenica 13 febbraio 2011 alle 13.25
Un tema inconsueto per questa settimana: il tonno. Un esempio specifico di come si possa costruire un discorso storico, culturale ed estetico anche attorno agli argomenti più sorprendenti, in un percorso che parte e si chiude necessariamente in Sicilia.
L’itinerario sulle tracce del tonno comincia da Cefalù al Museo Mandralisca. Tra curiosissime collezioni ottocentesche e un famoso ritratto di Antonello da Messina, spunta un vaso apulo del IV sec. a.C che sembrerebbe essere il primo interessante documento sulla pesca del tonno.
Alla Certosa di San Martino di Napoli, che come Capodimonte fa parte di quei monumenti fantastici che rendono la città uno dei luoghi più attraenti del Mediterraneo, emerge un’altra straordinaria testimonianza. Qui la pesca del tonno viene documentata in piena epoca borbonica. Per la precisione sono gli anni napoleonici in cui Ferdinando perse il controllo di Napoli, si trasferì in Sicilia e sostituì la caccia al cinghiale con la pesca del tonno. Un quadro fotografa perfettamente queste scene di pesca svolte alla presenza di Re Ferdinando, che una volta tornato sul trono napoletano alimentò questa sua passione inviando in Sicilia un suo pittore di corte, De Albertis, per registrare visivamente tutte le fasi della pesca. I preparativi, l’inizio della mattanza, la mattanza vera e propria, il recupero dei pesci.
Sulla scorta di queste scene dipinte, Philippe Daverio torna nei luoghi di quelle floride cacce al tonno borboniche ritrovando tutti i paesaggi e gli edifici presenti nei quadri, ma con una quasi totale assenza di tonni. Ponticello ad est di Palermo, e poi virando verso ovest la Tonnara dell’Orsa di Cinnisi, e quindi ancora più ad Ovest nelle Isole Egadi, Favignana presso lo Stabilimento Florio, una grandissima struttura legata alla pesca, conservazione e commercializzazione del tonno che arrivò ad impiegare ben ottocento persone. Qui Philippe Daverio incontra Giuseppe lo “squartatore” (termine con cui si indicava chi aveva il compito di tagliare la testa ai tonni) che offre una testimonianza di come si svolgeva la pesca e di come si organizzava la successiva conservazione del tonno.
Altre interessanti testimonianze vengono da una videoinstallazione di Roberto Alongi, un raro esempio di connubio tra arte contemporanea e documentazione antropologica di un passato che ormai sta diventando mito.