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La scorsa settimana Philippe Daverio ha rievocato gli anni passati dai Savoia sul trono d’Italia. Questa volta il racconto parte da più lontano, dall’inizio della loro dinastia cominciata intorno all’anno 1000 con Umberto Biancamano.

Daverio ripercorre le principali imprese e le vicende dei protagonisti della famiglia, dal conte verde Amedeo VI e il conte rosso Amedeo VII al duca Amedeo VIII, fine politico che diventò persino antipapa. Nel XVI secolo i Savoia sono sempre più orientati a espandersi verso la penisola italica, tanto che già allora il poeta Fulvio Testi vedeva in Emanuele Filiberto e in Carlo Emanuele I i possibili artefici dell’unificazione d’Italia. L’ultimo protagonista di questo percorso savoiardo è Vittorio Amedeo II, dall’animo schivo e tormentato, che in quegli anni tra ‘600 e ‘700 diventa re di Sicilia e poi re di Sardegna e compie la definitiva trasmutazione dei Savoia in casata reale.

Il racconto parte dai luoghi dove la dinastia ha compiuto i primi passi e si è svolta buona parte della sua storia: la Savoia. Daverio attraversa tutti i luoghi che hanno caratterizzato il passaggio storico dei Savoia su questa terra. In particolare si sofferma sul centro abitato di Chambery e sull’Abbazia di Hautecombe, dove insieme alle tombe dei conti e dei duchi dei Savoia è conservato in un certo senso il loro “medioevo”. Alla semplicità e al fascino misterioso di questo luogo fa da contraltare Torino, che con Emanuele Filiberto divenne la capitale dei Savoia. Emanuele Filiberto fece costruire il Castello del Valentino, dove si dismette il linguaggio formale delle architetture da caserma e si scopre la grandeur, in un curiosissimo ping pong di stili tra gusto francese e gusto italiano.