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La biblioteca ambrosiana di Federico Borromeo
in onda domenica 29 luglio 2012 alle 13.25
Questo appuntamento di Passepartout, il programma di arte e cultura di Rai Tre, scritto e condotto da Philippe Daverio, si svolge nell’ambito del Seicento lombardo.
In tale contesto non potevano mancare riferimenti all’ambientazione del più famoso romanzo italiano “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni, scelto infatti come passepartout di questa puntata. Daverio propone una lettura “critica” che lascia intatti tutti i meriti linguistici e letterari dell’opera manzoniana, rilevando però il profondo equivoco che questa ha generato sul Seicento lombardo, per cui la Milano di quel tempo sembra essere solo la città della peste. Ed invece era ben altro! Un centro culturale vivace e moderno, sospeso tra Controriforma e Barocco, influenzato profondamente dall’azione dell’episcopato, guidato lungamente da esponenti della famiglia Borromeo. Il racconto di questa puntata comincia proprio da San Carlo Borromeo, negli anni della fase conclusiva del Concilio di Trento, dove si elaborarono le regole della Controriforma. Daverio documenta così il passaggio di Carlo a Bologna, dove fece costruire l’Archiginnasio, uno dei monumenti universitari più interessanti del mondo, notissimo anche per il suggestivo teatro anatomico realizzato a partire della fine del Seicento. Tornato a Milano Carlo attuò una radicale azione di riforma della chiesa secondo i dettami della Controriforma, cogliendone gli aspetti di sobrietà e severità, contribuendo così a mutare gli aspetti dell’estetica lombarda. L’altro Borromeo, Federico è già un uomo di epoca diversa, come si nota anche dal suo aspetto, certamente più mondano e non solo per il pizzetto alla moda. Federico Borromeo fonda nel 1609 la Biblioteca Ambrosiana, la più antica biblioteca aperta al pubblico, ed oggi l’istituzione simbolo della milanesità più profonda. Anche se molti volumi sono andati distrutti nel corso del bombardamento del 1943, questa collezione di libri e codici miniati è davvero impareggiabile, non solo per la qualità delle scelte ma anche perché estesa verso le culture più lontane, soprattutto quella araba.
Tra le curiosità spicca un antico corano tascabile da viaggio completamente manoscritto. Parallelamente alla Biblioteca scorre l’altra prestigiosa istituzione legata alla figura di Federico Borromeo, la Pinacoteca Ambrosiana, collezione d’arte di grande rilievo, sorta dalla prima donazione del cardinale. Come il suo contemporaneo collega romano, il cardinale Scipione Borghese, Federico amava collezionare opere d’arte: i fiamminghi, soprattutto Jan Bruegel, e poi Tiziano, Raffaello, centrando un colpo sensazionale con l’acquisto del disegno preparatorio della “Scuola di Atene”, Leonardo e i leonardeschi, e Caravaggio, l’artista lombardo più promettente di quel tempo. L’influenza del cardinale si fece sentire anche sull’architettura: la costruzione della chiesa di Sant’Alessandro rappresenta infatti un momento di grande interesse storico ed estetico dove la “potenza della forma corrisponde alla potenza della controrifoma” e la facciata ricurva potrebbe essere il testo su cui si è formato il lombardo Francesco Borromini (che la esporterà successivamente nelle sue opere a Roma), importante indizio per chi sostiene che il Barocco sia germogliato proprio a Milano. L’indagine intorno alle figure della famiglia Borromeo tra il Cinquecento e il Seicento porta poi Daverio nuovamente fuori Milano alla ricerca dei luoghi privati della famiglia come il Ninfeo di Lainate, un tripudio manieristico con arditi giochi d’acqua talvolta anche scherzosi, e il Palazzo Borromeo di Isola Bella sul Lago Maggiore, raffinatissimo negli arredi e nei decori. A coronamento del racconto di Daverio nel corso di questa puntata intervengono il Mons. Gianfranco Ravasi, Prefetto della Biblioteca Ambrosiana, e la Principessa Bona Borromeo.