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Ma quali barbari?

in onda domenica 26 maggio 2013 alle 13.20

Questa puntata di Passepartout si presenta come un appuntamento un po’ speciale, in quanto si articola essenzialmente attorno ad una conversazione sul mondo dei barbari e sulle sue eredità tra Philippe Daverio, autore e conduttore della trasmissione, e il germanista Luigi Gerli.

Al di là dei luoghi comuni che vedono la penetrazione barbara nell’impero romano come un fatto traumatico e improvviso, visitando le opere proposte da due grandi mostre tenutesi qualche tempo fa come Roma e i Barbari al Palazzo Grassi di Venezia e Costantino il Grande al Castel Sismondo di Rimini, Gerli e Daverio concordano su una linea interpretativa in cui prevale una sostanziale contaminazione tra questi due mondi. I barbari d’estrazione germanica erano già parte dell’impero romano ben prima della sua caduta, occupando una parte cospicua di quel contesto, soprattutto le campagne e le fila dell’esercito.

Ben altra cosa furono poi gli accadimenti legati all’invasione degli Unni, che provenivano da molto più lontano e che con il loro avvento provocarono una pressione tale da far fallire la politica dei romani volta all’integrazione delle popolazioni barbare. Si verificò un vero e proprio effetto domino in cui vennero travolti dapprima Sarmati, Alani, Ostrogoti, Sciri, Rugi, e quindi Visigoti, Eruli, Gepidi, Burgundi, Franchi, Svevi, Vandali ed Alemanni. Tra il 378 ed il 406 questi si abbatterono in massa sull'Impero Romano d'Occidente, disintegrandolo nel giro d'una settantina d'anni e creando al suo posto i Regni Romano-Barbarici.

Prima di tutto ciò si era invece assistito ad un dialogo reale tra i linguaggi estetici e culturali dei germanici e dei romani. Dai barbari provenivano nuove sollecitazioni che tendevano a rinnovare i canoni obsoleti della retorica romana. Nuove proposte che interessavano diversi campi del vivere civile e quotidiano, finanche l’abbigliamento con l’introduzione dell’uso dei pantaloni e delle scarpe con i lacci.

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