Il premier
al Colle
E’ scontro su rigore di Tremonti. Silvio Berlusconi stretto tra Bce e Colle, ma la Lega non ci sta. Domani al Quirinale Fini e Alfano. Il Pd, governo senza idee
Contro la tempesta finanziaria scendono in campo tutte le nostre istituzioni per dare quel ‘segnale forte’ che lo stesso ministro dell’Economia Giulio Tremonti ha indicato come antidoto per debellare il virus che ha colpito i mercati. Così nel giorno della riapertura del Parlamento per consentire a Tremonti di indicare la sua ricetta anti-crisi, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano interrompe le ferie e rientra a Roma, prende in mano la situazione e avvia 'consultazioni' con l'esecutivo e le opposizioni per mettere a punto il quadro delle azioni necessarie per mettere in sicurezza i conti pubblici e difendere il paese dagli attacchi della speculazione. per questo chiede ai suoi interlocutori, secondo quanto riferito in ambienti parlamentari, coesione e rapidità d'azione.
Il capo dello Stato ha ricevuto Silvio Berlusconi, arrivato al Quirinale con il sottosegretario Gianni Letta e il ministro Tremonti. Urgenza del Capo dello Stato avviare, in questa crisi economica, vere e proprie consultazioni, aprendo le porte del Quirinale anche alle opposizioni, al presidente della Camera Fini e al segretario del Pdl Angelino Alfano. Oggi Napolitano aveva avuto un colloquio telefonico con Renato Schifani che, in vista dell'imminente consiglio dei Ministri, previsto forse domani sera alla chiusura dei mercati, dovrà varare il decreto con le misure della nuova manovra rivista e corretta.
Anche per il premier Berlusconi oggi è stata una giornata molto intensa. Prima di salire al ha incontrato a palazzo Chigi il governatore di Bankitalia e presidente designato della Bce, Mario Draghi. Sul tavolo il canovaccio di misure anti-crisi che vanno tutte in una unica direzione, quella del rigore, così come vogliono Europa e Bce. E come lo stesso ministro Tremonti ha inserito nella sua ricetta 'europea' illustrata nelle commissioni parlamentari. Certo la prospettiva delle 'lacrime' e del 'sangue' in arrivo con il decreto anticrisi non piace a nessuno, a cominciare da Berlusconi che forse si è turato le orecchie quando Tremonti ha elencato più tasse sulle rendite finanziarie, taglio dei 'ponti' festivi, decurtazione degli stipendi degli statali.
Solo ipotesi per ora, però la prima reazione è stata totalmente negativa, e non solo nell'opposizione che con Bersani, Di Pietro, ma anche con il terzo Polo, ha accusato il Governo di non avere nè idee nè polso e di muoversi alla cieca. Gianfranco Fini si è detto addirittura "allibito" per la vaghezza e dell'intervento di Tremonti.
E pure nella stessa maggioranza la delusione è stata grande. Bossi, che ad un certo punto ha anche paventato misteriosi complotti orditi contro il Governo, ha detto chiaro e tondo che il suo amico Giulio proprio non lo ha convinto sulle pensioni e in serata è tornato a palazzo Grazioli per fare il punto su una situazione ingarbugliata e nervosa. Nel Pdl è spuntata intanto una fronda anti-Tremonti: un gruppo di parlamentari Stracquadanio, Crosetto, Malan e Bertolini 'delusi' dall'intervento del ministro dell'Economia ha fatto sapere che non è affatto scontato il loro voto a favore del decreto anti-crisi. Di certo, ha annunciato Forza del Sud, il movimento che fa capo a Gianfranco Miccichè e che è rimasto 'perplesso' dalla parole 'poco chiare' di Tremonti “Non voteremo provvedimento che siano contro il mezzogiorno".