Monti: “Scandali, è vecchia Italia”
ROMA – Al Cdm l'esame di due importanti decreti: il dl innovazione e crescita e quello sui costi della politica degli enti locali. Nella bozza, stop di 10 anni a primi cittadini e presidenti di provincia che hanno contribuito al dissesto, obbligo del pareggio di bilancio e controlli trimestrali della Corte dei Conti
“L'agenda digitale è un modo per trasformare il Paese”, attraverso la circolazione del sapere, la condivisioni delle informazioni, la connettività, i servizi digitali al cittadino, che sono “le basi per recuperare il gap tecnologico paese”. Così Mario Monti presentando il ‘decreto Sviluppo’ varato dal Consiglio dei ministri. Le norme, ha spiegato il premier, “puntano in modo ambizioso a fare del nostro paese un luogo nel quale l'innovazione sia un fattore di crescita sostenibile e produttività delle imprese”. E sugli scandali di cattiva amministrazione, il Proefssore ha ribadito che si tratta di “un' Italia vecchia, che preferiremmo non vedere in futuro”, e che è interessata da questo decreto, mentre quello Sviluppo “riguarda il futuro e l'Italia nuova”.
Agenda digitale, nascita e sviluppo di startup innovative, strumenti fiscali per agevolare la realizzazione di grandi opere con capitali privati, attrazione di investimenti esteri, credito alle Pmi e liberalizzazioni in campo assicurativo sono le principali aree di intervento del “Decreto Crescita 2.0” approvato dal Cdm.
Gli incentivi fiscali per le aziende, previsti dal dl Sviluppo, saranno finanziati in parte con la Cassa Conguaglio per il settore elettrico destinata all'efficienza e alle rinnovabili e alimentata dal gettito della tariffe elettriche e del gas naturale. Secondo il presidente dell'Autorità per l'energia, Guido Bortoni, questa disposizione non dovrebbe comportare rincari alle bollette. L’Autority spiega che si dovrebbe trattare solo di un “cambio di destinazione”, perché “il fondo già esisteva”.
All’esame del Cdm anche la bozza del ‘Provvedimento legislativo d'urgenza recante disposizioni in materia di finanza e di funzionamento degli enti locali’. Per i sindaci e i presidenti di Provincia ritenuti responsabili dalla Corte dei conti, anche in primo grado, di aver contribuito al dissesto finanziario verranno applicate sanzioni, tra cui l'incandidabilità “per un periodo di dieci anni”. La bozza di decreto prevede anche una sanzione pecuniaria “pari ad un minimo di cinque e fino ad un massimo di venti volte la retribuzione dovuta al momento di commissione della violazione”.
“Belle le incandidabilità per sindaci e presidenti” replica ironico il senatore Roberto Calderoli. “Peccato che la norma l'ha già scritta il sottoscritto, all'articolo 6 del decreto legislativo 149 del 2011, un decreto che fa parte del federalismo fiscale”. Calderoli, responsabile organizzativo federale e responsabile del territorio per la Lega Nord conclude: “Va bene che repetita iuvant, ma fotocopiare in un decreto legge una norma già in essere, fa davvero venire da ridere”.