La piazza
non si fa imbavagliare
Le note dell'inno di Mameli aprono la manifestazione organizzata dalla Federazione della Stampa Italiana, alla quale hanno aderito numerose sigle sindacali, politiche e comuni cittadini, per dire no al ddl intercettazioni
Le note dell'inno di Mameli aprono la manifestazione organizzata dalla Federazione della Stampa Italiana, alla quale hanno aderito numerose sigle sindacali, politiche e comuni cittadini, per dire no al ddl intercettazioni.
Piazza mobilitata e politica in fermento, in un pomeriggio afoso, ma ricco di spunti.
Dal popolo viola, a Ilaria Cucchi e Patrizia Aldrovandi, tante le persone che si alternano sul palco per motivare il proprio no alla legge "bavaglio". E in platea non si contano gli striscioni, la gente imbavagliata e i post-it contro il governo che vuole negare il diritto ai cittadini di essere informati. Dal centro di Roma, un boato accompagna la notizia che il ddl sarà in parlamento dopo la pausa estiva e non il 29 luglio.
Tanti i volti noti della politica e dello spettacolo: Pierluigi Bersani, Fausto Bertinotti, Antonio Di Pietro, Rosy Bindi, Walter Veltroni, Piero Fassino, il consigliere Rai Nino Rizzo Nervo, Carla Fracci, Monica Guerritore, Dacia Maraini, Francesco Maselli, Ettore Scola, Mimmo Calopresti, Tullio Solenghi, Leo Gullotta e Carlo Lucarelli. C’era anche Anna Politovskaja nella voce di Ottavia Piccolo che ha letto un testo della giornalista russa assassinata, che ha infiammato la piazza.
Ma non sono mancate le polemiche. Protagonista Patrizia D’Addario, che con in mano il suo libro Gradisca presidente,è stata assalita da fotografi e giornalisti.
«Questa legge mi riguarda. Sono stata invitata dagli organizzatori. Se ci fosse stata questa legge un anno fa, io non avrei potuto raccontare la mia verità e voi sareste andati in carcere». «Via le escort di Berlusconi da questa piazza!», ha detto Benedetta Buccellato, segretario dell’associazione per il teatro italiano. Siddi ha precisato che la D’Addario «non è una testimonial della manifestazione di oggi, nessuno di noi l’ha invitata, la battaglia per la libertà che stiamo compiendo è troppo seria, no alle strumentalizzazioni».
Ma la sorpresa più grande, a conclusione della manifestazione, è stata la presenza dello scrittore antimafia Roberto Saviano, che ha lanciato un appello a "sognare un'Italia diversa" e a riuscire "a parlare al cuore della gente" in un momento decisivo per la storia del Paese.
"Il ddl intercettazioni - ha detto lo scrittore tra gli applausi scroscianti della piazza - ci viene proposta come una difesa della privacy, che è certamente sacra e un elemento importante di ogni democrazia. Ma questa legge non vuole difendere la privacy o, come si è detto, le telefonate tra i fidanzatini. Bisogna fare chiarezza e dire che il suo unico scopo è di impedire di conoscere ciò che accade e di difendere, più che altro, la privacy del malaffare o, se vogliamo, degli affari della politica".
Saviano ha poi criticato quanti hanno definito il contrasto alla normativa e l'insistere sui temi della criminalità in Italia come una "posizione anti-italiana che discredita il nostro Paese. Quello che accade da noi - ha spiegato Saviano - supera i nostri confini. Il nostro è uno dei paesi fondatori del sogno europeo e difendere la democrazia e la libertà qui significa farlo in tutti gli altri paesi, anche in quelli dove questa libertà non c'è e vedono nel nostro paese un punto di riferimento".
Lo scrittore anti-camorra ha infine, affermato che ormai la battaglia per la legalità e la libertà di stampa è diventata "trasversale alle stesse forze politiche", dicendosi poi "ferito" dalle parole di Marcello Dell'Utri che è tornato a definire Mangano un eroe.
"Non permettiamo - ha detto Saviano - di far passare queste cose e queste affermazioni come una boutade politica perchè sono gravissime. Ci vogliono spingere a pensare che tanto è tutto uno schifo e che sono tutti uguali. E' quello che vogliono".