Berlusconi
"Non c'é alternativa
a questo governo"
“L'interesse degli italiani è completare la legislatura e mantenere i conti in ordine. Eviteremo di finire come altri Paesi europei che si stanno dissanguando. Rivendico di aver messo a riparo il debito pubblico italiano e sarebbe folle mettere tutto in discussione con una crisi al buio”
Incassata la 44esima fiducia alla Camera, nel pomeriggio Silvio Berlusconi è intervenuto come previsto al Senato per la verifica di governo richiesta dal Colle.
“Sono certo che il governo uscirà rafforzato da questo passaggio parlamentare. Condivido e rilancio l'appello a coesione e alla responsabilità del presidente Napolitano. Il dibattito di oggi nasce come sapete da una sollecitazione del presidente della Repubblica al quale rivolgo il mio saluto. Il Capo dello Stato con autorevolezza che tutti noi gli riconosciamo ha invitato il governo a riflettere il parere in merito ai mutamenti della compagnie governativa, è un invito opportuno che accolgo”. E’ stato questo il passaggio iniziale del suo intervento a Palazzo Madama.
E’ apparso subito chiaro a tutti che il discorso del premier più che dare risposte al Quirinale era l’occasione per rispondere a ‘distanza’ e in una sede autorevole alle richieste e agli ultimatum lanciati dalla Lega e dai suoi leader domenica a Pontida.
Il cavaliere ha infatti ripreso immediatamente un concetto già espresso da Umberto Bossi durante il raduno leghista, cioè quello della necessità di evitare una crisi di governo al buio.
“L'interesse degli italiani è completare la legislatura e mantenere i conti in ordine. Eviteremo di finire come altri Paesi europei che si stanno dissanguando. Rivendico di aver messo a riparo il debito pubblico italiano e sarebbe folle mettere tutto in discussione con una crisi al buio”.
E’ poi tornato sul fatidico 2013, anno in cui la legislatura andrebbe al suo termine naturale, e sui 5 punti ‘qualificanti’ del programma: dal federalismo fiscale, alla riforma della giustizia, fino all'immigrazione, alla sicurezza ed al piano per il Sud.
“Non voglio rimanere per sempre a Palazzo Chigi, né fare il leader a vita del centrodestra, ma voglio lasciare in eredità all'Italia una grande partito che sia l'erede della tradizione popolare europea e che sia il baluardo primo della democrazia e della libertà. Il nostro dovere è quello di portare a termine riforme strutturali necessarie ad agganciare la crescita. In questi giorni abbiamo assistito ad un dibattito surreale sui giornali secondo i quali ci sarebbe stata una spaccatura in seno al governo tra chi vuole aumentare il deficit e chi vuole invece praticare la politica del rigore. E' una rappresentazione grottesca anche perché non si può aumentare il disavanzo pubblico. Non lo faremo in nessun caso e per nessun motivo. La riforma fiscale avrà effetti benefici per tutti: per chi produce e per chi risparmia.
Ridisegneremo l'impianto delle aliquote, vi saranno meno aliquote, solo tre rispetto alle attuali cinque, e più basse. Saranno più snelle e trasparenti e la riforma fiscale porterà anche ad una riduzione a 5 del numero delle imposte”.
Poi l’atteso passaggio sulla missione in Libia: “Il governo si è attivato sin dall'inizio per una soluzione politico-diplomatica della crisi. Anche noi condividiamo le preoccupazioni di quanti temono che siano prolungate le azioni in Libia. Il governo transitorio di Bengasi ha firmato un trattato per il rimpatrio dei cittadini libici". "Il governo assumerà decisioni sul da farsi solo dopo la riunione del Consiglio Supremo che si terrà alla presenza del Capo dello Stato e valuterà la riduzione dei contingenti sempre in accordo con le altre istituzioni internazionali”.
Il dibattito al Senato prosegue con gli interventi dei vari gruppi e le dichiarazioni di voto.