Olha Vozna - Ucraina

Il programma è stato realizzato in collaborazione con il Ministero dell'Interno - Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione

e con il cofinanziamento del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020



Bosnia-Erzegovina

Curiosità: una piccola Italia in Bosnia-Erzegovina

Štivor, in una valle incontaminata vicino a Prnjavor, è un paese di 150 case sopravvissute ai furori della Storia. Nelle scuole si studia italiano; i 270 abitanti hanno il passaporto italiano, leggono i giornali italiani e vivono con pensioni italiane; e tre quarti di loro parla il dialetto trentino. Un dialetto con qualche residuo ottocentesco.

Nel 1882, la Valsugana fu devastata da una catastrofica alluvione del fiume Brenta. All’epoca, tutto il Trentino faceva parte dell’Impero Austro-ungarico e da poco anche la Bosnia-Erzegovina era passata sotto il dominio di Francesco Giuseppe. Per ripopolare e riqualificare la Bosnia e, allo stesso tempo, dare una possibilità alle poverissime e disastrate popolazioni trentine, l’amministrazione dell’Imperatore favorì l’emigrazione nel paese balcanico: la condizione era avere concluso una scuola o avere una professione ed essere alfabetizzati. Una piccola comunità si stabilì in Erzegovina, nei distretti di Konjic e Tuzla. Altri si stabilirono in Bosnia, nei distretti di Prnjavor e Banja Luka; nell'area di Štivor arrivarono le famiglie provenienti dalla Valsugana.

I “Beg(o “Bey”, cioè i nobili turchi ancora signori delle terre, anche se il dominio ottomano aveva dovuto lasciare il passo a quello austro-ungarico) avevano l’obbligo di accogliere due famiglie ciascuno e cedere loro un appezzamento. I trentini importarono una novità per quella regione: la coltura delle viti e la produzione di vino, che divenne una specialità locale molto ricercata.

Questo strano angolo di mondo è stato risparmiato dalla terribile guerra civile degli anni Novanta, le cui detonazioni si sentivano in lontananza. Prima del conflitto, la zona di Prnjavor aveva la più alta presenza di minoranze nazionali. Oggi il flusso migratorio si è invertito e molti, soprattutto giovani, sono venuti a lavorare in Italia; ma gli Italiani che sono rimasti a Štivor sono fedeli alla propria cultura e alle proprie tradizioni.

Il 92% della popolazione è tuttora di discendenza trentina e il “Circolo Trentino” mantiene vivi i legami con la terra d’origine. I giovani tornano a Štivor solo in estate, ma i vecchi ci vivono bene. La cittadinanza italiana era stata annullata dopo la rottura tra Italia e Unione Sovietica, ma la legge del 1992 (nel confermare il criterio dello “jus sanguinis”) la restituiva a questa piccola comunità sulla base della discendenza registrata negli archivi anagrafici parrocchiali. 

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