Olha Vozna - Ucraina

Il programma è stato realizzato in collaborazione con il Ministero dell'Interno - Dipartimento per le Libertà Civili e l'Immigrazione

e con il cofinanziamento del Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2014-2020



Paesi

Burkina Faso

Il Burkina Faso, che fino al 1984 era conosciuto come Alto Volta, è uno Stato dell’Africa centro-occidentale privo di sbocco sul mare. È costituito prevalentemente da un grande altopiano, con un clima tropicale molto secco, soprattutto nella parte settentrionale, coperta da una steppa arida. Il 29% del Burkina ricade infatti nel Sahel, la fascia sub-sahariana che dal 1972 è stata colpita da una gravissima siccità e da una carestia i cui effetti sono ancora attuali: un territorio sofferente e privo di risorse capaci di contrastare le scorribande di gruppi terroristici o semplicemente banditeschi. Nelle regioni meridionali, attraversate dal fiume Volta, il clima più umido permette l’estensione della savana e colture agricole che a malapena permettono la sopravvivenza della popolazione.

L'area più popolata è quella centro occidentale, tra la capitale Ouagadougou in costante espansione, e la città di Bobo-Dioulasso mentre semi spopolate sono le regioni aride del nord e le zone fluviali più umide flagellate da sempre dalla malaria.

Il Burkina Faso fa parte di quei territori fortemente penalizzati dal dominio coloniale francese che, togliendo importanza ai traffici transahariani, confinò l’aera del Sahel in una posizione marginale rispetto alle zone costiere e portuali, che godettero invece anche di investimenti e della dotazione di infrastrutture. Messo in una condizione di grande svantaggio commerciale, all’Alto Volta (così era chiamato allora), veniva anche imposta una subalternità alla Costa d’Avorio, in uno status quasi di sotto-colonia. L’economia del Burkina, fortemente emarginata e povera, non trasse alcun vantaggio dall’indipendenza, che ne aggravò l’isolamento.

Afflitto anche da una situazione politica cronicamente instabile, il Burkina Faso ebbe un momento di grande rinascita e speranza con l’avvento al potere di Thomas Sankara nel 1983. Sostenuto da un grande consenso popolare, Sankara iniziò una politica radicale di riforme sociali. Mettendo in discussione anche il debito estero e i rapporti con le potenze straniere, diventò una specie di portavoce profetico-rivoluzionario dell’intera Africa nera, tanto da essere definito “il Che Guevara africano”. Cambiò la bandiera, scrisse un nuovo inno nazionale, e soprattutto fu lui a cambiare il nome del Paese e a chiamarlo Burkina Faso, che significa “Terra degli uomini integri”. In pochissimo tempo, Sankara era diventato una figura autorevole e carismatica anche nelle sedi internazionali come l’ONU, ridando orgoglio al suo Paese senza voce: come disse in un discorso, “la dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità”. Venne fatto assassinare insieme a dodici ufficiali in un colpo di Stato organizzato dal suo collaboratore Blaise Compaoré, con l’appoggio dei poteri che aveva messo in discussione. Era il 1987: Sankara non aveva ancora compiuto 38 anni e ne erano passati solo 4 dalla sua salita al potere.

Da allora, il governo del Burkina è rimasto saldamente nelle mani di Compaoré; fino al 2014, quando una rivolta popolare lo ha costretto alle dimissioni e alla fuga.

Il Burkina Faso è ancora uno dei paesi più poveri del mondo, ma è anche una terra dal grande fascino e dalle risorse popolari e umane imprevedibili. In questo momento di passaggio di poteri e di grandi cambiamenti, bersaglio anche degli attacchi del terrorismo islamista, gioca la scommessa sul proprio futuro.

Cittadini del Burkina-Faso residenti in Italia al 1° gennaio 2016 (Dati ISTAT)

I burkinabé residenti in Italia sono 14.657, pari allo 0,29% degli stranieri residenti nel nostro Paese (5.026.153 in totale), con una diminuzione di -1,9% rispetto all’anno precedente. Il primato spetta alla Lombardia, con 4.273 presenze (29,2%), seguita da Veneto con 3.234 (22,1%), Emilia-Romagna con 2.518 (17,2%), Campania con 1.721 (11,7%), Friuli-Venezia Giulia con 832 (5,7%), Piemonte con 579 (4,0%) e Lazio con 555 (3,8%).

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