Una mattinata drammatica. Un'ondata di vendite sui titoli di Stato italiani senza precedenti. Lo spread, il divario tra i nostri btp e i bund tedeschi decennali, schizza all'insù, in una corsa fuori controllo. 492 punti-base all'apertura, già un livello altissimo, poi sempre più sù, fino ai 575 punti.
Un quadro persino peggiore di quanto temuto. Chi detiene titoli italiani cerca di liberarsene, troppo alto il rischio-Italia.
 
Aumentano gli interessi su tutte scadenze, tutte ampiamente sopra la soglia del 7%, quelli decennali arrivano addirittura al 7,40%. E’ la prima volta dal 1997. Si tratta di titoli già in circolazione, scambiati sul mercato secondario. La soglia critica che aveva costretto Grecia, Irlanda e Portogallo a chiedere aiuti internazionali, perché costi di rifinanziamento di questi livelli sono considerati insostenibili, è stata ampiamente superata.

Al generale allarmismo sulla situazione politica in Italia si è aggiunta una pesante bordata dal mercato londinese. Una scelta tecnica ma dai pesanti risvolti per il nostro Paese. Una delle principali organizzazioni che regolano il mercato secondario dei titoli di Stato, ‘Clearnet’, ha deciso di aumentare i margini prudenziali che i trader devono depositare per operare sui titoli italiani. Un aumento dei costi che potrebbe spingere ulteriormente i grandi investitori a liberarsi dei bond italiani o a non acquistarne altri.
A questi livelli i rendimenti dei titoli di stato appaiono tali da precludere al paese le possibilità di rifinanziamento sui mercati.

Intanto domani vanno all’asta bot annuali per 5 miliardi mentre, lunedì prossimo andranno a scadenza titoli per 30 miliardi, anche pluriennali. Per molti quello sarà il giorno della verità.