Ministeri: tagli in vista
ROMA - Il Governo è sotto pressione per evitare il nuovo aumento di 2 punti dell' iva ad ottobre e va a caccia di circa 4 miliardi di euro. L'unica strada possibile è ridurre la spesa pubblica. Bce: "Accorpare le province"
ROMA - Consumi al palo, economia in recessione, il governo è sotto pressione per evitare il nuovo aumento di 2 punti dell' iva ad ottobre che potrebbe aggravare ancor più la crisi economica. L' Esecutivo è quindi a caccia di circa 4 miliardi di euro per scongiurare l' innalzamento dell' iva dal 21 a 23%. Un'altra stangata sui cittadini da evitare assolutamente dopo i salassi fiscali degli ultimi mesi.
L'unica strada possibile è ridurre la spesa pubblica e il ministro Giarda sta accelerando sulla ‘spending review’ cioè sulla razionalizzazione della spesa. Domani presenterà al Consiglio dei Ministri il suo piano per recuperare risorse. Una vera opera di setaccio perché i bastioni della spesa sono difficili da attaccare. Una serie di tagli, per circa 4 miliardi, a partire già da giugno.
In prima fila il ministero dell'Interno: si prevedono tagli del 10% dei dipendenti. Potrebbero andare in pensione anticipata. Legata a doppio filo c'é la questione del ministero della Difesa che condivide con gli Interni la gestione dell' ordine pubblico. Da una parte i carabinieri dall' altra la polizia. Le sovrapposizioni sul campo ci sono. E anche qui si vorrebbero fare dei tagli.
Nel mirino del governo anche 2 ministeri già da tempo sotto la lente di osservazione, Giustizia e Scuola. Per la Giustizia l'Esecutivo potrebbe tagliare giudici di pace e piccoli tribunali rallentando di più i tempi della giustizia.
Poi c'e il capitolo scuola. Già nelle precedenti manovre ha subito tagli lineari per circa 6 miliardi. Tagli di personale docente e non docente riduzioni di classi e ore di scuola. Ora il grosso della spesa, oltre il 90%, è destinato agli stipendi e lì non ci sono margini. Ma si può tagliare su circa 1 miliardo di spesa per i beni e i servizi. L'obiettivo è ridurli del 15%.
Intanto la Bce rilancia l'accorpamento delle province come soluzione per ridurre i costi della politica. E poi insiste per riportare al centro dell'attenzione il capitolo concorrenza e liberalizzazioni per rilanciare la crescita.