Stipendi mai così bassi
Roma - E' l'Istat a rilevarlo sottolineando che a marzo le retribuzioni sono rimaste ferme su base mensile e in aumento dell'1,2% su base annua: si tratta dell'aumento tendenziale più basso almeno dal 1983, ovvero dall'inizio delle serie storiche ricostruite
Roma - Gli stipendi in Italia non sono mai stati così bassi da 29 anni fa e il divario con i prezzi è al top dal 1995. E' quanto fa sapere l'Istat, sottolineando che a marzo le retribuzioni sono rimaste ferme su base mensile e in aumento dell'1,2% su base annua: si tratta dell'aumento tendenziale più basso almeno dal 1983. Inoltre nel mese di marzo il divario salari-prezzi ha toccato un livello record: la forbice tra l'aumento delle retribuzioni contrattuali orarie (+1,2%) e il livello d'inflazione (+3,3%), su base annua, ha registrato una differenza di 2,1 punti percentuali: si tratta del divario più alto dall'agosto del 1995.
Sono 4,3 milioni i lavoratori in attesa di rinnovo contrattuale. Alla fine di marzo la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo è del 32,6% nel totale dell'economia e del 12,3% nel settore privato. L'attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di oltre due anni (27 mesi) tanto nel totale che nell'insieme dei settori privati. Alla fine di marzo 2012 i contratti collettivi nazionali di lavoro in vigore per la parte economica corrispondono al 67,4% degli occupati dipendenti e al 61,8% del monte retributivo osservato.
E la Cgil denuncia: “I lavoratori pubblici sono al quarto anno di blocco contrattuale - ha detto Susanna Camusso - l'Istat conferma quello che la Cgil dice da tempo, ovvero che la condizione di reddito dei lavoratori continua a peggiorare e i contratti del lavoro privato si rinnovano con grande difficoltà”.