22/11/2024
23/03/2012

Fornero: "nessun passo indietro"
Cofferati: "proposte governo sbagliate"

10 anni fa la Cgil portò in piazza a Roma 3 milioni di persone a difesa dell'Articolo 18. Sergio Cofferati, ex leader del sindacato, ricorda l'avvenimento e ammonisce: "Con la nuova norma i lavoratori saranno tutti licenziati per motivi economici"

Avanti sulla riforma del lavoro. "Nessuna marcia indietro dal governo e questo deve essere chiaro". Parola della ministra del Lavoro Elsa Fornero, che ha presentato il documento sul discusso provvedimento che andrà oggi al Cdm e che dovrebbe essere approvato con la formulazione "salvo intese". Si tratta della formula che si usa quando un testo non è ancora definitivo. Lo riferiscono fonti di palazzo Chigi, sostenendo che non sarà necessario un nuovo Cdm per l'adozione della riforma.

Ma restano forti i dissensi sulla modifica dell'articolo 18. Raffaele Bonanni entrando nel primo pomeriggio di ieri a palazzo Chigi ha detto che “Serve un cambio per i licenziamenti economici, anche noi vogliamo il modello tedesco. Speriamo, con il sostegno del Pd, di ottenerlo e di chiarire tutti insieme ai lavoratori la bontà delle soluzioni che abbiamo trovato”. La Cgil invece tiene il punto: “L’unico modo per evitare abusi sui licenziamenti è il reintegro nei posti di lavoro, altrimenti confermiamo il fatto che siamo in presenza di un provvedimento teso a rendere i licenziamenti più facili”.

Dal canto suo il ministro Fornero ha chiarito: "Il governo ha intenzione di modificare l'articolo 18 e non ha assolutamente intenzione di fare passi indietro non per ostinazione ma perché si ritiene che questa formulazione sia un buon equilibrio e bilanciamento tra esigenze contrapposte”. Poi spiegato che le misure del governo sono state definite anche perché sull'articolo 18 "non c'è stata presentata un'azione migliore" ma ha voluto anche precisare che con le modifiche apportate alla norma ''alle imprese non stiamo dando una licenza per facili licenziamenti, non è così''. Lo stesso ministro ha poi confermato la volontà del governo di andare in Parlamento.

Intanto, sarà il Consiglio dei ministri a decidere la forma, cioè  "il veicolo normativo per portare una proposta di legge nella formulazione che si riterrà, per l'approvazione in Parlamento: non ve lo dirò io, lo dirà il presidente Monti quando lo riterrà".

Per uno strano scherzo del destino proprio oggi ricorrono i 10 anni dalla manifestazione sindacale organizzata  dall’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati, che portò in piazza a Roma 3 milioni di lavoratori a difesa dell'art18. L’ex sindacalista si è espresso contro la nuova riforma del mercato del lavoro, tornando a ribadire gli stessi concetti del 2002. ''L'insieme delle proposte del governo sono sbagliate e rischiano di causare effetti negativi sull'economia italiana - ha
detto oggi Cofferati a Genova a margine della 2/a assemblea nazionale degli amministratori locali del Pd - Se si introduce il criterio del licenziamento per motivi economici, è evidente che nessun imprenditore userà mai la norma discriminatoria, saranno tutti licenziati per ragioni economiche''. Secondo Cofferati ''si vuole aprire un varco per vanificare l'articolo 18 avremo degli ammortizzatori sociali che dureranno meno nel tempo e avranno un peso inferiore, con un grave danno per chi perde il posto di lavoro in una fase recessiva. Per ora c'è semplice manutenzione sui contratti, non c'è il disboscamento dei 46 contratti che si possono attivare in Italia. L'insieme del provvedimento è sbagliato''.

E di lavoro parla anche il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, a margine della cerimonia di commemorazione della strage delle Fosse Ardeatine. "Il problema più drammatico è quello delle aziende che chiudono e dei lavoratori che rischiano di perdere il posto di lavoro, non per l'articolo 18 ma per il crollo delle attività produttive".

Napolitano non critica l’articolo 18: "non credo che noi stiamo per aprire le porte ad una valanga di licenziamenti facili sulla base dell'articolo 18. Anche perché - ha aggiunto - bisogna sapere a cosa si riferisce l'articolo 18". Il capo dello Stato ha spiegato che “noi andremo ad una discussione in Parlamento dove si confronteranno preoccupazioni e proposte. Ma io sono convinto che si arriverà ad un risultato del quale si potranno riconoscere i meriti e la validità perché - ha sottolineato - era una riforma da fare".

Per il presidente della Repubblica il problema non è la riforma dell’artico 18, ma la necessità di creare nuovi posti di lavoro: "quello delle crisi aziendali è il problema più drammatico, le aziende chiudono e i lavoratori rischiano di perdere il posto", ha ribadito. E tutto ciò succede non a causa "dell'articolo 18 ma attraverso il crollo delle attività produttive". Ecco perché, secondo Napolitano, "bisogna puntare soprattutto a nuovi investimenti, sviluppi e nuove iniziative in cui possano trovare sbocco soprattutto i giovani".

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