Non dimentichiamo
Rossella Urru
Rossella Urru, 29 anni sarda di Samogheo in provincia di Oristano, è una cooperante italiana che è stata rapita in Algeria il 22 ottobre 2011. Sono passati 4 mesi e di lei e dei suoi due colleghi spagnoli non si sa più nulla ma, soprattutto, nessuno ne parla più
“Ciao Rossella, non ci conosciamo. E’ possibile che ti abbia visto qualche volta ma non ne sono certo. Conosco un po’ Graziano e Marisa e di vista i tuoi fratelli. Poco fa ascoltavo "Time after time" di Miles Davis e mi sei venuta in mente... Prima tu e poi Graziano, Marisa e i tuoi... Ogni tanto ti/vi penso. Possa l'aria che sta attorno a te trasformarsi in un abbraccio... A presto. Franco”.
Rossella è Rossella Urru, 29 anni sarda di Samogheo in provincia di Oristano. Franco invece è una delle tante persone che hanno lasciato un messaggio per Rossella sul sito che è stato aperto per non dimenticarla e per chiederne la liberazione. Si perché Rossella è una cooperante italiana che da 4 mesi si trova nelle mani di gruppo terroristico che l’ha rapita.
Era la notte tra il 22 e il 23 ottobre 2011 quando la giovane cooperante venne rapita da un gruppo di terroristi islamici in un campi di rifugiati Sahrawi in Algeria. Insieme a lei anche due colleghi spagnoli, Aino Fernadez Coin ed Enric Gonyalons.
Passarono 7 giorni, sette lunghi giorni senza notizie sulle condizioni dei rapiti. Poi, il 31 ottobre, l’esercito algerino comunicò di aver eseguito otto arresti “nell'ambito di una operazione mirata a colpire la rete di al Qaida nel Maghreb nei distretti dell'Algeria meridionale. Le informazioni raccolte consentono di confermare che i tre rapiti sono vivi”. Fine del comunicato.
Bisogna arrivare al 12 dicembre 2011 per avere la prova che gli ostaggi sono ancora in vita. Un giornalista dell’Afp comunicò di avere visto un video dove si vedevano i volti di un uomo e due donne. Dietro di loro un gruppo di uomini armati. Del documento venne diffuso solo un fermo immagine, ma era abbastanza. Rossella e i due cooperanti spagnoli erano vivi. Fine della storia.
Si fine, perché da quel 12 dicembre Rossella praticamente scompare da giornali e telegiornali. Basta fare una rapida ricerca su internet per rendersi conto che di questa vicenda ci siamo, come dire, ‘dimenticati’. E allora perché oggi ne stiamo parlando? A cosa è dovuto questo nostro colpevole e tardivo risveglio?
Vogliamo essere onesti, è stata una casualità. Lavoriamo in una redazione web e i social network fanno ormai parte a pieno titolo del nostro lavoro quotidiano. Girellando su Twitter siamo incappati su un post di @donneviola: “Facciamo diventare notizia, almeno su Twitter, il rapimento di Rossella Urru dato che giornali e autorità hanno deciso di non occuparsene”.
Urru, questo nome non ci è nuovo. Altra ricerca, questa volta con il motore interno del Tg3. In rapida successione gli unici 2 risultati. Ne abbiamo parlato il 24 ottobre e il 12 dicembre. Poi, anche noi, più nulla.
“Vogliamo sentire parlare di Rossella”; “Aiutateci a dar voce a Rossella Urru”; “Il Governo faccia tutto il possibile per liberare Rossella”; “Rossella Urru è stata rapita il 22/10 nel campo profughi di Tindouf, in Algeria. Non interessa a nessuno. E' ingiusto”.
Su Twitter un fiume di messaggi, inarrestabile, e un’unica richiesta ai media “tornate a parlare di questa vicenda” perché, come scritto in un altro ‘tweet’, “non esistono ostaggi di serie A e di serie B”. E’ giusto, hanno ragione. Per quanto ci riguarda non possiamo che fare ammenda per questa ‘dimenticanza’ ingiustificabile. Ma non ci limiteremo alle scuse. Da oggi, e fino alla liberazione dei tre ostaggi, terremo sempre nella nostra homepage l’appello pubblicato dai familiari di Rossella sul sito a lei dedicato. Oltre a questo vi invitiamo a segnalarci, al nostro indirizzo mail tg3net@rai.it, tutte le iniziative di cui venite a conoscenza utilizzando come oggetto del messaggio la dicitura “Rossella libera”.
Testo dell’appello “Per la liberazione immediata di Rossella Urru”
“In molti abbiamo vacillato di impotenza. Ci siamo sentiti infinitamente soli di fronte a tanto assurdo, svuotati da tanta assenza improvvisa. Così ci siamo chiusi in un lungo silenzio. Ma quello che noi credevamo un silenzio si è rivelato essere in realtà un coro di voci giunte da ogni dove. Un coro di solidarietà e di affetto che, dalla notte tra il 22 e il 23 ottobre, diventa sempre più accorato, sempre più grande e sincero. Senza addentrarsi in considerazioni ed analisi di ordine politico o religioso, lasciando quindi che siano gli esperti ad occuparsene in altre sedi più appropriate, questo blog vorrebbe solamente essere il punto di incontro fra tutte queste voci. Raccogliendo e condividendo in un unico spazio libero e aperto a tutti le numerose testimonianze per l’immediata liberazione di Rossella Urru. Fausto, Mauro, Graziano e Marisa”