Potere capitale

collaborazione di Federico Marconi
 

È uno dei Corpi di polizia cittadina più grandi d’Europa: oltre 6mila vigili con competenze che vanno dal decoro urbano alla verifica delle misure anti-Covid. Ma a dieci anni dalle prime denunce che portarono all’arresto del comandante generale del Corpo di polizia locale di Roma, Angelo Giuliani, il sistema di potere all’interno dei vigili urbani della capitale è ancora in piedi. Un sistema che permette agli agenti della Polizia locale di esercitare un controllo totale sulla città: sui commercianti, sugli imprenditori, sui politici, sugli stessi privati cittadini. Attraverso testimonianze e intercettazioni inedite, l’inchiesta ricostruisce i legami tra l’allora comandante Giuliani e l’attuale comandante generale Stefano Napoli, nominato alla guida del Corpo il 30 giugno scorso dalla sindaca Virginia Raggi. Parlano commercianti vittime di estorsione e cittadini minacciati di morte solo per aver segnalato troppe irregolarità, ed emerge per la prima volta il ruolo di alcuni vigili come fiancheggiatori dei clan nella conquista dei locali del centro di Roma. Un sistema così consolidato che è capace perfino di far tremare un sindaco, al punto da rendere lecita la domanda: quale è stato il ruolo dei vigili di Roma negli scandali che hanno portato alle dimissioni di Ignazio Marino?



- Riceviamo e pubblichiamo una precisazione del presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio (23/11/2020)

Da questa mattina si annuncia che durante la trasmissione “Report”, dedicata al ‘malaffare che si nasconde nel Corpo di Polizia Municipale’ di Roma Capitale, emergerà il mio nome citato nel corso di una telefonata intercettata tra Comandanti del Corpo stesso. Lo annuncia “Repubblica” in un articolo di Daniele Autieri (autore del servizio in onda stasera), che scrive “l’allora comandante Giuliani chiede a Napoli di accelerare le pratiche che interessano politici e imprenditori. Tra loro anche Marco Marsilio…”.

Si parla di una vicenda del settembre 2011: nove anni fa. Di una telefonata che l’allora Comandante in capo effettua verso il comandante del I Gruppo, nella quale Giuliani chiede a Napoli di fornirgli una relazione che l’ispettorato edilizio della PM e l’ufficio tecnico del Municipio avevano effettuato mesi prima su un fabbricato in via del Vantaggio sottoposto a lavori di ristrutturazione. Ho faticato non poco a ricostruire l’episodio, e tuttora ammetto di non ricordare con precisione tutti i contorni di una vicenda così lontana nel tempo e così marginale. Ma quello che posso sicuramente dire è questo:

- A via del Vantaggio vi è un fabbricato di proprietà della Comunità ebraica, utilizzato per scopi sociali, da molto tempo in degrado e sostanziale disuso, che sin dal 2005 è oggetto di un Accordo di Programma con il sindaco Veltroni per la sua riqualificazione;

- Il locatore dell’immobile nel corso del 2011 conduce i lavori di ristrutturazione, a causa dei quali il Comune riceve diverse segnalazioni ed esposti, che portano all’apertura di un’inchiesta per abusi edilizi, in particolare nella cantina trasformata in spa (da quel che mi consta, finita pressoché nel nulla, essendo l’albergo tuttora aperto);

- Anche il sottoscritto riceve da un residente del posto la richiesta di ‘vederci chiaro’ per opere che riteneva irregolari. Mi rivolgo quindi alla Polizia Municipale per avere documentazione utile a capire se la segnalazione è meritevole o no di attenzione;

- Questo ‘accesso agli atti’ va a rilento, sollecito più volte il Comandante che, evidentemente in imbarazzo per il ritardo e la scarsa trasparenza degli uffici nel fornire quanto richiesto, chiama il comandante del I Gruppo, Napoli, per ottenere una risposta, non sapendo più cosa dire alle insistenti richieste del sottoscritto tese a ottenere documenti chiusi in un cassetto per motivi poco chiari.

Sarebbe questo il ‘favore’ richiesto? L’aiuto che il Comandante della PM fornisce al ‘politico’ di turno per chissà quali biechi interessi privati?

Non ho fatto altro che esercitare il mio diritto/dovere di accedere agli atti, pretendere trasparenza e informazioni su una procedura pubblica sospetta di irregolarità.