Egitto in fiamme
ESTERI - Dopo gli scontri di ieri a due anni dalla caduta di Mubarak esplode la rabbia per le condanne della strage allo stadio di Porto Said. L'esercito egiziano ha schierato blindati e mezzi pesanti a protezione di caserme e prigioni. La città sarebbe in stato d'assedio. Una trentina i morti
Nel secondo anniversario della rivoluzione che depose Mubarak, l'Egitto si è svegliato in una nuova giornata di sangue. Oggi teatro delle violenze è stato Port Said, sulla costa del Mediterraneo. A dare fuoco alle polveri la sentenza del tribunale che ha emesso 21 condanne a morte per le violenze nello stadio di calcio cittadino in cui, il primo febbraio dello scorso anno, morirono 74 persone. Le vittime erano tifosi dell'Al-Ahly, squadra della capitale, che in quell'occasione vennero attaccati dagli ultras rivali dell'Al-Masry, di Port Said.
Condanne a morte “necessarie” commenta una donna il cui figlio di 17enne è morto nella calca. “Ora - aggiunge - voglio vedere quegli uomini morire davanti ai miei occhi, come loro hanno visto l'omicidio di mio figlio”. Ma avvocati e residenti di Port Said parlano di “sentenza politica per calmare la popolazione”.
Un verdetto che ha subito scatenato la rabbia popolare e la folla ha preso d’assalto il carcere per cercare di liberare gli imputati. Nell'assaltouna trentina di persone hanno perso la vita, uccise dalle forze di sicurezza. Tra le vittime anche un ufficiale, un agente e due calciatori. Centinaia i feriti, mentre l'esercito ha schierato blindati e mezzi pesanti a protezione di caserme e prigioni. Secondo alcune voci la città sarebbe in stato d'assedio. I militari stanno anche pattugliando la città di Suez, dove ieri 8 persone hanno perso la vita nel corso delle manifestazioni.
Al Cairo la protesta ha riguardato decine di migliaia di manifestanti. Bordate di pietre contro i gas lacrimogeni della polizia, il popolo di piazza Tahrir esprime così la sua rabbia con lo slogan ossessivo: “Via i Fratelli musulmani”. Quella fratellanza islamica accusata oggi di aver tradito proprio la rivoluzione che li ha fatti salire al potere, riportando l'Egitto ai tempi del regime di Mubarak. Questione politica ma anche crisi economica, c’è tutto in questa rabbia che divampa e che sfocia in una inarrestabile violenza. Una celebrazione trasformata in guerriglia. Almeno 11 morti e più di 700 feriti, le tende in fiamme di piazza Tahrir hanno illuminato la notte, cosi come le bombe incendiarie. Un incendio che di fatto divampa da due anni. Senza interruzione.