Libia, via libera del
Parlamento ai raid
Ultimatum a Gheddafi
Pronte sette basi aeree ed aeronautica. La Russa: Con Francia e Gran Bretagna in coalizione volenterosi. Bersani: Sì a ruolo attivo. Lega assente al voto. Innalzato 'livello attenzione' in Italia
Anche l'Italia farà parte della forza in campo con una partecipazione diretta, non soltanto, come appariva fino a ieri, attraverso l'uso delle basi. Insomma, forze aeree italiane saranno impegnate sul campo, quanto meno per l'applicazione della ‘no-fly zone’. In queste ore si cerca di ottenere il massimo consenso sull'operazione che sta per scattare. Per questo motivo domani, a Parigi, presidente Sarkozy ha indetto un vertice di Unione Europea, Unione Africana e Lega Araba per poter “analizzare” le recenti dichiarazioni del raìs sul cessate il fuoco e “trarne le conclusioni”.
Navi americane sono ormai pronte al largo delle coste libiche. Cacciabombardieri, elicotteri, migliaia di uomini. Pronti anche gli aerei da combattimento inglesi e francesi. La Spagna ha gia' messo a disposizione le sue basi in caso di attacco. L' Italia ha deciso di mettere a disposizione basi e aerei. Oggi la portaerei Garibaldi è salpata da Taranto alla volta della base di Augusta con aerei Stovl, a decollo corto e appontaggio verticale. Resta dunque aperta l'ipotesi di una partecipazione diretta ai pattugliamenti, che veniva data per poco probabile a causa del passato coloniale italiano in terra libica.
L'Italia metterà a disposizione sette delle proprie basi militari per le operazioni. “Per la prima volta l'intera comunità internazionale è assolutamente coesa sul principio che Gheddafi deve lasciare” “Il cessate il fuoco in Libia non reggerà, ci saranno degli attacchi” ha dichiarato il ministro degli Esteri, Frattini. Il primo via libera è arrivato dalle commissioni Esteri e Difesa del Senato, che hanno approvato con voto bipartisan unanime. La risoluzione autorizza il governo a mettere in campo le misure necessarie a proteggere i civili e la concessione dell'uso delle basi militari in territorio italiano.
L'approvazione arriva però con l’astensione dell’Idv e senza la partecipazione della Lega, il che ha impedito un voto congiunto delle commissioni di Camera e Senato. Voto separato quindi, con le commissioni di Palazzo Madama che danno il via libera senza la presenza di senatori del Carroccio. Ma anche alla Camera i leghisti non partecipano e la polemica si infiamma dopo che l’Italia dei valori chiede all’esecutivo “immediata revoca del trattato di amicizia con la Libia”. Dal Pd arriva la disponibilità a valutare le iniziative al vaglio: " Siamo pronti a sostenere il ruolo attivo dell'Italia" dichiara Pierluigi Bersani. "Il governo - spiega il segretario Pd - conosce la nostra disponibilità, noi chiediamo soltanto che in queste ore non ci siano dichiarazioni estemporanee e contraddittorie. Bisogna parlare con gli altri Paesi disponibili e con la Nato. Nessuno faccia lo stratega, questa è una cosa seria".
Il ministro della Difesa Ignazio La Russa spiega al Senato che le basi saranno: Amendola, Aviano, Decimo Mannu, Sigonella, Trapani, Gioia del Colle e Pantelleria e informa che “americani e inglesi hanno già chiesto alcune di queste basi”. “L'Italia ha una forte capacità di neutralizzare i radar di ipotetici avversari - dice La Russa - Possiamo intervenire in ogni modo con la sola tassativa esclusione di interventi via terra”. L'Italia invierà una seconda nave carica di aiuti a Bengasi il cui arrivo è previsto per domani mattina. A bordo, precisa il ministro degli esteri Frattini - ci saranno “molti aiuti umanitari ma non armi”.
Durissimo infine l’ultimatum di Obama. “Gheddafi ha perso ogni legittimità. Tregua immediata, corridoi umanitari, acqua e luce per le città assediate". “Se tutto questo non ci sarà – ha detto il presidente americano - l’uso della forza sarà inevitabile”.
Il via libera dell' Onu strappato dal Francia e Gran Bretagna dopo giorni di esitazioni, segna “una incontestabile rivincita" per il presidente Sarkozy, anche se diversi paesi, tra cui la Germania, sono scettici o con tinuano ad opporsi ad un intervento armato contro Gheddafi. “ E’ una vittoria per Francia e per Nicolas Sarkozy, che ha ritrovato legittimità diplomatica sul campo. Ma si tratta anche di un grande ritorno per il ministro degli Esteri Alain Juppè riferiscono gli esperti in questioni internazionali. Il suo intervento a New York ricorda il celebre discorso all' Onu contro la guerra in Iraq che pronunciò Dominque de Villepin, allora capo della diplomazia francese, nel 2003.
Questa ‘grandeur’ ritrovata fa parte della tradizione francese. Se Gheddafi sarà obbligato a lasciare il potere, questo verrà percepito sia nel paese che all'estero come un successo di Sarkozy, da tempo in forte calo di consensi.