17/07/2024
21/01/2010

Nigeria, violenti scontri
tra cristiani e musulmani

di Enzo Nucci corrispondente Rai a Nairobi

500 morti, 700 feriti, 300 arresti, 50 mila profughi. E' il bilancio di quattro giorni di violenza nella città di Jos, capitale dello stato di Plateau, in un’area a maggioranza islamica nella Nigeria centrale.

A scontrarsi sono stati giovani di etnia Hausa (di religione musulmana) e le popolazioni indigene (in maggior parte cristiane) che da sempre si contendono il controllo amministrativo della città.

Infatti sono i leader politici locali a strumentalizzare spesso la passione politica della gente e di conseguenza la religione (così come l'appartenenza ad un gruppo etnico) diventa uno strumento per creare consenso e potere.

Già in passato la città di Jos è stata teatro di violenti battaglie ma questa volte si registra un salto di qualità con la partecipazione agli scontri di uomini muniti di sofisticate armi di oscura provenienza.

In Nigeria convivono insieme più di 200 etnie ma i conflitti che da alcuni anni infiammano le strade stanno minando profondamente la stabilità del paese, il più popolato d'Africa con 150 milioni di abitanti.

Nel sud del paese e’ concentrata la presenza dei cristiani mentre al nord sono insediati i musulmani che hanno anche imposto la sharia, la dura legge coranica, costringendo i cristiani ad abbandonare le loro case.

Del resto non è un mistero la presenza in Nigeria di gruppi vicini ad Al-Qaeda.

Nel luglio scorso militanti islamici – che si richiamano ai talebani afghani- hanno assaltato una stazione di polizia a Bauchi, nel nord della Nigeria, innescando violenze che hanno provocato 700 morti. Mentre nel dicembre scorso si sono registrate 33 vittime negli scontri tra la polizia ed una setta radicale islamica.

 

La Nigeria e’ anche uno dei paesi più corrotti del mondo con una minoranza ricchissima e la gran parte della gente che fugge dalla miseria.

Tra i più grandi  paesi  produttori di petrolio al mondo, ha prodotto un ceto politico poco sensibile alla redistribuzione della ricchezza alla popolazione ma molto attenta invece ad accrescere i propri conti correnti all’estero.

Non a caso nella regione del delta del fiume Niger, ricco di greggio, opera il Mend (il movimento per l’emancipazione del delta del Niger) che – anche con l’aiuto di gruppi criminali locali -chiede una nuova politica economica e di tutela dell’ambiente  con  sequestri ed azioni di sabotaggio contro gli impianti estrattivi di compagnie straniere.