22/09/2010
Pena di morte
“due pesi, due misure”
Respinto l'appello per salvare Teresa. La disabile condannata a morte verrà giustiziata domani ed è bufera

La 41enne Lewis è stata condannata a morte per complicità negli omicidi del marito Julian e del figliastro Charles C.J Lewis, uccisi nel 2002 per incassare i soldi una polizza assicurativa da 250mila dollari, e poi fuggire con l'amante. Il difensore della donna ha affermato: "Siamo profondamente delusi. Una persona buona e onesta sta per perdere la vita a causa di un sistema che non funziona".
Attraverso una perizia psichiatrica, alla donna è stato riscontrato un quoziente intellettuale al limite del ritardo mentale, elemento che aveva portato la difesa a supporre che la donna fosse stata manipolata dai suoi complici, esecutori materiali del delitto, condannati all'ergastolo. La donna, condannata all'iniezione letale, si è dichiarata colpevole, e ha espresso il suo pentimento per l'azione commessa.
E intanto è il presidente iraniano Ahamadinejad non perde occasione per alzare la voce sulla questione, dicendo che gli Stati Uniti, che si sono sollevati contro l’esecuzione di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, non hanno mosso un dito verso Teresa Lewis, secondo il classico schema di “due pesi, due misure”.