Sakineh: niente lapidazione
sarà impiccata
Svolta nel caso della donna condannata alla lapidazione per adulterio, accusata anche della morte del marito: "La pena capitale è prioritaria rispetto a punizione per infedeltà"
Sakineh non sfuggirà alla morte. La donna iraniana, a favore della quale si è mobilitata la comunità internazionale per salvarla dalla lapidazione per adulterio, sarà impiccata per complicità nell'omicidio del marito.
Lo ha fatto sapere il procuratore generale dell'Iran, Gholam Hussein Mohsen Ejei, che ha spiegato che l'accusa di complicità per omicidio prevale su quella di adulterio. "Secondo la legge attuale, la sua condanna a morte ha la precedenza sulla punizione". Sullo stato del procedimento penale interviene però il ministero degli Esteri che fa sapere tramite il portavoce Ramin Mehman-Parast che "le procedure legali non sono concluse, un verdetto sarà deciso quando saranno terminate".
Ma dall'Iran ci tengono a chiarire che "la questione non dovrebbe essere politicizzata e gli organi giudiziari iraniani non saranno influenzati dalla campagna di propaganda lanciata dai paesi occidentali", ha detto il procuratore. La sentenza di lapidazione contro Sakineh Ashtiani era stata sospesa dal alcune settimane per un riesame del caso.
Nelle scorse settimane la comunità internazionale si era mossa compatta per chiedere la sospensione della pena. Era stato ottenuto un riesame del caso che ha portato solo ad un cambiamento di "esecuzione".
E il destino di Sakineh si era incrociato con quello di Teresa, una donna americana giustiziata la scorsa settimana in Virginia. Il presidente iraniano aveva chiesto di utilizzare gli stessi parametri di valutazione per le due donne e "non due pesi e due misure". Anche per Teresa il mondo aveva chiesto di bloccare l'esecuzione, ma così non è stato.
Adesso il figlio di Sakineh fa un ultimo tentativo per salvare la madre e si rivolge all'Italia: "Chiediamo alle autorità italiane di intervenire per aiutarci".