Giallo
Gheddafi
Ultime ore del regime. Il Raìs sembra però dissolto nel nulla. Caos a Tripoli dove si combatte nei pressi del bunker del Colonnello. Gli insorti avanzano ma i cecchini governativi sono ancora in azione e sparano contro chiunque, anche contro i bambini
Fino a quando la tv di Stato è rimasta nelle mani dei suoi uomini Muammar Gheddafi ha parlato a ruota libera. Mentre a Tripoli gli insorti conquistavano un quartiere dopo l'altro e per le strade echeggiavano raffiche di mitra, mentre la guardia presidenziale lasciava campo libero ai ribelli, mentre tre dei suoi figli - Saif, Saadi e Mohammad – venivano fatti prigionieri, l’uomo che per 42 anni ha guidato con il pugno di ferro la Libia, ha continuato a lanciare proclami, a scandire con voce ferma che “non cederà, che non c’è resa di fronte ai 'nuovi colonizzatori'”. E ha continuato a incitare la sua gente alla riscossa. Con qualche esito favorevole, visto che il primogenito Mohammad è stato liberato da un gruppo di fedelissimi.
Dove Muhammar Gheddafi sia in queste ore, mentre a Tripoli si continua a combattere resta un mistero. Nei sotterranei del suo bunker a Bab al-Aziziya secondo alcuni, nell'ambasciata del Venezuela secondo altri oppure in fuga nel deserto. Il Pentagono crede che il Colonnello non abbia lasciato la Libia e la Nato si dice convinta che sia ancora nella capitale. Proprio dal suo bunker, nel pomeriggio sono usciti alcuni carri armati che, secondo Al Jazeera, hanno bombardato e preso posizione nella zona del porto.
Un’ area non ancora in mano agli insorti e dove i cecchini governativi sono ancora in azione e sparano contro chiunque, anche contro i bambini. I ribelli avrebbero invece preso l'aeroporto dove la scorsa notte, l'arrivo di un aereo sudafricano, aveva fatto pensare a un'imminente fuga del Raìs.
Notizie certe non ve ne sono, nella capitale il caos è sovrano. L’unica cosa sicura per la comunità internazionale è che per il Colonnello l’ultimatum sta per scadere. “L'epoca di Gheddafi è finita”, anche se tutto si concluderà solo “con la sua cattura e con la sua condanna per i crimini che ha compiuto”, afferma il capo del Consiglio nazionale di Transizione Mustapha Abdel Jalil.
In serata un aereo Nato ha abbattuto un missile Scud lanciato da Sirte, città natale della famiglia Gheddafi. Un ultimo, estremo segnale di offesa che mostra al mondo il crollo di un regime. “Il punto di non ritorno è segnato – ha detto il presidente Obama - restano incognite, ma il futuro della Libia da adesso appartiene solo al popolo libico”.