collaborazione di Andrea De Marco, Simona Peluso e Filippo Proietti
Stiamo entrando nell’era delle città intelligenti. Quello che conta succede nelle grandi aree metropolitane, in tutto il mondo. Ogni metropoli diventa un nodo di scambio con le altre aree del globo, risorse e competenze si connettono, ma a una condizione: bisogna essere in tanti e fare massa critica. A New York, con la nuova legge sul clima del 2019, comincia subito una ristrutturazione energetica di 50.000 immobili con l’obiettivo di arrivare a un milione. Ci sono i numeri: più di 8 milioni di abitanti e una buona concentrazione di risorse e competenze. È l’economia dell’agglomerazione.
E se le dimensioni e i grandi numeri non ci sono? Si possono creare. Nizza e quarantanove comuni vicini si agganciano, uniscono i propri budget, si considerano un’unica metropoli e si danno obiettivi comuni. A Chemnitz, in Germania, sono bastati dei tram che si trasformano in treni - quando serve – per creare una grande area metropolitana che vede crescere attività e occupazione. Che cosa accadrebbe se anche in Italia si alleassero città grandi e piccole per raggiungere i grandi numeri, darsi degli obiettivi e puntare a crescita e benessere? La nostra simulazione: tra Bari e Taranto ci sono quasi 100 km, due milioni di persone da mettere in relazione, due porti e in mezzo tanta attività industriale, ricerca e un distretto aerospaziale. E se la vedessimo come un territorio unico?