Parco Nazionale del Pollino
- Regioni: Basilicata, Calabria
- Province: Cosenza, Matera, Potenza
- Comuni: 56
- Estensione: 171.132 ettari
- Istituzione: L.11/03/88, n. 67; L. 28/08/89, n. 305; D.M. 31/12/90; D.P.R. 15/11/93; D.P.R. 02/12/97
- Ente gestore: Ente Parco Nazionale del Pollino
A cavallo fra la Basilicata e la Calabria, il Parco nazionale del Pollino costituisce la più grande area protetta di nuova istituzione in Italia. Inserito fra il Tirreno, lo Ionio e il più lontano Adriatico, è considerato il cuore selvaggio del Mezzogiorno: il territorio si compone infatti di diversi massicci montuosi che si levano fino alle quote più alte dell'Appennino meridionale, il Massiccio del Pollino, i monti dell'Orsomarso e il monte Alpi. L’intero complesso è costituito da rocce calcaree formatesi su un basso fondale marino del Giurassico, l'epoca in cui comparivano sulla terra i dinosauri.
Il paesaggio è più dolce sul versante lucano, che scende dolcemente tra prati, pascoli e boschi fino al mare. Più ripido e quasi spoglio di vegetazione è invece il versante calabrese, inciso dall'azione erosiva dei torrenti con pareti ripide e spoglie. Frequenti i fenomeni di carsismo, con doline e inghiottitoi, presenti in diverse località: Piani di Pollino, Piano Ruggio e Piano Iannace; l'inghiottitoio dell'Abisso del Bifurto e le splendide Grotte di Serra del Gufo.
Tutta l'area è ricca di sorgenti, spesso affioranti ad alta quota, da cui prendono origine numerosi ruscelli e torrenti, alcuni particolarmente importanti e pittoreschi come il Frido, il Peschiera, la Duglia e il Raganello, le cui acque scorrono precipitando in gole strettissime tra gigantesche pareti di roccia o inoltrandosi, tra mulinelli e cascate, in boschi di alberi secolari o, ancora, allargandosi in ampie pietraie. Alle quote inferiori si osservano fenomeni erosivi, come quelli lungo la forra del torrente Raganello sul versante ionico del massiccio.
Depositi morenici (depositi di detriti trasportati a valle dai ghiacciai) e massi erratici (enormi massi trasportati a valle dai ghiacciai) si osservano a testimonianza delle ultime glaciazioni, nei Piani del Pollino e nel Piano di Acquafredda. La diversa composizione mineralogica dei terreni ha dato vita a una grande varietà di copertura vegetale.
La caratteristica di maggiore interesse è la presenza, alle quote più alte, della principale stazione italiana di pino loricato, una conifera della Penisola balcanica rarissima in Italia. Alle pendici del Monte Pollino vive l’esemplare più vecchio del nostro Paese: un grande pino loricato che ha ben 950 anni, divenuto simbolo del parco. Il patrimonio principale del Pollino sono però le foreste che si estendono per circa 40.000 ettari di superficie: sulle pendici delle montagne prevalgono boschi di faggio, castagno, cerro. Alle quote più basse si incontra la foresta di latifoglie, a cui subentra la foresta di conifere. L'associazione vegetale più caratteristica del parco è rappresentata da boschi di larice, abete rosso, cembro. Oltre a questi, anche se meno numerosi, troviamo una delle rare stazioni appenniniche di abete bianco e il pino mugo. Al limite della vegetazione arborea, si incontra la boscaglia di rododendri.
Tra i fiori, alcuni rari, altri endemici, ricordiamo la stella alpina, il botton d'oro, la nigritella, il giglio martagone e l'eritrichio.
Principali animali del parco sono: l'aquila reale, il lupo appenninico, il capriolo di Orsomarso, il picchio nero, il falco pellegrino, il gufo reale e il corvo imperiale. Sui Monti di Orsomarso, seppure in pochi esemplari, sopravvivono il cinghiale e il capriolo. Fra gli altri mammiferi da segnalare anche l'istrice, il ghiro, il driomio e la lontra. Per i rettili si segnala la rara vipera dell’ Hugy, mentre fra gli anfibi specie protette come la salamandrina dagli occhiali e il tritone italico.