Area marina protetta Capo Caccia - Isola Piana
- Regione: Sardegna
- Provincia: Sassari
- Comuni: 15
- Estensione: 2631 ettari
- Istituzione: DM del 20 settembre 2002 Istituzione Ente Parco: DPR del 12 luglio 1990
Nella punta più occidentale della Sardegna, al centro della Riviera del Corallo, si estende il l'area marina protetta di Capo Caccia – Isola Piana, che si caratterizza per il suo promontorio roccioso ricco di numerose grotte subacquee e un ampio golfo sabbioso. L’area si estende nell’insenatura di Porto Conte, un porto naturale profondo 6 km e largo 2 dove l’acqua si mantiene calda anche durante le più violente maestralate ed è chiusa a ovest e a est da due imponenti bastioni calcarei: Punta del Giglio e Capo Caccia. Quest'ultimo è una penisola calcarea che ha al centro il Monte Timidone (362m) e appare come una vera fortezza di roccia che si restringe verso l'estremità meridionale, dove un sottile istmo si unisce al Capo su cui è situato un faro.
Davanti alle alte falesie del promontorio sta l'Isola Foradada, un blocco di calcare staccatosi dalla costa e più a nord l’Isola Piana. Subito dopo la costa si innalza, in corrispondenza di Punta di Cristallo, dove il capo arriva a toccare il 32 m di quota affacciandosi sul mare e creando un panorama mozzafiato, dominio assoluto di uccelli marini, falchi pellegrini, rarissimi grifoni e i grandi avvoltoi che lentamente stanno tornando a colonizzare l'isola. Esternamente l’area protetta presenta un’insolita varietà di paesaggi: dalle zone umide della Laguna di Calic alle spiagge di Porto Conte alle alture di Capo Caccia. Le condizioni climatiche favoriscono lo sviluppo della macchia e di tutte le sue piante, da quelle erbacee a quelle arbustive e arboree, ricche di profumi ed essenze quali corbezzolo, mirto, ginepro, lentisco e di endemismi come il limonio dalla foglie acute o di specie quasi tropicali come la palma nana.
In prossimità della falesia esposta ai venti e alla salsedine, la macchia si trasforma in gariga, dove abbondano arbusti piccoli e spinosi che in genere assumono una forma a cuscino per resistere ad un ambiente così aspro. La roccia calcarea della penisola è stata incessantemente scavata negli anni rimodellata dall'azione erosiva degli elementi meteorici e dall'energia idrodinamica; l'opera incessante del mare ha scavato nella roccia archi, gallerie e un complesso di grotte che ha pochi rivali al mondo, un tempo abitate dalle foche monache. La grotta più nota è quella di Nettuno, raggiungibile anche via terra purchè si sia disposti a scendere e poi salire i 656 gradini della Escala del Cabirol (scala del daino in catalano, la lingua parlata ad Alghero).
Nella zona si contano una ventina di punti di immersione e, pur non mancando mete interessanti come alcuni relitti, sono le grotte ad attirare i subacquei. Le fasce più superficiali della falesia si caratterizzano per alghe rosse calcaree e litofilli. A maggiori profondità sono segnalate quasi ovunque colonie di corallo rosso, da sempre risorse e vanti per questa costa, e ampie pareti con gorgonie rosse e gialle e spugne a candelabro. Dentro le grotte i popolamenti vegetali scompaiono mentre quelli animali, soprattutto di invertebrati sessisili si distribuiscono in funzione della luce e della circolazione dell’acqua, rendendo ogni esplorazione un'esperienza nuova e diversa. All'interno poi non sono rari gli incontri con pesci di discreta taglia quali Murene, Gronghi, Corvine, Dentici, Mostelle, Cernie, Astici e Aragoste.