Il pandemonio

di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella

Collaborazione di Alessia Pelagaggi e Ilaria Proietti
Immagini di Cristiano Forti e Paolo Palermo
Montaggio di Marcelo Lippi, Andrea Masella, Raffaella Paris e Giorgio Vallati
Grafiche di Michele Ventrone



Ad aprile di tre anni fa eravamo in pieno lockdown.
File di centinaia di persone per entrare nei supermercati, bare sui camion, terapie intensive stipate, il Papa in preghiera solitaria a piazza San Pietro, le serenate sui balconi alle 6 di sera, i bambini davanti a uno schermo mentre le scuole erano chiuse. Un ricordo drammatico, che però porta con sé una domanda: è stata una catastrofe imprevedibile oppure abbiamo agevolato il Covid-19 nella sua avanzata? La stessa domanda ha portato la procura di Bergamo a indagare sui primi mesi di gestione pandemica. Dalle carte dell’inchiesta emerge una classe dirigente della nostra sanità disattenta, che in qualche caso dubita che il Covid sia poi così pericoloso, che non maneggia l’inglese e quando arrivano documenti-guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità se li fa tradurre da un’agenzia, perdendo giorni preziosi. Altri giorni preziosi furono persi senza chiudere la Val Seriana che poi diventò la Wuhan d’Italia, perché imprenditori e politici pressavano per tenere aperto. Report racconterà retroscena inediti ed esclusivi, da cui capiremo come molte vite si sarebbero potute salvare.


Inchiesta Covid; Tribunale dei Ministri di Brescia archivia Fontana e Gallera, lascia in piedi accuse sull’aggiornamento del piano pandemico
Pochi giorni fa il tribunale dei ministri di Brescia ha archiviato la posizione di Attilio Fontana presidente della Lombardia, e dell'ex assessore al Welfare Giulio Gallera, nonché di altri undici indagati. L’inchiesta è quella sulla misure di prevenzione e contenimento prese da governo e regione a inizio 2020 nelle prime fasi della pandemia. Secondo i giudici l’accusa a Fontana “di non aver introdotto la zona rossa nei comuni di Nembro e Alzano è, anche astrattamente, infondata" perché la competenza ”era, in prima battuta, del presidente del Consiglio", e "in ogni caso la Regione, salvi casi eccezionali, non avrebbe potuto adottare tali provvedimenti senza confrontarsi con il governo". I giudici inoltre criticano il metodo usato da Crisanti, superperito della procura di Bergamo, perché non avrebbe portato “la prova che le 57 persone, che sarebbero morte per la mancata estensione della zona rossa, rientrino tra le 4.148 morti in eccesso che non ci sarebbero stati se fosse stata attivata la zona rossa",  Inoltre l'ipotesi di reato di epidemia colposa avanzata dalla procura di Bergamo non sarebbe configurabile perché si riferisce alla “sola condotta di chi per dolo o per colpa diffonde germi patogeni" e "data la natura stessa della pandemia da Sars-CoV-2, che ha coinvolto l'intera umanità, sarebbe comunque irrealistico ipotizzare che la stessa sia stata cagionata, anche solo a livello nazionale o regionale, da asserite condotte omissive", Tuttavia il collegio speciale del tribunale dei Ministri di Brescia, presieduto da Mariarosa Pipponzi, ha rimandato ai pm la parte dell’inchiesta che riguarda il mancato aggiornamento del piano pandemico, che riguarda sia alcuni tecnici del ministero sia gli ex-ministri della salute. A questo punto l’ultimo filone dell’inchiesta passerà a Roma.