MUCCA PAZZA: CRONACA DI OMISSIONI E INSABBIAMENTI

Controlli non fatti, sorveglianza sulla malattia BSE insufficiente, sottovalutazione del rischio. Quindi: esposizione degli italiani (praticamente tutti) alla BSE. Vogliamo evidenziare i passi falsi e oscuri della vicenda e dare un volto e un nome ai responsabili di questa politica della sottovalutazione del rischio che ha messo in pericolo la nostra salute al solo fine (quale se no?) di non ostacolare gli interessi commerciali del settore della carne e mangimistico. Vedremo infatti che le decisioni prese a livello comunitario e nazionale non sono state sempre il linea con le indicazioni date dalla scienza circa l'esposizione umana al rischio. Lo vedremo dalle politiche irresponsabili dell'importazione, dai pochi controlli effettuati, dalle misure mai prese per evitare la contaminazione dei mangimi. E proprio dal mangime, dalle farine di carne incriminate di essere portatrici dell'agente infettante, inizieremo il nostro viaggio cronologico. Ripartiremo da dove avevamo concluso nella p

Qui siamo nel porto di Ravenna. Questa nave viene dall'Irlandaed ha scaricato farine di carne, quelle che dopo il primo scandalo della mucca pazza, quattro anni fa, sono state bandite nei mangimi per gli erbivori ma non e' stata vietata per altri mangimi. Anche per queste farine il controllo viene effettuatosulla carta, basta un certificato, ogni tanto un controllo a campione. Queste sono le leggi del mercato, tutto regolare dunque., allora non capiamo l'atteggiamento di un addetto del Consorzio agrario che ha sede nel porto e che si occupa soprattutto di mangimi. Il suo ufficio e' alle spalle della banchina dove e' attraccata la nave irlandese. Lui non sa che sono a Ravenna, a un passo da lui e dalla nave. Gli telefono per sapere se sa dell'approdo della nave irlandese col carico di farine di carne.

Al telefono addetto consorzio agrario:
"Non voglio sbilanciarmi ad andare piu' in la' perche' se no direi una bugia, pero' ho fatto fare un po' di queste indagini...e arrivo di qualche cosa che verte sul nostro argomento"

D : Nel senso che non ci sarebbe nessuna nave irlandese col carico di farine di carne?

R : No. Non c'e'. Ecco sul tema delle farine di carne, nel breve, non ce n'e' nessuna.

Questo accadeva due mesi fa.
Torno a Ravenna quando la mucca pazza e' un problema dei francesi.
Nel frattempo l'Europa si e' decisa a bloccare per sei mesi l'uso della farina di carne per tutti gli animali a partire dal primo gennaio. Ma alcune navi erano gia' in navigazione, partite soprattutto per l'Irlanda. E giunte poi qui. Eccola di nuovo la Seabreze.
Come avevo fatto due mesi prima telefono all'avvisatore marittimo che mi informa dettagliatamente sugli arrivi...
Ed ecco l'addetto al consorzio agrario che mi aveva detto che non c'era nessuna nave nel porto ma da chi si era informato?

Massimo Cimatti - Resp. Consorzio Agrario :
"Io ho telefonato agli spedizionieri, sono quelli che sanno quasi tutto...

D : Cosa e' successo dopo?

R :Oh un gran casino. Telefonate su telefonate. Il direttore mi ha convocato dicendomi che non dovevo rilasciare interviste".

Dunque un clima omertoso e una diffidenza diffusa accolgono queste farine. Eppure il loro commercio allora era permesso. Cimatti e' stato preso per bugiardo. Ingiustamente. E ha perso due clienti che lo hanno associato alle farine di carne, quasi fosseroportatrici di peste.
Una peste che si chiama encefalopatia spongiforme bovina.
Quelli del mestiere temono qualcosa che noi per anni non abbiamo saputo. Ovvero che si puo' comprare un mangime privo di farine di carne, ma che puo' contenere comunque qualche traccia di carne. E' l'effetto della contaminazione crociata, nota come cross contamination.

Massimo Cimatti - Resp. Consorzio Agrario :
"La cross contamination puo' avvenire nella tramoggia finale, e' un tratto che puo' portarsi dietro residui della lavorazione precedente"

D : Se da un imbuto passa della farina di carne restano delle tracce che possono contaminare i mangimi preparati per i ruminanti, che dal '94 non possono contenere queste farine vero?

R : No non c'erano divieti, difatti io tenevo separati i grassi proprio per la grande difficolta' di differenziare il frammento osseo bovino da quello suino. Io utilizzavo farine di carni derivanti da suini.

D : Allora si sapeva gia' che c'era qualcosa che non andava?

R : Si.

Dunque il consorzio agrariodi Ravenna per evitare la contaminazione ha eliminato del tutto l'uso di farine di bovino.

D : Voi facevate prelievi ed analisi per verificare se in modo fraudolento l'allevatore o i mangimifici usavano per i bovini mangimi di carne?

Enea Savorelli - Resp. Servizi Veterinari ASL Ravenna:
"Si e abbiamo trovato qualche positivita', sporadica, ascrivibili per lo piu' a contaminazioni incrociate".

D : Comunque la possibilita' che bovini abbiano mangiato farine di carni animali c'e'?

R : Si. C'e' la possibilta' che dei bovini abbiano mangiato farine di carne.

I tutori della nostra salute sapevano che esiste il problema della contaminazione. L'alternativa potrebbe essere creare una doppia linea, ovvero due canali distinti per proteggere dai residui delle farine di carne i mangimi per i bovini. Ma nessuna norma sanitaria lo ha imposto. Un peso poco gradito ai mangifici. Il fatto che questo mettesse in pericolo la nostra salute era, e resta, un peso del tutto irrilevante.
La faccenda ha dell'incredibile. Soprattutto se si pensa che basta un solo grammo di farina di carne per infettare un bovino.
Questa che vedete e' una delle 399 bovine irlandesi affette da BSE. L'Irlanda e' seconda solo all'Inghilterra per numero di bovini infetti. C'e' stato anche un caso di variante che ha colpito un uomo. E questo e' il provvedimento firmato dal direttore generale del dipartimento che governa la materia alimenti con il quale viene revocato il divieto all'importazione di farine di carne dall'Irlanda. In altre parole e' il via libera all'importazione di farine di carne dal Paese che proprio nel '97 registra il maggior numero di casi di BSE: 78.
Un' esposizione a rischio del contagio per noi e un buon affare per l'Irlanda, e forse un buon affare per chi ha acquistato merce poco preziosa. Come si vede da queste carte quasi tutte le farine di carne irlandesi erano destinate alla Sapi, azienda del modenese, che importa e produce farine di carne oltre a produrre i grassi alimentari. Per sei mesi resteranno nei depositi sotto vincolo. Ma quante farine di carne abbiamo importato? Vado alla capitaneria di porto per contare le navi con carico di farine di carne. Nel solo anno 2000 nove, di cui otto dall'Irlanda. Chiedo un mese fa un'intervista al direttore del Dipartimento Alimenti Nutrizione Salute Veterinaria, il firmatario del provvedimento che ha dato il vialibera all'ingresso delle farine di carne irlandesi. Quando due settimane fa giunge il giorno dell'intervista mi viene comunicato che l'intervista non si fa. Il Direttore ha troppi impegni.

RomanoMarabelli - Direttore Dipartimento degli Alimenti Ministero della Sanita'
(sequenza tratta dal programma "Porta a Porta"):
"Parlare di garanzia totale nell'ambito medico e' una dichiarazione che mi sembra eccessiva. Parlare di garanzie correlate ad un controllo permanente della sicurezza del consumatore in particolare attraverso un controllo degli allevamenti, alla macellazione, alla distribuzione, questo sicuramente si' perche' il servizio veterinario nazionale assicura questo controllo totale".

Controlli totali ad esempio quelli fatti alle frontiere per evitare che entri quel maledetto prione. I controlli devono essere fatti dagli addetti ai posti di ispezione frontaliera che dipendono dall'Uvac che a loro volta dipendono dal Ministero della Sanita'. Il controllo viene fatto spesso sulle carte ma se circola una infezione che uccide i bovini e gli uomini forse non basta fidarsi dei certificati di accompagnamento. Torno al porto di Ravenna . C'e' un carico di farine di pesce sotto sequestro, stando alle prime analisi e' stato trovato tagliato con farine di carne. Stazionava nel porto da molti mesi, perche' gli addetti del posto di ispezione frontaliera avevano trovato la salmonella ma non avevano fatto altre analisi, l'ha fatte invece l'Azienda Sanitaria Locale.
Prospettiva inquietante se si pensa che, fino a un mese fa, le farine di pesce, erano permesse nei mangimi bovini.
Una parte del prezioso carico del valore di un miliardo di lire era gia' partito alla volta dei mangimificidi tutta Italia.
Forse i posti di ispezione frontaliera hanno disposizioni di controllare ma non troppo.
In fondo non e' una novita' che le politiche d'importazione danno la precedenza al commercio ma a scapito della salute umana.

Enea Savorelli - Resp. Servizi Veterinari ASL Ravenna:
"Non si puo' commercializzare farina di pesce di questo tipo con frammenti di carne perche' non sappiamo da dove viene questa carne e come e' stata prodotta"

D : Non si puo ' conoscere la provenienza?

R : Noi sappiamo la provenienza del pesce ma a meno che non venga qualcuno, qui, a dire "l'ho contaminata io con la farina di carne e la carne l'ho presa da..."

D : L'ipotesi e' che potrebbe essere di tutti

R : L'ipotesi peggiore e' che ci siano dei bovini morti di mucca pazza in Inghilterra, venga fatta la farina di carne, caricata su di una nave, portata in Marocco e li' mescolata con farina di pesce e poi portata in Italia.

Victoria Pistoia:
" Le immagini che vedevo quando ero in Inghilterra erano stalle intere con mucche affette dal morbo, l'epidemia era enorme. Il panico tra i consumatori era altissimo, anche da parte della classe dirigente, politica...si cercava di rassicurare le persone. Tutti erano terrorizzati del fatto che ci fossero crolli nelle vendite, allevatori sul lastrico e dicevano che non era possibile che questa malattia potesse trasmettersi dalle mucca all'uomo."

Questa e' la prima mucca pazza della storia. Era il 1985. Questo e' il primo uomo morto a causa della variante umana del morbo, si chiamava Steven Churcill, 17 anni. Era il 1995. Prima di allora si era escluso che il morbo avrebbe colpito la nostra specie.
Sono passati dieci anni da quelle dichiarazioni tranquillizzanti, ma soltanto tre mesi fa e' cambiato qualcosa nella vita di chi, come Victoria, aveva soggiornato in Inghilterra in quel periodo.

Victoria Pistoia:
" A dicembre del 2000 sono andata al San Camillo per donare il sangue e quando ho dichiarato che ero stata in Inghilterra mi hanno detto che non potevo donare il sangue perche' la mia permanenza in Inghilterra era stata superiore ai tre mesi negli ultimi 11 anni.
E quindi io non posso essere una donatrice di sangue.
Quando sono tornata in Italia per il Natale dell'89 e Pasqua '90, mi ha colpito il fatto che di questa cosa non si sapesse niente, non si sapeva neanche che esistesse il problema".

Sara' perche' l'Italiaimportava enormi quantitativi di carne britannica. Come si vede in questa rivista di settore del 1991, si parla di un incontro di carni ma si omette di parlare dell'epidemia che sta decimando il patrimonio bovino inglese.
Tant'e' che nel '94 vengono trovati anche in Italia due bovini malati di BSE, erano stati importati dall'Inghilterra. I due animali furono abbattuti, ma la mandria che fine ha fatto?
La forza infettiva della encefalopatia spongiforme bovina e piu' alta negli animali adulti e i bovini adulti in circolazione sono soprattutto le vacche da latte

D : Quanto vive?

Alberto Cortesi - Allevatore:
" Cinque anni".

Ovvero la meta' di quanto una vacca potrebbe vivere in condizioni di vita non stressata.

Alberto Cortesi - Allevatore:
" Quando scendono al di sotto dei 20 litri di latte, difficilmente gli animali vengono tenuti, per me e' un'attivita' economica..."

D : ma noi abbiamo il diritto di sapere che prezzo devono pagare gli animali per soddisfare i nostri abusi alimentari. Animali spesso malati di mastite visti gli stress produttivi a cui sono sottoposte le loro mammelle.

R : La mucca finisce al macello per vari motivi, puo' essere un motivo sanitario, anche una mia selezione perche' non produce a sufficienza.

Diventa carne insomma. In fondo perche'far vivere un animale a lungo quando, al primo problema, c'e' chi te la compra per trasformarla in ripieno di tortellini, insaccati ehamburger.
Luigi Cremonini e' il fornitore di carne per il signor Mc Donald eBenetton, padrone della catena Burger King, a dicembre chiedo un'intervista al cavaliere Cremonini per vedere uno dei suoi 2 mega macelli. Sto ancora aspettando la risposta.

Luigi Cremonini - presidente Assocarni e Inalca
(intervista tratta dal programma "Porta a porta"):
" La mia attivita' principale e' la macellazione di bovini italiani, io macello 2200 bovini al giorno tutti italiani".

Italiani per fortuna. Perche' a meta' novembre era la carne francese ad essere infetta dalla BSE. Sotto Natale, invece, il problema diventa anche tedesco. L'unica carne che si salvava era la nostrana.

SPOT DEL MINISTERO DELLA SANITA SU QUALITA' CARNI ITALIANE
Questo spot e' andato in onda a dicembre per tranquillizzare e invogliare al consumo. Ma le rassicurazioni non bastano.
Ormai il mercato della carne e' al tappeto. Gli italiani vanno rassicurati con i fatti. E' il 17 novembre quando il Ministero della Sanita' comunica che verranno testati tutti i bovini con piu' di 24 mesi. Poi cambia eta': si testeranno i bovini con piu' di trenta mesi.
Gli istituti zooprofilattici vengono presi in contropiede.

D : Quand'e' che siete stati informati?

Maria Caramelli - Resp. Centro di riferimento italiano per la BSE:
"Con certezza il 21 dicembre, lettera del Ministero del 21 dicembre, il decreto di novembre parlava "a regime" quindi si poteva intendere di fare come il resto d'Europa".

Come il resto d'Europa. Cioe' con i test a campione sugli animali che con molta probabilita' possono essere malati. Quelli morti in stalla, o malati.
Ma sull'onda dell'emotivita' e per esigenze di mercato si procede con i test a tappeto. E' un boomerang, anzi la paralisi.

Alfredo Gallerani - Direttore macello Pegognaga:
"Naturalmente questo stabilimento macella 200 capi sopra i 30 mesi al giorno e l'istituto zooprofilattico mi ha mandato a dire che ho la disponibilita' per fare 6 prelievi al giorno, perche' la capacita' dei test per questa settimana e' di 6 al giorno riservata a me".

I produttori di carne chiedono al distributore del kit per l'Italia la loro disponibilita' dei test. E la risposta e': tanti quanti ne servono per soddisfare il fabbisogno nazionale.
Al mercato di Carmagnola e' un venerdi' storico. Per la prima volta non ci sono vacche da latte in vendita. Chi vendeva i vitelloni francesi e' in ginocchio da un mese. Ora e' la volta degli italiani.
Si salvano in pochi.
Gli allevatori discutono tra loro. Poi sembra che la BSE l'ho portata io.

Luigi Cremonini - presidente Assocarni e Inalca:
(intervista tratta dal programma "Porta a porta"):
"Questo animale (indicando un quarto di bue) e' di alta qualita'...io lo mangerei".

Perche' non l'ha fatto,cavaliere?
In fondo fino al 31 dicembre milioni di italiani hanno mangiato la carne di vacca a fine carriera. Ora c'e' chi si domanda: quanta encefalopatia spongiforme bovina c'e' in Italia? E perche' non si e' trovata prima?

Romano Marabelli - Direttore Dipartimento degli Alimenti Ministero della Sanita'
"Parlare di garanzia totale nell'ambito medico e' una dichiarazione che mi sembra eccessiva. Parlare di garanzie correlate ad un controllo permanente della sicurezza del consumatore in particolare attraverso un controllo degli allevamenti, alla macellazione, alla distribuzione, questo sicuramente si'".

Sicuramente no. Visto che un anno fa, la commissione europea fece un'ispezione in Italia per verificare se stavamo tenendo sotto controllo il problema.
Finita l'ispezione l'Italia,isola felice, venne inserita nella categoria tre del rischio geografico per BSE, che vuol dire: se non avete ancora trovato morbi e' perche' non l'avete cercata bene.
Il rapporto dell'ispezione non e' stato divulgato dalle autorita'. Si legge che l'Italia non ha fatto test sufficienti su cervelli di bovini a rischio. La sorveglianza dei veterinari negli allevamenti per individuare i sintomi della malattia e' bassa. Gli ispettori trovarono in un allevamento animali con sintomi neurologici che avrebbero dovuto essere segnalati per evitare che finissero al macello.
Trovarono casi sospetti di BSE che non erano stati segnalati in modo ufficiale. Per fortuna nei macelli c'e' la visita prima della morte. Ma gli ispettori trovarono che in uno dei macelli ispezionati il controllo dei veterinari era praticamente assente. Un macello che appende al gancio 1300 animali al giorno. Un ritmo di macellazione troppo elevato per controllare bene. Ma quale macello sara'? Lo chiedo al responsabile veterinario di Lodi, dove e' stata macellata la prima mucca pazza italiana.

D : C'e' stata un'ispezione dell'Unione Europea che ha trovato che in Italia in alcuni macelli ci fosse un ritmo di macellazione troppo elevato al punto da sospettare che non si potesse fare un'ispezione.

Giuseppe Granata - Resp. Servizi Veterinari di Lodi:
"Non e' il caso dell'Inalca, quella a cui si riferisce lei e' un'altra.

D : Quale?

R : Non lo so...

D : Potrebbe essere l'Inalca di Modena?

R : Questo non lo so dire assolutamente.

D : Quanti veterinari sorvegliano la macellazione?

R : Cinque veterinari.

D : Parliamo di uno standard di macellazione precedente all'emergenza...

R : Precedentemente all'emergenza macellavano dagli 800 ai 1000 capi al giorno

D : Sono sufficienti cinque veterinari per tutti questi bovini?

R : Sono sufficienti anche se l'optimum sarebbe di almeno sei veterinari.

Il grosso problema e' che l'Italia si e' sempre autodichiarata immune dal morbo e ha iniziato a togliere le parti a rischio dopo altri paesi. E le parti a rischio sono quelle che possono infettare, come il cervello e il midollo.
E il problema e' che oggi sono ancora in commercio alcuni prodotti che sono stati confezionati prima che entrasse in vigore la procedura per eliminare le parti a rischio. Alcuni insaccati, i preparati con ripieno di carne, la carne surgelata. Nessuno se ne e' accorto? Ed e' incredibile che l'unica carne in commercio che puo' non dichiarare niente neppure il luogo di macellazione, e' proprio quella preparata industrialmente.

D : Ma la mucca 103 veniva davvero dalla cascina di Pontevico?

R : Possiamo esserne certi al 100% perche' sono state fatte innumerevoli verifiche e devo dire che anche il signor Greci ha riconosciuto, non so come, la carcassa dell'animale.

D : Ha riconosciuto l'animale morto? Complimenti.

In realta' circola voce che la vacca potrebbe essere francese.
E se fosse stata acquistata a un mercato di contrabbando. Dalla Francia, quando le vacche la' costavano poco.
E se il bovino fosse stato scambiato durante i vari passaggi di mano, o addirittura al macello di Ospedaletto?

D : Il legale dei Greci chiede il test del DNA per appurare se appartiene davvero agli allevatori di Pontevico.

R : E' sua facolta' chiedere l'esame del DNA.

D : E' stato fatto l'esame?

R : Deve essere autorizzato dalla Procura della Repubblica.

L'analisi potrebbe svelare la verita'. Aspettiamo. E' certo che se la vacca non venisse dalla stalla di Pontevico faremmo una figura colossale in tutto il mondo: con quale coraggio potremmo dire "abbiamo una vacca malata di BSE ma non sappiamo da dove viene".
In realta' tutti saprebbero che il sistema dell'etichetta delle carni si basa su una anagrafe che fa acqua da tutte le parti. Molte regioni non l'hanno completata e il coordinamento nazionale gestito dall'istituto zooprofilattico di Teramo non e' stato in grado di coordinarle. E il sistema doveva partire ben 4 anni fa.
Quindi tutte le carte che vediamo, passaporti vari esistono, e' vero, ma non basta: il sistema non riesce ad arginare il fenomeno dei traffici illeciti.
In realta' niente e' piu' facile che scambiare la marca posta all'orecchio dell'animale che rappresenta la sua carta d'identita'. Se si perde o si scambia nessuno se ne puo' accorgere. Gli animali non vengono riconosciuti da una foto. Anzi volendo si potrebbericonoscere, come si vede all'associazione allevatori mantovana, dove stanno fotografando tutte le frisone da latte, perche' ognuna di loro ha un mantello particolare e cosi' possono essere riconosciute, loro e i loro figli.
Quindi chi sventola ai quattroventi la famosa rintracciabilita' completa lo fa pero' sulla base dell'anagrafe bovina che non e' affidabile. Eppure un sistema valido esisterebbe. Un'etichetta completa pure. La possibilita' di rintracciare il capo a partire dall'allevamento, anche.
Eccolo.
Siamo in una macelleria di Bologna. All'apparenza normale. Sull'etichetta viene scritto tutto. A partire dal nome dell'azienda. Un sistema computerizzato consente le vendite di carne dichiarata, non e' possibile uno scambio di animali o la vendita di animali macellati clandestinamente. Perche' dal macello si codifica il peso della carcassa che arriva al macellaio. E una bilancia particolare riporta tutti i dati in modo che tutta la carne arrivata e venduta sia riportata nel computer interno. Questo consente un controllo immediato da parte degli ispettori.

Stefano Mengoli - Pres. Consorzio carni bovine italiane:
"Nella nostra carriera abbiamo espulso una ventina di macellerie, in 15 anni di attivita'. Neanche un caso sulla romagnola, e' successo su altre razze, marchigiana e chianina".

Il controllo parte dall'allevamento. E' da qui che vengono allevati i vitelloni che la macelleria di Bologna sta vendendo. Da qui e da altri allevatori del consorzio razze bovine italiane da carne. Che sono cinque: la marchigiana, la maremmana, la podolica, la chianina e la romagnola.
Il toro dell'azienda si chiama Gigante. Tutti i suoi figli che diventeranno carne saranno automaticamente riconducibili a lui e alla loro madre. L'identificazione e' certa. Perche' si basa sul DNA. Andiamo a Perugia. Sede del Consorzio delle 5 razze. Qui viene fatta la selezione genetica e si scelgono i migliori tori da riproduzione. E gia' da qui parte il sistema d'identificazione. Semplice, rapido ed economico.
Si prelevano dei peli e si inviano al laboratorio, che ha sede a Cremona, gruppi sanguigni. Dal bulbo verra' rintracciato il DNA. I dati tornano al Consorzio di Perugia che inserisce il risultato nella banca dati. Questo sistema e' stato creato per avere di ogni capo il libro genealogico. Per selezionare il meglio della razza. E' cosi' da piu' di trent'anni.
Ma oggi funziona anche come sistema di identita' perfetto e alternativo a quello, impreciso, che si basa sull'anagrafe bovina nazionale.
Se un vitello viene perso o scambiato basta fare l'esame del DNA per avere la verifica. O una ricerca della vera identita'. Neanche l'anagrafe umana e' cosi' perfetta.
E' un sistema di controlli incrociati che costa. E' un tipo di allevamento tradizionale che costa. E ovviamente la carne costa di piu'. Ma molti consumatori sorreggono e credono in questa alternativa. Mangiare meno, mangiare meglio.
Se capitasse un problema qua dentro si troverebbe tutto quello che riguarda l'animale: dal proprietario, alla bistecca.