Storica sentenza emessa ieri dal tribunale civile di Milano. È stata accolta la richiesta presentata dall’associazione dei pazienti. È il primo caso in Italia in materia sanitaria.
20mila euro per ogni giorno di ritardo nel completamento dell’azione correttiva di sicurezza. È quanto dovrà versare la società olandese Philips se non rispetterà la data del 30 aprile 2023 come termine ultimo per ritirare tutti i dispositivi medici di ventilazione coinvolti dall’avviso di sicurezza che la stessa Philips aveva diffuso nel 2021. A deciderlo il Tribunale di Milano che ha accolto il ricorso presentato dall’Associazione Apnoici Italiani e Adusbef nei confronti di Philips dove venivano rilevati i rischi per la salute ai quali vengono esposti gli oltre centomila pazienti in Italia utilizzatori dei macchinari. “La conoscenza di tali pericoli da parte di Philips– si legge nella sentenza – risalirebbe in realtà ad un periodo anteriore al giugno del 2021, essendovi evidenze di consapevolezza del fenomeno fin dal 2014”. Il fenomeno a cui si fa riferimento è la degradazione di una schiuma fonoassorbente poliuretanica le cui particelle penetrano nel percorso d’aria del dispositivo e vengono inalate dal paziente con possibili effetti tossici e cancerogeni.
La sentenza è importante anche perché è la prima in Italia relativa ad un’azione collettiva in ambito sanitario. Report era stata la prima a raccontare la vicenda nell’inchiesta di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella “La polvere nel ventilatore”.