L’ex Presidente del Consiglio Conte e l’ex ministro Speranza erano indagati dalla procura di Bergamo per omicidio colposo e epidemia colposa.
Per quanto riguarda la posizione di Roberto Speranza responsabile di non aver attivato il piano pandemico, secondo i giudici del Tribunale dei ministri di Brescia “le omissioni e i ritardi descritti dalla nota di trasmissione della Procura di Bergamo riguardano attività amministrative, distinte dalle funzioni ministeriali di indirizzo politico-amministrativo, di esclusiva pertinenza del Segretario generale e del Ministero della Salute e delle Direzioni generali". All'ex premier veniva contestata dalla Procura di Bergamo la mancata istituzione della zona Rossa nella Bergamasca ad Alzano e Nembro. Ma, secondo il Tribunale dei ministri “agli atti manca del tutto la prova che le 57 persone indicate nell'imputazione, che sarebbero decedute per la mancata estensione della zona rossa", ai comuni di Alzano Lombardo e Nembro, nella Bergamasca, "rientrino tra le 4.148 morti in eccesso che non ci sarebbero state se fosse stata attivata la zona rossa". Il Tribunale dei Ministri si è limitato alla valutazione delle posizioni di Conte e Speranza.
Rimangono in sospeso le posizioni degli altri indagati, tra i quali il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro,l’ex coordinatore del Cts Agostino Miozzo, l’ex segretario generale del ministero della salute Giuseppe Ruocco e l’ex direttore della prevenzione del ministero Claudio D’Amario anche loro indagati per omicidio colposo e ed epidemia colposa per i quali la procura generale di Brescia ha chiesto la trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri.
Della questione ci eravamo occupati nell'inchiesta di Giulio Valesini e Cataldo Ciccolella "Il pandemonio"