La Guardia di Finanza di Milano ha sequestrato oltre 10 milioni di euro per frode fiscale a carico di undici società coinvolte nell'inchiesta che già nel febbrai2022 aveva portato a 15 arresti ipotizzando presunte infiltrazioni della 'ndrangheta nei lavori sulla rete ferroviaria italiana. Le indagini, che avevano portato agli arresti, avevano accertato come un gruppo di persone vicine "alla cosca di' ndrangheta denominata Nicoscia-Arena di Isola di Capo Rizzuto, attraverso "contratti di distacco di manodopera e contratti di nolo a freddo dei mezzi", avesse effettuato per anni attività di manutenzione della rete ferroviaria usando "una fitta rete di aziende pseudo-metalmeccaniche a loro riconducibili con sede tra Varese, Verona e Crotone, molte delle quali intestate a prestanome, di fatto prive di una struttura aziendale".
Società che avevano come "unico scopo la somministrazione di manodopera alle undici imprese assegnatarie delle ingenti commesse dalla principale stazione appaltante d'Italia, Reti Ferroviarie Italiane spa", parte offesa nell'inchiesta.
Tra le società coinvolte figurano anche Gcf e Gefer del Gruppo Rossi, multinazionale attiva nello stesso settore delle costruzioni ferroviarie e che lavora anche in Svizzera e nel Nord Europa. Nell'inchiesta "L'ultima fermata" avevamo raccontato come il colosso delle opere ferroviarie, GCF, fatturato da 620 milioni di euro, avesse lasciato dubbi sulle sue attività in Europa e non solo. Il 1 giugno 2017 la Nicofer che collaborava con la Generali Costruzioni Ferroviarie (GCF) di Edoardo Rossi, la società che si è aggiudicata numerosi appalti di RFI, viene colpita da un’interdittiva antimafia perché, secondo la Prefettura di Verona, contigua alle attività imprenditoriali della famiglia Giardino, una famiglia di costruttori calabresi che hanno alle spalle diversi procedimenti penali.
L’interdittiva puntava il dito sul fratello del titolare della Nicofer, Francesco Nicoscia registrato come semplice dipendente ma che, sempre secondo la Prefettura di Verona, sarebbe stato l’effettivo dominus dell’impresa. Il 9 giugno, ben 8 giorni dopo l’interdittiva, nell’elenco delle maestranze utilizzate da GCF figuravano gli operai della Nicofer in distacco, c'era anche quel Francesco Nicoscia su cui la Prefettura aveva puntato i fari.