Il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, non parla con Report. Ma oggi rilascia un’intervista al Corriere Veneto in cui non smentisce nulla della nostra ricostruzione. L’imprenditore Claudio Vanin aveva raccontato alle nostre telecamere di un incontro tra Brugnaro e il magnate cinese Ching Chiat Kwong, avvenuto all’inizio del 2018, in cui i due dovevano solo stringersi la mano e sancire definitivamente gli accordi per l’operazione dei Pili, i terreni che Brugnaro aveva comprato all’asta nel 2005 a prezzi di saldo e sui cui aveva promesso non avrebbe fatto nulla da Sindaco in carica. Invece, subito dopo essere stato eletto, Brugnaro imbastisce un grosso affare con il magnate cinese Kwong, pronto a pagarli fino a 150 milioni di euro per un’operazione immobiliare da quasi 2 miliardi. Ebbene, in quell’incontro del 2018, racconta Vanin, Brugnaro avrebbe preteso da Kwong 10 milioni di euro a fondo perduto a garanzia dell’operazione, che fosse poi andata in porto o meno. Una richiesta mai avanzata prima e non giustificata.
Nell’intervista rilasciata al Corriere Veneto Brugnaro conferma i fatti: “Faccio con tutti verifiche di solidità, è la mia strategia per capire se le persone sono concrete. Non ricordo le parole esatte ma avrò chiesto 10 milioni a titolo di garanzia”. Brugnaro non ricorda le parole dette nel 2018, ma con quelle di oggi scolpisce lui stesso queste due verità:
1. Ammette di aver trattato personalmente, in qualità di Sindaco, la vendita dei suoi terreni di cui aveva giurato ai cittadini che non si sarebbe occupato;
2. Viola la prerogativa base del suo Blind Trust: ha trattato personalmente l’affare chiedendo anche 10 milioni a titolo di garanzia, contaminando così la sua carica istituzionale di Sindaco dei veneziani con i suoi interessi privati di cui aveva giurato di essersi liberato, affidando tutto all’avvocato americano Ivan Sacks e ai suoi manager.
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C'era un cinese a Venezia" di Walter Molino e Andrea Tornago.