Vanacore, nessuna violenza
Dai risultati dell'autopsia si rafforza l'ipotesi di un gesto volontario dell'ex portiere di Via Poma, trovato morto affogato con una pietra legata al collo.
Secondo i risultati dell'autopsia effettuata sulla salma di Pietro Vanacore, sul corpo non ci sono segni di violenza. L'ex portiere della palazzina di Via Poma, dove il 7 agosto 1990 fu uccisa Simonetta Cesaroni, è stato trovato morto ieri, martedì, in mare a Torre Ovo, sul litorale di Torricella, dove si era trasferito.
Secondo il medico legale il corpo è rimasto in acqua tre ore e Vanacore è morto per annegamento; nel suo stomaco sono stati trovati residui di un dolce pasquale, mangiato precedentemente; non sono state trovate invece tracce evidenti di liquido anticrittogamico, ma il medico si è riservato di compiere esami specifici, poichè sostanze estranee potrebbero essere state diluite dall'acqua nei polmoni.
La Procura di Taranto ha infatti aperto un fascicolo d'inchiesta sulla morte di Vanacore cha sta seguendo il magistrato inquirente Maurizio Carbone. Nel fascicolo, a carico di ignoti, si ipotizza il reato di istigazione al suicidio. La moglie di Vanacore, interrogata, non ha fornito elementi di rilievo ma ha confermato che il marito, seppur scosso da tutta la vicenda giudiziaria dell'omicidio Cesaroni, non aveva mai manifestato intenzioni suicide; era però irrequieto e turbato per la testimonianza che avrebbe dovuto rendere nei prossimi giorni in corte di Assise a Roma, nel processo a carico dell'ex fidanzato di Simonetta Raniero Busco.
Redazione Internet
Il servizio audio di Bruno Sokolowicz