L'inchiesta mette a nudo tutte le incertezze che ancora contraddistinguono la ricerca sugli alimenti transgenici. Nonostante la sicumera ostentata dalle società produttrici di sementi e di cibi geneticamente modificati, una buona parte della comunità scientifica, prove alla mano, lancia un unico grido d'allarme: più e meno fretta. In un campo di mais modificato geneticamente il tecnico Monsanto mostra una pannocchia, che al contrario di quella naturale non dovrebbe essere attaccata dagli insetti; la spezza e ...sorpresa: la pannocchia modificata contiene la priralide (l'insetto dalla quale la modificazione dovrebbe proteggerla). Dalle paure e retromarce della FDA di Washington ai campi di barbabietole transgeniche attaccate dai militanti in Inghilterra, l'inchiesta racconta anche tutte le leggerezze italiane sulle normative che dovrebbero tutelare la salute dei cittadini.
AUTORE (all'interno di un supermercato)
Si va al supermercato e si comprano dei pomodori. Qui c'è il pane di soia, l'olio di mais, l'olio di semi di soia, il gelato di soia, la lecitina di soia e il latte di soia. Tutti questi sembrano alimenti naturali. Forse lo sono e forse no. Partiamo per esempio dalla soia, che è presente in una quantità infinita di alimenti. L'Italia la importa dagli Stati Uniti, dal Canada e dall'Argentina, paesi dove oltre il 50% della produzione è di origine transgenica; questa soia basta che sia mescolata con soia naturale e, con il beneplacito della Commissione Europea che non impone l'etichettatura, può entrare nel nostro mercato, venire lavorata ed essere messa in vendita. Quindi oggi è impossibile sapere se l'olio, la lecitina o il cioccolato sono di origine transgenica. La domanda legittima è: ci faranno male o no?
MILENA GABANELLI in studio
Bella domanda. E stasera vediamo se nel corso della nostra prima puntata di Report riusciamo a venirne a capo. Ma prima di tutto cosa è un alimento transgenico?
E' il frutto di una modificazione genetica. Per esempio: il seme di questa pannocchia non esiste in natura, però produce una pannocchia che è esattamente uguale alle altre. Questa cosa però non piace a tutti. Negli Stati Uniti e in Europa, per esempio, da qualche anno c'è gente che è disposta a farsi arrestare pur di bloccare le coltivazioni modificate.
La questione ci riguarda parecchio perché le biotecnologie possono veramente risolvere molti problemi della nostra vita e possono migliorarne la qualità. Basti pensare all'insulina, che è un prodotto dell'ingegneria genetica.
La questione è diversa in campo alimentare: ora le biotecnologie ci stanno portando su una strada dalla quale sarà molto difficile tornare indietro. Per questa ragione è importante capire cosa sono, che danno ci possono fare e che utilizzo ne possiamo fare in futuro.
Tutto questo cercheremo di capirlo con l'aiuto dell'inchiesta, non facile, che ha realizzato per noi Carlo Pizzati.
TITOLI DI TESTA
AUTORE
Perché avviene la modificazione genetica? Nel caso del mais viene inserito nel mais il gene del bacillus thuringiensis che è indigesto per la piralide, la farfallina che rovina la coltivazione di mais con danni fino al 10 - 15%.
Nel caso della soia viene inserito un gene che resiste al round up, una specie erbicida che distrugge normalmente tutto. Nel caso del pomodoro viene inserito un gene che rallenta l'invecchiamento del pomodoro; il pomodoro non invecchia più ma marcisce da solo dopo 6 mesi.
GIUSEPPE ALTIERI - Agroecologo
A che cosa serve un pomodoro che non marcisce in 6 mesi quando, per definizione, gli ortaggi che sono ricchi di vitamine, di altre sostanze nutritive, vanno mangiati il prima possibile nel nostro piatto, altrimenti perdono tutti gli elementi fondamentali per la nostra alimentazione?
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
E questo potrebbe essere un problema. Ma vediamo qual è la differenza tra una pianta transgenica e una pianta normale e a che cosa servono queste nuove piante.
ALESSANDRO SECCO - Direttore Sementi Novartis
La differenza sostanziale tra il mais normale e il mais transgenico è che in un mais transgenico vengono inseriti dei geni che non appartengono in natura a quella determinata specie di mais.
Nel caso specifico del mais BT si sono inseriti i geni di un batterio che si chiama "bacillus thuringiensis", che è normalmente presente in natura, all'interno del mais.
Questi geni determinano la produzione di una proteina che è dannosa per la piralide. La piralide che cos'è? E' l'insetto più nocivo per la pianta di mais. In pratica con questa modificazione genetica abbiamo creato delle piante di mais che sono in grado di autoproteggersi dalla piralide.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Che cosa succede quando si mette un gene in una diversa catena genetica, una diversa catena di DNA?
MICHAEL ANTONIOU - Esperto biotecnologie mediche
Quando introduci un nuovo gene nella pianta di soia o di mais lo fai a caso nel DNA dell'ospite. La conseguenza è che interrompi il normale funzionamento dei geni e quindi modifichi anche il funzionamento dell'organismo. Quando succede questo nella vita c'è il rischio che emergano nuove allergie.
RICARDA STEINRECHER - genetista
In campo vegetale l'ingegneria genetica sta producendo piante totalmente nuove, qualcosa che in natura non esisteva prima. iL vero problema è che trattiamo questo qualcosa come se lo conoscessimo. L'ingegneria genetica può produrre tossine mai esistite o addirittura rafforzare tossine già esistenti nella pianta. I cibi transgenici, invece, come mais e soia, possono causare nuove allergie nella gente.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Ma quanti di noi sanno che stiamo mangiando alimenti transgenici e quali sono i rischi di questa alimentazione?
FABRIZIO FABBRI - Greenpeace Italia
Se pensiamo che la soia è presente nel 60% degli alimenti, che in Italia sono già arrivate almeno un milione di tonnellate di soia transgenica e che nessuno sa dove sono andate a finire, possiamo pensare che noi già ci alimentiamo con prodotti che provengono da questo tipo di coltivazioni.
ALESSANDRO SECCO - Dir. Sementi Novartis
Non c'è nessun rischio, semmai l'effetto è contrario perché utilizzando il mais BT si evita l'uso di insetticidi e di prodotti chimici, quindi acqua e suolo non vengono inquinati né contaminati da nessuno prodotto non naturale. E' un mais normale come tutti gli altri.
RICARDA STEINRECHER - genetista
Con l'ingegneria genetica abbiamo di fronte a noi una nuova pianta anche se esattamente uguale a quella vecchia. Bisogna essere seri e trattarla come una nuova pianta, quindi tenerla fuori dall'ambiente e fare tutti i test necessari.
GEOFFREY HAWTIN - Direttore IPGRI
Tra l'86 e il '97 sono stati condotti circa 25.000 test su piante transgeniche, sono stati esaminati più di 60 diversi generi di pianta in 45 paesi diversi. Non è emersa nessuna prova di effetti negativi. Nel 1997 in tutto il mondo circa 13 milioni di ettari sono stati coltivati con piante transgeniche.
E' comunque evidente che dobbiamo stare molto attenti.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
La ricerca sulle piante transgeniche è molto costosa e i soli a farla sono le multinazionali e i loro scienziati con i quali i Ministeri si consultano prima di approvare qualunque nuovo farmaco o alimento. Ed è quello che succede per il prodotto transgenico.
La domanda cruciale è questa: sono stati fatti abbastanza test? E i test e gli esperimenti fatti sono adatti alla nuova tecnologia?
MICHAEL ANTONIOU - Esperto biotecnologie mediche
Non sono sufficienti le analisi biochimiche. Non puoi andare alla ricerca di cose che non conosci, nemmeno se sai con precisione che sono già lì, è impossibile.
Per questo bisogna analizzare genericamente la possibile produzione di nuove tossine e l'unico modo è attraverso test di nutrizione sugli animali e dopo, importantissimo, sui volontari umani.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Test sull'uomo ne avete fatti?
ROBERTO MIRAVALLE - Direttore tecnico Monsanto
Direttamente sull'uomo, come uomo, no&
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Ma in pratica come viene sperimentato questo nuovo alimento?
GIUSEPPE BATTAGLINO - Commissione Interministeriale biotecnologie
Soltanto la grande diffusione del prodotto a livello della comunità ci può permettere di evidenziare degli effetti che magari, se sperimentati soltanto su pochi elementi, non risaltano e chiaramente l'immissione sul mercato comporta tutta una serie di esami che preludono ad una affidabilità del prodotto quasi certa.
E' chiaro che la certezza non si avrà in nessun caso, la sicurezza al 100% non la raggiungeremo mai, nemmeno con l'acqua.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Che ci piaccia o no gli alimenti modificati sono già sulla nostra tavola da pranzo semplicemente perché importiamo le materie prime come soia e mais ma anche i prodotti finiti come la lecitina e il cioccolato.
La lecitina, ad esempio, è un emulsionante e viene usato per fare il gelato: sicuramente ciascuno di noi ha già mangiato qualcuno di questi prodotti.
Quindi dovremmo preoccuparci?
LUIGI MONTI - Agronomo
Tutti gli studi che sono stati finora effettuati non hanno determinato evidenza di danni causati da questi geni presenti nelle piante transgeniche.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Ma la comunità scientifica si divide e cita l'esempio del Triptofano, un integratore alimentare che ha causato problemi gravi, mai chiariti, come la morte di 37 persone.
MICHAEL ANTONIOU - Esperto biotecnologie mediche
Faccio un esempio: il Triptofano, che era un integratore alimentare contro l'insonnia, è considerato equivalente ad altri integratori.
C'era però anche il Triptofano derivato da un batterio geneticamente modificato e questo ha causato allergie a migliaia di persone, 1500 consumatori sono rimasti permanentemente colpiti da una malattia del sangue e 37 persone sono morte. Questo perché conteneva una tossina completamente nuova. In quel caso la modifica genetica aveva prodotto piccole quantità di un veleno che, in precedenza, era totalmente sconosciuto e quindi nessuno si aspettava che esistesse.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Ma cosa può avvenire quando si interviene su una diversa catena di DNA?
GIUSEPPE ALTIERI - Agroecologo
Si è prodotta, per esempio, una fragola che è stata resa resistente al gelo inserendo dei geni di pesci che vivevano in zone fredde. Questa fragola ha cominciato a produrre un prodotto secondario che era il glicoletilenico, il comune liquido antigelo dei radiatori. Quindi sono diventate immangiabili.
MICHAEL ANTONIOU - Esperto biotecnologie mediche
Quando sposti un gene da un organismo completamente diverso, per esempio da un pesce ad un pomodoro o ad una fragola, quel gene si troverà in un ambiente in cui ci sono geni totalmente differenti e come reagirà in quel nuovo contesto è molto ma molto difficile da prevedere con certezza.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Alcuni scienziati sono molto preoccupati del rischio di sviluppo di allergie attraverso i cibi modificati.
RICARDA STEINRECHER - genetista
Come esempio prendiamo la soia modificata geneticamente con una proteina proveniente dalla noce brasiliana. La noce brasiliana è una noce che causa allergie ma gli scienziati volevano produrre un seme di soia molto ricco di proteine. Quando hanno fatto i test sulla pelle hanno scoperto reazioni fortemente allergiche ossia la gente reagiva alla soia come se fosse noce brasiliana solo perché dentro c'era un gene di noce brasiliana.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Per rendere possibile la modificazione genetica a volte viene usato un gene "marcatore" resistente agli antibiotici. Secondo alcuni questo potrebbe causare un'immunità agli antibiotici.
GIORGIO POLI - Biologo Università di Milano
Uno dei potenziali rischi sollevati dall'opinione pubblica, e ovviamente dagli stessi ricercatori, era la possibilità che alcuni geni che condizionano l'antibiotico a resistenza di batteri potessero passare dalle piante transgeniche a microrganismi animali e umani e quindi impossibile l'eventuale terapia nel caso di necessità del determinato antibiotico. Alla fine dell'analisi concreta di ciò che succede nell'allestimento di una pianta transgenica si è definito "rischio zero" questa possibilità.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Ma uno studio recente dell'Università di Colonia proverebbe l'assorbimento di DNA vegetale, come spiega la dottoressa Steinrecher.
RICARDA STEINRECHER - genetista
Il passaggio di DNA da una specie all'altra è possibile attraverso la digestione. E lo ha dimostrato l'università tedesca di Colonia attraverso esperimenti su topi nutriti con materiale genetico. Il DNA veniva digerito senza rompersi in piccole.
parti, quindi entrava nelle cellule dell'intestino e nel sangue fino alla placenta. Hanno trovato lo stesso materiale genetico mangiato dai topi negli embrioni, dentro la pancia.
ELIO SGRECCIA - Istituto Bioetica Vaticano
Il danno che si produce in ambito biotecnologico potrebbe essere talvolta incontrollabile e irreparabile e i fatti che si verificano potrebbero essere forieri di danni che poi non si possono parare.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Ma se ci sarà un problema con gli alimenti transgenici basterà smettere di mangiarli?
GIUSEPPE BATTAGLINO - Commissione Interministeriale biotecnologie
Una volta immesso sul mercato la direttiva comunitaria delle nostre legislazioni che l'hanno recepita, ci permettono di intervenire in qualsiasi momento per bloccare il prodotto e quindi ritirarlo dal mercato nel momento stesso in cui noi abbiamo sentore che ci sia qualche problema per la salute umana o anche per l'ambiente.
ANTONIO ONORATI - Esperto alimentare Organizzazioni non Governative europee
L'uso di materie prime modificate geneticamente è indistinto; vengono utilizzate dall'industria alimentare in moltissime composizioni, per alcuni, come lo sciroppo di mais in oltre 3500 composizioni, per la lecitina di soia basta aprire una scatola di biscotti per rendersene conto.
Intervenire su una partita o su uno di questi elementi geneticamente modificato che presentasse un rischio per la salute umana è di fatto impossibile.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Intervenire potrebbe essere molto complicato ma secondo le istituzioni l'organismo umano dovrebbe adattarsi a qualunque cosa.
GIUSEPPE BATTAGLINO - Commissione Interministeriale biotecnologie
Lei può prendere come esempio quello del DDT, oggi è vietata la produzione e l'uso del DDT in Italia perché ormai gli scarafaggi e gli organismi che dovevano essere uccisi dal DDT hanno modificato le loro caratteristiche in modo tale da essere resistenti al DDT. E' una sorta di mitridizzazione ossia l'abitudine ad un certo tipo di alimento, ad un certo tipo di modifica, fa modificare anche il nostro organismo in modo da evitare quelli che possono essere tutti gli effetti negativi della sostanza stessa.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Quindi come gli scarafaggi si sono abituati al DDT, cosi noi ci abitueremo ai cibi modificati?
GIUSEPPE BATTAGLINO - Commissione Interministeriale biotecnologie
Si, anche se il termine scarafaggio - uomo può essere abbastanza strano, diciamo che tutto sommato lei ha l'esempio di Mitridate che si è abituato al veleno, per non essere avvelenato, prendendone piccole dosi. Per noi potrebbe essere la stessa cosa.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Il dottor Battaglino dirige in Italia la Commissione più autorevole in materia e a cui si rivolge il Ministero della Sanità quando deve legiferare.
Ricordiamo che in Italia fino a questo momento si fa solo della sperimentazione poiché l'agricoltura transgenica a livello intensivo, al contrario di altri paesi, è ancora in discussione. Ma entro breve la decisione dovrà essere presa. E qui si fronteggiano i blocchi, da una parte esperti e ambientalisti come Greenpeace che organizza manifestazioni in tutto il mondo e che vuole bloccare il via libera a questi prodotti perché i test eseguiti finora sarebbero insufficienti, e dall'altra invece la certezza totale delle multinazionali.
ROBERTO MIRAVALLE - Direttore tecnico Monsanto
Negli Stati Uniti o in Canada o in Australia o in Giappone il problema è stato affrontato ed è stato detto che non ci sono possibilità che l'uso di un marcatore, che poi non si esprime nella pianta, possa avere condizioni avverse per gli animali o per l'uomo.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
La FDA l'ha detto?
ROBERTO MIRAVALLE - Direttore tecnico Monsanto
La FDA l'ha detto, si.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Quindi l'ente di controllo americano secondo lei è una garanzia sufficiente? Perché qualche volta sbagliano anche loro.
ROBERTO MIRAVALLE - Direttore tecnico Monsanto
Si però qui, oltre all'FDA, abbiamo il Ministero della Sanità canadese, quello australiano e quello giapponese. Parliamo di società sviluppate non in via di sviluppo.
MILENA GABANELLI in studio
Prima di continuare cambiamo campo e proviamo a fare un salto indietro nelle nostre società sviluppata. Grazie all'archivio Rai abbiamo ricostruito la storia di tre errori, forse imprevedibili ma comunque fatali.
Immagini di archivio in b/n
SPEAKER
Ecco la "Chemie Gruenenthal" la società che ha prodotto il kontelgan, il talidomide. Oggi con 1700 dipendenti, grazie anche al talidomide, è una delle 10 maggiori industrie chimico-farmaceutiche della repubblica federale tedesca. In origine non era che una piccola impresa che produceva soltanto detersivi e prodotti di bellezza. Poi nel '54 due ricercatori scoprirono una sostanza ipnotica, un sonnifero, che chiamarono talidomide.
Dottor Shroeder, per quanto tempo avete studiato e sperimentato il Kontelgan prima di consentire che fosse messo in commercio?
DOTTOR SHROEDER
Per più di tre anni.
SPEAKER
Quali esperimenti vennero eseguiti?
DOTTOR SHROEDER
Facemmo in pratica tutti gli esperimenti del caso, esperimenti di laboratorio su animali e anche prove cliniche cioè su malati, per tre anni ininterrottamente.
SPEAKER
Il talidomide era ritenuto del tutto innocuo anche per le donne in stato interessante. Sulla scatola si leggeva: di sicuro effetto, innocuo, assolutamente non velenoso.
Ma ciò che fece la fortuna del nuovo tranquillante fu il fatto che non c'era bisogno di ricetta medica per poterselo procurare. Solo in Germania si arrivò a venderne fino a 20 milioni di compresse al mese. Poi i primi dubbi. I primi sospetti. Fu il professore Vidukint Lenz di Amburgo che per primo nel novembre 1961 gettò il grido di allarme durante un congresso di pediatria a Dusseldorf. Egli comunicò che il talidomide, se ingerito da donne incinte, può provocare gravi malformazioni fetali dando poi luogo alla nascita di creature infelici.
DONNA INTERVISTATA
Avevo un forte mal di denti. Mi recai dal dentista. Era un dolore acuto. Molto gentilmente il dentista mi diede un campione medico. Tutto qui. Misi in tasca quella piccola bustina e tornai a casa.
INTERVISTATORE
In quel momento voi non avevate nessun sospetto, non immaginavate minimamente che quella medicina potesse nuocere alla vostra creatura?
DONNA INTERVISTATA
No. Del resto era la prima volta che prendevo un calmante e non avevo alcun timore perché era stato il dentista a darmelo.
SPEAKER
E' questo il bambino nato dalla signora che abbiamo intervistato. Il piccolo non ha braccia, in termine medico si chiama bambino focomelico. Secondo alcuni calcoli sono intorno a 10.000 i bambini nati deformi perché la loro madre, durante la gravidanza, ingerì un giorno una bianca compressa dall'aspetto innocente.
Nella storia delle sostanze che l'uomo ha usato come strumenti di una tecnologia avanzatissima per concludere infine che avvelenavano il mondo, il caso esemplare è quello del DDT.
I primi dubbi sui rischi del DDT cominciarono nel 1947 quando questa sostanza era l'arma assoluta contro la malaria e ci voleva coraggio a parlarne male. Ora dopo più di 20 anni rimane un impressionante inventario di effetti che non sono stati nocivi soltanto per la flora e la fauna. Si ritrova questa sostanza nel cielo dell'India e nel grasso dei pinguini dell'Artico. In ogni cittadino degli Stati Uniti ci sono tracce di DDT in quantità doppia a quella tollerata dai regolamenti per una sana alimentazione.
Con umorismo sinistro uno scrittore inglese ha concluso che gli americani non sono commestibili.
ESPERTO INTERVISTATO
Il DDT è presente in molti dei nostri alimenti. E' nel latte, nella carne e si accumula per l'effetto di quella che chiamiamo la catena alimentare. Anche se il DDT è presente nel terreno in pochissime parti per milione, penetra nel verme e poi in quantità sempre maggiori negli altri animali e l'accumulo maggiore del DDT è proprio nell'uomo che sta alla fine di questa catena alimentare.
SPEAKER
Qualcosa dunque non va. Gli errori del passato diventano incognite e rischi per il futuro.
(fine delle immagini di repertorio)
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Un altro prodotto che ha avuto l'OK ufficiale di tutti i più autorevoli enti del mondo è stato l'amianto. 2000 anni fa Erodoto diceva che faceva male perché morivano gli schiavi ma nelle nostre società sviluppate è diventato tossico solo poco più di 10 anni fa.
DONNA INTERVISTATA
Dicevano che non era niente. Ha fatto l'ultima radiografia a ottobre e a maggio hanno dato l'esito, lo hanno ricoverato e non è più uscito.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Così si lotta contro le micidiali fibre di amianto, infilati in tute di cellulosa, la testa dentro maschere con l'aria filtrata. Eternit di Casale Monferrato, fallita nel 1986, cuore della produzione nazionale di cemento amianto. Centinaia di dipendenti ed ex dipendenti uccisi da tumore alla pleura, 300 quelli riconosciuti dal tribunale di Casale.
L'asbesto non perdona e continua ad uccidere: 20 i decessi in ospedale nei primi mesi del '94, muoiono persone che non hanno mai messo piede nella fabbrica dell'amianto.
Mille gli ammalati di asbestosi nella sola Casale. Le testimonianze delle spaventose condizioni di lavoro costituiscono atti di accusa terribili.
MILENA GABANELLI in studio
Quello che abbiamo visto, mi preme sottolinearlo, non ha nessuna relazione con l'alimentazione transgenica, però è bene non dimenticare che questi prodotti erano stati autorizzati dalle massime autorità competenti. Ora la scienza è andata avanti e noi ci auguriamo che questi fatti non succedano più. Però è anche vero che solo quest'anno la FDA, il massimo ente di controllo americano considerato il più scrupoloso al mondo, ha ritirato dal mercato tre farmaci che aveva precedentemente autorizzato, perché le conseguenze erano state disastrose.
Siamo di fronte a qualcosa di nuovo e forse eccedere in controlli non farebbe nessun danno, prima di riempire gli scaffali dei supermercati. E per quel che riguarda il consumatore, il minimo che può pretendere è un'etichetta per sapere che cosa mangia, ma come vedremo anche qui non è affatto semplice.
CHARLES MARGULIS - Greepeace USA
Qui negli USA il Food and Drug Administration, che approva i cibi e le medicine, ha deciso nel 1992 che non c'era bisogno di test sul cibo modificato geneticamente. L'hanno deciso basandosi sul concetto di equivalenza sostanziale che è esattamente ciò che sostengono le multinazionali. Loro dicono: questi cibi sono sostanzialmente equivalenti a quelli naturali ed etichettarli diversamente potrebbe confondere il consumatore e creare l'impressione che un cibo è più sano dell'altro.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Per risolvere la questione "farà bene o farà male" la Comunità Europea ha approvato una direttiva sulla etichettatura obbligatoria e a partire da questo mese in Italia bisogna mettere l'etichetta, ma non è detto che questo ci darà delle garanzie su quello che mangiamo perché in molti casi non si può risalire all'origine della materia prima. Se uno oggi vuole capire se quello che sta mangiando è un prodotto transgenico o no deve portarlo ad analizzare in un laboratorio ed è quello che faremo noi.
MARCELLO GATTI - Neotron
Da questo test verifichiamo la presenza di DNA vegetale all'interno del campione, cioè noi valutiamo se il potenziale processo produttivo di questo prodotto finito ha o meno denaturato, purificato, separato il DNA originalmente presente.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Quello che il chimico sta analizzando sono latte di soia e due tipi di lecitina, i più comuni in vendita in tutti i supermercati. Per fare questa analisi completa ci vuole una giornata.
MARCELLO GATTI - Neotron
Sul latte di soia siamo certi dell'assenza di DNA geneticamente modificato, sulle 2 lecitine, che sono risultate negative nella prova precedente, non è possibile fare conclusioni.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Quindi per quel che riguarda il latte di soia è stato possibile verificare la provenienza, per le 2 lecitine invece no perché il processo di lavorazione ha denaturato il DNA. Quindi qualora provenisse da soia modificata con le tecniche a disposizione non è dato saperlo e questo vale anche per alcuni tipi di olii. In sostanza questi prodotti non vengono etichettati.
Per evitare ogni dubbio in Inghilterra una catena di supermercati ha deciso di eliminare tutti i cibi modificati dai propri scaffali. La Iceland Frozen Food ha messo sui suoi prodotti un bel bollino blu che annuncia: non contiene cibi modificati. Ed ha funzionato, infatti da quando sono apparsi i primi bollini blu a oggi le vendite della Iceland Frozen Food sono aumentate del 14%. Ma c'è chi non si accontenta delle etichette contro i cibi transgenici ma va direttamente sui campi a strapparle dalla terra.
Questi che vedete vestiti di bianco sono i militanti di "Genetic Snowball", un'associazione che si ripromette di ottenere una moratoria di 5 anni sul commercio di alimenti transgenici nel Regno Unito.
MANIFESTAZIONE GENETIC SNOWBALL
(Dialogo in sovrimpressione tra un poliziotto e un militante della Genetic Snowball)
POLIZIOTTO
Vorrei che fosse chiaro che se procedete sarete arrestati subito.
MILITANTE N.1
Ok, ho capito grazie.
Poliziotto
La prego di dirlo anche agli altri in caso non abbiano capito.
MILITANTE N.1
Ok ragazzi se andiamo avanti saremo arrestati va bene?
(Immagini della manifestazione)
MILITANTE N.2
Il crimine vero è l'inquinamento genetico, quindi il mio crimine è giustificato.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
E vale la pena farsi arrestare per questo?
MILITANTE N.2
Certamente senza alcun dubbio
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Avete appena visto un gruppo di militanti pacifisti inglesi che si è fatto arrestare mentre strappava barbabietole transgeniche. Ma perché?
MILITANTE N.1
Il governo non ascolta quello che la gente vuole. E' stato fatto un sondaggio e il 77% si è dichiarato contrario alle piante modificate.
MILITANTE N.3
Quando una multinazionale come la Monsanto dice che i suoi prodotti sono sicuri, io lo metto in dubbio e il motivo sta nel fatto che queste sono le stesse società che in passato hanno messo il loro profitto di fronte a tutto. Sono le stesse società che hanno prodotto l'agente Orange e il DDT. Il DDT avrebbe dovuto essere sicuro e invece ha avuto effetti devastanti su gran parte del mondo.
MILITANTE N.4
E' ovvio che ci deve essere un pericolo. Che bisogno c'è di mangiare questa roba. Non voglio fare la cavia. Non hanno fatto abbastanza test accurati sulle persone e sugli animali.
MILITANTE N.3
Le società come la Monsanto stanno cercando di avere il monopolio alimentare nel mondo brevettando semi nuovi e convincendo le aziende agricole a comprarli. Non vedo perché dovrebbero essere interessate alla nostra salute o alla sicurezza dell'ambiente. A loro interessa vendere semi in tutto il mondo.
(Immagini della manifestazione)
MILITANTE N.1 (parole in sovrimpressione mentre viene arrestato)
La polizia non ci permette di entrare, la legge protegge le società che mettono a rischio la nostra salute. Quante volte dovremo intervenire prima che questo esperimento genetico su di noi venga bloccato?
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
In Gran Bretagna tra i militanti come quelli che avete appena visto c'è anche il principe Carlo che quest'estate ha lanciato pubblicamente la sua condanna ai cibi modificati.
MILENA GABANELLI in studio
Sapere che anche i reali si preoccupano ci fa piacere. Ma, per quel che riguarda l'etichettatura, bisogna dire che essa è obbligatoria da un mese però fino a stamattina non se n'è vista una in giro. Quello che tutti sanno è che ci sono in ballo affari colossali e tutta la partita si gioca attorno al brevetto. Quella del brevetto ha una sua storia e risale al 1971 quando un microbiologo indiano, impiegato della General Electric, fa domanda negli Stati Uniti per un brevetto su un microrganismo modificato geneticamente progettato per consumare le chiazze d'olio negli oceani. L'Istituto per i brevetti americani glielo nega perché, dice, non si può brevettare un organismo vivente. La causa si protrae e arriva davanti alla Corte Suprema dove nel 1980 viene concesso il brevetto. E qui partono le quotazioni in borsa.
La prima società di ingegneria genetica privata, la Genetech, nel 1980 offre su piazza un milione di azioni a 35 dollari l'una. Nei primi 20 minuti salgono a 89 dollari, a fine giornata la Genetech guadagna 36 milioni di dollari.
La cosa sconcertante è che questa società non ha ancora introdotto un singolo prodotto sul mercato.
Nel '94 l'Organizzazione per il Commercio Mondiale firma un accordo per il libero accesso al materiale genetico di tutto il mondo, assicurandosi però la protezione dei loro prodotti di ingegneria genetica. Il brevetto è fondamentale perché è una garanzia per gli investitori. Questo accordo dovrà essere revisionato nel '99, cioè l'anno prossimo, ma sono in molti a chiedere che venga abolita la clausola che chiede agli Stati membri di concedere il brevetto su piante e microrganismi poiché il rischio che si prospetta è quello del monopolio.
Quindi potrebbe essere ancora tutto in ballo. Intanto, però, le multinazionali invocano pubblicamente grandi argomenti come la riduzione della fame nel mondo, un aumento della produzione e benefici all'ambiente.
Dall'altra parte però chi è contro sostiene che queste sono tutte mistificazioni e parte l'allarme minaccia alla biodiversità.
MIGUEL ALTIERI - Agronomo Università Berkley
Sappiamo che l'omogeneità genetica porta ad una più alta vulnerabilità a lungo andare, perché diminuiscono le potenziali difese che le piante hanno per difendersi dalle malattie e dai funghi.
Questo è dimostrato scientificamente da anni.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Antonio Onorati è l'esperto dello sviluppo agricolo e della sicurezza alimentare delle Organizzazioni non Governative europee. Onorati è anche direttore del Centro Internazionale Crocevia. Secondo Crocevia le piante modificate sono una minaccia per la biodiversità. Ma in che modo?
ANTONIO ONORATI - Esperto Alimentare Organizzazioni non Governative europee
Nel momento stesso in cui questo mais o questa zucchina o questa mucca geneticamente modificata si fosse imposta, questa pianta necessita di un certo tipo di coltivazioni, sarà coltivata sempre allo stesso modo; immaginiamo che venga colpita da una malattia che non conosciamo, immaginiamo che venga colpita da un insetto, che è diventato lui stesso resistente, immaginiamo che venga, per un motivo qualsiasi, distrutta o attaccata: noi non avremmo più la capacità di ripristinare delle alternative.
AUTORE
In Italia esistono centinaia di campi sperimentali. Sono campi dove si coltivano soia, mais, barbabietola, patata e anche pomodoro transgenico. In questi campi dovrebbero esserci delle recinzioni, delle fasce di emissione e quindi delle fasce di rispetto che tengano lontano il polline delle piante modificate geneticamente dal polline delle piante tradizionali e le colture di questi campi dovrebbero essere bruciate a coltivazione avvenuta ma non è sempre così.
ROBERTO MIRAVALLE - Direttore tecnico Monsanto
L'esecutivo è stabilito da me. Le condizioni di cui parla sono stabilite da una direttiva europea che poi è declinata, paese per paese, alle varie Commissioni biotecnologiche nazionali.
GIUSEPPE BATTAGLINO - Commissione Interministeriale biotecnologie
Normalmente quello che si fa è avere una zona di rispetto cioè una separazione tra campi sperimentali con coltivazioni transgeniche e non. Alcune volte si possono inserire tra il campo sperimentale e altri campi delle linee, dei filari di piante non transgeniche in modo che qualsiasi eventuale emissione accidentale dell'organismo possa essere assorbita dalla pianta cosiddetta di sacrificio rispetto ad altre piante selvagge che possono essere nei dintorni. Quando c'è pericolo di impollinazione, portata dal vento ovviamente, chiediamo che vengano messe delle barriere protettive. Ovviamente c'è il cartello su tutti i campi che indica che quel campo è a coltivazione sperimentale di piante transgeniche&
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Ma non è sempre così. Siamo andati a cercare da soli un campo di prova. I cartelli sono piccoli, alcuni per terra, non ci sono recinzioni come previsto dal Ministero della Sanità. Come mai? Perché sono gli sperimentatori stessi che decidono i parametri per ogni campo, con l'approvazione del Ministero.
AUTORE (in un campo di coltivazioni transgeniche)
Qui si vede che è un campo come tutti gli altri, circa 40 metri per 50, vicinissimo alle altre piantine, quindi sicuramente se c'è possibilità di una sorta di contagio qui può accadere.
Sicuramente questo campo sperimentale non è molto isolato.
La domanda da porci è: ma abbiamo bisogno di cibi transgenici? A cosa servono? E a chi? E quali vantaggi ci danno?
MIGUEL ALTIERI - Agronomo Università Berkley
Gran parte dei progressi nelle biotecnologie non sono emersi per una necessità degli agricoltori, sono una strategia delle corporations per trovare nuove tecnologie che possono permettere loro di controllare il processo di produzione. Commercializzi una semente brevettata insieme all'unico pesticida possibile e leghi l'azienda agricola alle corporations. Da questo punto di vista è impossibile che ci sia un'utilità per gli agricoltori.
GIUSEPPE ZIPPILLI - Agronomo
Fertilizzando una pianta che abbia un grosso vantaggio per l'agricoltore, quella pianta diventerà cosmopolita. A quel punto noi daremo in mano a una multinazionale un potere enorme perché quando avremo qualche problema su quella pianta ci dovremo per forza riferire a chi ha il patrimonio genetico della pianta. Perciò, che cosa facciamo? Ci mettiamo in mano a qualcuno per una pianta senza sapere dove ci porterà?
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Le multinazionali, invece, lo sanno bene e hanno individuato una serie di vantaggi.
ROBERTO MIRAVALLE - Direttore tecnico Monsanto
La protezione dagli insetti o la protezione a erbicidi totali conviene molto all'agricoltore perché aumenta la quantità di prodotto, perché la difende, la protegge contro il parassita o perché diminuisce i costi di produzione o perché da' una qualità superiore della granella, quindi più adatta ad essere trasformata in alimenti sia per uso umano che per il bestiame.
LAZARO DIZIOLI - Agricoltore
Mi auguro che ci vengano date al più presto possibile queste biotecnologie per poterle produrre in campo. Sono un vantaggio per noi, per l'ambiente, per noi stessi agricoltori Perché quando c'è bisogno di utilizzare pesticidi sono gli agricoltori i primi a venire a contatto con questi veleni. Dovrebbero essere eliminati completamente per la nostra salute, per la salute dell'ambiente, la salute del prossimo.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Quello che tutti ci auguriamo: limitare i pesticidi e i diserbanti. Ma prima di vedere quali garanzie danno le biotecnologie su questo punto proviamo a spostarci per un attimo su alternative usate con successo ma meno note.
Qui siamo nella piana di Albenga: in queste serre si producono pomodori destinati al mercato del nord.
VOCE FUORI CAMPO DI MILENA GABANELLI (su immagini di serre)
Lei vuol dire che questi bei pomodori qua sono diventati così senza dargli nessun insetticida?
AGRICOLTORE
Questo glielo posso garantire.
VOCE FUORI CAMPO DI MILENA GABANELLI (su immagini di serre)
E che cosa gli da' al posto dell'insetticida?
AGRICOLTORE
Non do niente perché questo miride che io mi coltivo riesce a tenere a bada gli insetti parassiti che possono danneggiare questa pianta.
VOCE FUORI CAMPO DI MILENA GABANELLI (su immagini di serre)
Mi spieghi: lei usa un insetto che cresce su questa pianta?
AGRICOLTORE
Si.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
In sostanza il signor Crabiotto, come altri produttori, ha piantato nella sua serra alcune di queste erbe selvatiche che crescono in tutta l'area mediterranea e si riproducono in fretta. Su questa pianta vive un insetto molto piccolo: e' verde e si nutre delle uova della mosca bianca, un parassita che invece prolifica sulle piante di pomodoro bloccandone la crescita.
Quindi invece di usare i pesticidi abbiamo la mosca bianca e il suo nemico, il miride. Fanno tutto da soli. Questa si chiama lotta integrata, ma a parte la nostra salute e quella del coltivatore per ora se ne avvantaggiano ancora in pochi. Detto in altre parole, è un sistema che non muove la grande industria cosa che, senza dubbio, avviene con le biotecnologie. Infatti le multinazionali hanno mobilitato miliardi per i danni di un piccolo insetto.
Ma quanti danni fa la piralide?
ANTONIO BALDISSEROTTO - Agricoltore
Noi abbiamo riscontrato da un 6-7% a un 15% di differenza in meno in peso, naturalmente rispetto a mais trattato perché non abbiamo ancora provato a coltivare quello transgenico.
MARCO PASTI - Agronomo
La piralide è un insetto, un bruco, che attacca la pianta del mais, mangia l'interno della pianta e l'interno della pannocchia, perciò la pianta attaccata dalla piralide è debilitata e muore prima.
ALESSANDRO SECCO - Direttore Sementi Novartis
Adesso vediamo un esempio di pianta di mais BT, spezzerò il fusto di una di queste piante per mostrare che non ci sono larve di piralidi.
Come si può vedere il fusto è perfettamente intatto, completamente bianco.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Quindi abbiamo visto che nel fusto del mais modificato non c'è la piralide. Ma nella pannocchia? Nella pannocchia c'è, eccome, nonostante l'ingegneria genetica.
BRUNO BERNARDINI - Dirigente Novartis
Questo è BT e comincia ad avere anche lui la piralide perché con questo evento 176 di Novartis, vengono protette soltanto le parti verdi della pianta, nella pannocchia, nella spiga non viene espresso quel gene di resistenza, solo nelle parti verdi. Quindi la pannocchia non essendo verde non è protetta.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Serve solo a tenere il busto in piedi allora?
BRUNO BERNARDINI - Dirigente Novartis
Esatto.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
C'è un tipo di BT che protegge anche le pannocchie?
BRUNO BERNARDINI - Dirigente Novartis
Attualmente non in uno stadio così avanzato di sperimentazione.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
I danni più grossi la piralide li provoca al fusto o alla pannocchia della pianta del mais?
BRUNO BERNARDINI - Dirigente Novartis
Purtroppo anche sulla spiga perché poi verrà danneggiata un pò tutta la pannocchia, la larva crescendo comincerà a viaggiare e ad erodere tutte quante le file della granella. Quindi avremo anche qui dei danni importanti.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Ma allora converrà così tanto all'agricoltore visto che la pannocchia può essere attaccata e che secondo gli esperti i danni non supererebbero il 15 % del raccolto?
GIUSEPPE ALTIERI - Agroecologo
Il danno per la perdita del 15% di raccolto di mais può essere stimato intorno alle 200.000 lire a ettaro. Il costo di un trattamento antiparassitario si aggira intorno alle 150.000 lire a ettaro, se poi consideriamo che il mais transgenico può costare molto di più penso che l'agricoltore farebbe bene a tenersi quel piccolo danno.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Inoltre secondo gli scienziati e le stesse ditte sementiere c'è il rischio che nel tempo appaia una piralide immune al mais modificato.
MICHAEL ANTONIOU - Esperto biotecnologie mediche
Abbiamo fatto studi e ricerche molto chiare che dimostrano come il rilascio di organismi geneticamente manipolati nell'ambiente farà nascere rapidamente erbacce resistenti agli erbicidi e insetti capaci di resistere al pesticida nella pianta transgenica. E quando arrivi a questo punto cosa fai?
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Giusto. E quando si arriva a questo punto cosa si fa? La risposta agli entomologi dell'Università di Milano.
TERRY TYZACK - Novartis
E' possibile che si generi una resistenza significativa?
GIUSEPPE LOZZIA - Entomologia Università di Milano
Nessuno sa rispondere a questa domanda. Noi sappiamo che ci deve essere un gene della resistenza che si esprime in uno o in mille o in 24 milioni, che è lì ma nessuno sa dove andrà a finire, che cosa farà.
Luciano Suss - Entomologia Università di Milano
In caso si sviluppasse una resistenza sarà da studiare, evidentemente, il problema in quanto tale. Potrebbe anche darsi che si debba tornare, almeno in un certo momento, all'uso di insetticidi.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Se succedesse, il ritorno ai pesticidi sarebbe massiccio. E per la soia?
MIGUEL ALTIERI - Agronomo Università Berkley
Monsanto vende in pacchetto la soia modificata con relativo erbicida e sostengono che non esiste al mondo erba resistente al loro round-up. In Australia ci sono prove dell'esistenza di alcune specie di erbacce che sono resistenti al round-up.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Nonostante i dubbi, però, queste nuove tecnologie potrebbero avere un enorme vantaggio: secondo le multinazionali le piante transgeniche dovrebbero contribuire a risolvere il problema della fame nel mondo. Ma anche qui le opinioni divergono.
ROBERTO MIRAVALLE - Direttore tecnico Monsanto
Oggi tutto quello che un agricoltore nero che mangia il suo mais prodotto, e lo mangia per uso umano, deve fare è seminare un seme. Non deve imparare ad usare gli insetticcidi. Tutto quello che deve fare è seminare un seme.
RICARDA STEINRECHER - genetista
Le multinazionali ci dicono che non dobbiamo criticare le biotecnologie perché serviranno a risolvere la questione della fame nel mondo, ma il problema è politico. Si muore di fame perché non hanno accesso al cibo, perché non ci sono strade, perché non c'è acqua.
GIUSEPPE BATTAGLINO - Commissione Interministeriale biotecnologie
Chiaramente aumentando le rese possono aumentare le esportazioni e diminuendo il prezzo aumentano le esportazioni al prezzo più basso. Quindi si può andare incontro a due tipi di sollievo per i paesi emergenti: mandargli una maggiore quantità di materiale ad un costo minore.
FABRIZIO FABBRI - Greenpeace Italia
Le piante transgeniche non possono curare la fame nel mondo per un semplice motivo: la fame nel mondo è dovuta non tanto alla mancanza complessiva dei prodotti alimentari ma ad una scorretta distribuzione degli stessi. Pensiamo che ogni anno vengono mandati al macero milioni di tonnellate di derrate alimentari soltanto per tener i prezzi di mercato.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Che i semi modificati risolvono il problema della fame nel mondo è tutto da dimostrare. Per quel che riguarda l'ambiente esistono dubbi sulla minaccia alla biodiversità e sul rischio di resistenza negli insetti e nelle erbacce. Sulle minacce alla salute la comunità scientifica è divisa. Ma allora dobbiamo proprio mangiarli visto che lo stesso Ministero della Sanità non esclude possano esserci rischi a lungo termine?
GIUSEPPE BATTAGLINO - Commissione Interministeriale biotecnologie
Teoricamente potrebbero esserci, però al momento non possiamo ancora darli per certi perché gli alimenti transgenici sono entrati sul mercato da troppo poco tempo. Però non possiamo escludere rischi priori.
VOCE FUORI CAMPO DELL'AUTORE
Alla fine una cosa non è chiara: ma a chi serve realmente?
MILENA GABANELLI in studio
Risponde lei a quest'ultima domanda?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Certo nessuno può sapere cosa avverrà, quale sarà l'esito della vicenda delle biotecnologie tra 20, 30 anni, ma non credo che questo sia un esercizio utile. Noi dobbiamo, come autorità di governo, giudicare il presente e intervenire sul presente.
MILENA GABANELLI in studio
E come intervenite sul presente? Esiste una direttiva europea sulle biotecnologie e poi ogni singolo Paese può intervenire con norme proprie. L'Italia come interviene?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Quali sono i sistemi di garanzia che sono stati messi in piedi dall'Europa e che quindi segue anche il nostro Paese? Sono garanzie molto profonde, molto vaste. Ad esempio: una società che intende iniziare una sperimentazione deve notificare questa sua intenzione al Ministero della Sanità, il Ministero, tramite la Commissione Interministeriale per le biotecnologie, valuta, approfondisce la documentazione, sulla scorta delle competenze contenute nella Commissione, e decide se si può dare o meno inizio alla sperimentazione. Badi bene che la sperimentazione non viene fatta secondo criteri scelti esclusivamente dalla società o dall'azienda, la sperimentazione deve essere fatta sulla base di linee guida stabilite dallo stesso Ministero.
MILENA GABANELLI in studio
Però nel servizio abbiamo sentito un direttore tecnico di una multinazionale che diceva che l'esecutivo viene stabilito da loro.
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Avrà detto una cosa inesatta perché noi abbiamo dei protocolli.
MILENA GABANELLI in studio
Ma i protocolli chi li fa?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Li ha fatti la stessa Commissione interministeriale per le biotecnologie.
MILENA GABANELLI in studio
Sulla base di cosa? E' vero o non è vero che c'è un rapporto diretto di consultazione, inevitabile credo, tra Ministero e società che devono sperimentare?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Io insisto su questo. Il nostro Paese è inserito in un sistema più ampio, più vasto. Sintetizzando: quando l'Italia ha fatto questo primo passo, ossia abbiamo concesso l'autorizzazione alla sperimentazione e poi magari questa sperimentazione dopo che si è realizzata viene valutata positivamente dalla Commissione interministeriale per le biotecnologie, i risultati di questa prima fase vengono inviati alla Commissione di Bruxelles la quale invia questi risultati agli altri 14 stati europei, che a loro volta ricominciano, ognuno per proprio conto, un'analisi, un'indagine di controllo su quei risultati e fanno avere le loro risultanze alla Commissione. A quel punto la Commissione non decide ancora, perché la Commissione ha costituito tre organismi scientifici composti da scienziati europei che prescindono dalla nazionalità dei singoli Paesi, scienziati accreditati, e sottopone agli stessi i risultati.
MILENA GABANELLI in studio
Sono indipendenti questi scienziati?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Indipendenti. Sono consulenti della Commissione europea.
MILENA GABANELLI in studio
Non sono consulenti delle multinazionali, no?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Devo dire di no. Non li conosco personalmente. Sono consulenti della Commissione europea. E quando alla fine anche il responso di questi tre comitati è positivo soltanto allora la Commissione europea da' il proprio assenso e quindi è possibile passare alla fase successiva.
MILENA GABANELLI in studio
Lei pensa ci possano essere dei rischi per la salute, come sostengono alcuni, oppure no?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Il rischio per la salute c'è sempre, l'autorità pubblica deve mettere in piedi strumenti di controllo che eliminino, fin dove è possibile, questi rischi.
MILENA GABANELLI in studio
E quali sono questi strumenti di controllo?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Quelli di cui le ho parlato.
MILENA GABANELLI in studio
Io ragiono da persona che va al supermercato e che oggi mangia quei prodotti. Io vorrei sapere dal mio Ministero della Sanità se nel tempo è possibile che mi creino problemi.
Mi tranquillizzi.
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Io le devo rispondere da Sottosegretario alla Sanità che se lei trova nel supermercato un prodotto, quel prodotto e' passato al vaglio di tutte queste valutazioni, conseguentemente, sulla base delle nostre conoscenze, degli strumenti che noi possediamo, quel prodotto e' tendenzialmente sicuro.
MILENA GABANELLI in studio
Entro quanto noi avremo le coltivazioni estensive? Ormai di campi sperimentali in Italia ce ne sono tanti e ce ne sono tanti in tutta Europa. Bisogna dire però che in nessun Paese europeo ci sono ancora le coltivazioni estensive. Sbaglio?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
In un paio di Paesi si è cominciato da poco&
MILENA GABANELLI in studio
In quali?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Mi pare in Francia e in Spagna&
MILENA GABANELLI in studio
In Francia e in Spagna ci sono le coltivazioni estensive. In Italia quando ci arriveremo? Questi automatismi si sono innescati? Entro un paio di anni si arriverà alle coltivazioni estensive?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Si, dopo la conclusione positiva della sperimentazione.
MILENA GABANELLI in studio
Voi date per certo che la conclusione sarà positiva?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
No, sto facendo l'ipotesi. Quando una società notifica un esperimento e lo conduce in porto, noi analizziamo il risultato. Se il risultato è positivo a quel punto la società deve iniziare una procedura per la coltivazione, se anche questa procedura alla fine si risolve positivamente, deve mettere in piedi un altro meccanismo presso il Ministero dell'Agricoltura, perché la società deve essere iscritta insieme al prodotto che ha scoperto all'interno del registro delle sementi. Soltanto quando è stato inserito nel registro delle sementi può iniziare la coltivazione.
MILENA GABANELLI in studio
Quindi tra un paio di anni?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Esatto.
MILENA GABANELLI in studio
Qualora si verificasse un disastro, come è successo per la mucca pazza, il sangue infetto (alcuni medici avevano lanciato gli allarmi, nessuno li ha raccolti, poi si è verificato il disastro anche economico, che sappiamo) ecco qualora si verificasse un problema per la salute, per l'ambiente, per l'ecosistema, chi ne risponderebbe? Il Ministero della Sanità, Monsanto, Novartis, il parlamento europeo, lei? Chi?
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Lei mi pone una domanda di carattere giuridico&
MILENA GABANELLI in studio
E' meglio saperlo. Siamo pieni di dubbi, sembra che queste biotecnologie, che sono utilissime, che nessuno di noi vuole frenare o limitare, ma semplicemente forse un po' più di cautela può essere necessaria. Anche perché abbiamo visto nel filmato che nemmeno con le analisi riusciamo ad essere sicuri&
SEN. BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Sono d'accordo con lei. Ci vuole tanta cautela&
MILENA GABANELLI in studio
Si ma chi ne risponde?
SENATORE BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
La cautela dell'Europa e quella del nostro Paese è tale che andare oltre significa non fare più niente. Allora la scelta è tra una cautela estrema o fermare tutto.
MILENA GABANELLI in studio
Un organismo, competente, permanente e responsabile che dica "ci assumiamo la responsabilità", come per tutti i prodotti i quali hanno un marchio e quindi chi fabbrica quel marchio è responsabile del prodotto.
SENATORE BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Mi chiede una cosa di carattere giuridico che esula un pò dalle cose di cui mi occupo io.
MILENA GABANELLI in studio
No, le chiedo al Ministero della Sanità.
SENATORE BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Il Ministero della Sanità è responsabile di fare esattamente il suo dovere.
MILENA GABANELLI in studio
Quindi il Ministero della Sanità declina la responsabilità in questo senso?
SENATORE BRUNO VISERTA - Sottosegretario di Stato Ministero della Sanità
Esattamente. Non credo ci possa essere una responsabilità del Ministero della Sanità, il Ministero della Sanità non produce organismi geneticamente modificati.
MILENA GABANELLI in studio
La ringrazio per essere stato con noi.
Arrivederci a tutti a giovedì prossimo con la nostra prossima inchiesta.